martedì 29 marzo 2005

Scrivi come Man/gi

Roberto ci chiede un parere su un suo pezzo, di cui pubblichiamo l'incipit seguito dal link al testo completo


E' Igor Man, un giornalista e scrittore che non ha bisogno di presentazioni, che ha chiesto a Ernesto "Che" Guevara se credeva in Dio, che ha visto la guerra del Vietnam ed è scampato per miracolo, che ha intervistato padre Pio, Batista, Kruscev, e madre Teresa a ricevere il premio Candelora d'oro assegnato ai catanesi più illustri ogni anno.

"Fare comprendere gli eventi, come fà Igor Man, significa parlare di pace e fare comprendere cosa voglia dire" ha esordito il sindaco Scapagnini che ha consegnato il premio, al quale ha fatto eco il giornalista dicendo "ogni 30 secondi muore un bambino, portare la notizia, fare conoscere è un dovere"..

leggi il seguito qui


LA RISPOSTA DI G.O.D.



Il parere del tecnico

In effetti uno degli choc più fulminanti che possa colpire un aspirante giornalista è la scoperta che Igor Man è un italiano ed è nato a Catania. Non ha, inoltre, nessuna parentela con Jumblatt e anzi le sue origini materne sono di matrice russa e non druse.

Quindi ti concediamo tutte le attenuanti del caso, dovute alla tua enigmatica, esoterica, fantasmatica, candeloratica visione dell'intervistato.

Detto questo, caro amico, come amano dire i maestri di tennis, ti mancano i fondamentali. E' senz'altro molto più divertente giocare sul campo, provare colpi a effetto e volée improbabili. Ma se vuoi davvero fare il giornalista (a proposito, non credergli: oggi esistono tanti modi per far bene quel mestiere, Man rappresenta solo il cronista vecchio stampo) l'unico consiglio che possiamo darti è quello di studiare, studiare, studiare e ancora studiare.

Dall'abc dell'alfabeto all'abc del mestiere, sono tante le cose da acquisire e padroneggiare. Una buona scuola di giornalismo potrebbe fare al caso tuo, dopo la laurea. Guarda bene, però, preventivamente l'elenco alfabetico dei docenti. E soffermati con molta attenzione passando tra la lettera L e la lettera N.


Il parere del generico

Sobbalzo all'altezza di quel "fà", ma derubrichiamolo ad errore di stumpa. Però dico: secondo te i lettori sono attrezzati con bombole dell'ossigeno ? Sono in media D.F.Wallace-addicted e vanno in crisi d'astinenza davanti ai periodi brevi ? Sono più che abili enigmisti o virtuosi del puzzle ? Prendiamo il "lead paragraph": tra "E' Igor Man" e "a ricevere" passano qualcosa tipo 250 caratteri (spazi inclusi, te lo concedo). Già eliminando la virgola dopo Kruscev si cala di 1. Fai sparire pure "gli ha fatto eco il giornalista" (cos'è, "L'eco della stampa" ?). E Scapagnini, diamine, sembra sotto sedativi, con quel "fare comprendere" ripetuto, che verrebbe voglia di proseguire con "baciare, lettera e testamento".


Proposta alternativa del generico - e mi limito a ristrutturare l'incipit

"Un giornalista, uno scrittore che ci fa comprendere gli eventi del nostro tempo. E questo significa parlare di pace, trasmetterne il significato profondo". Con queste parole (*) [inciso strappacore: "- la voce rotta dall'emozione - " - ma non farlo] il sindaco Scapagnini ha insignito Igor Man del prestigioso premio Candelora d'oro, assegnato ogni anno ad un illustre catanese. Ringraziando il sindaco e la sua città, Man ha risposto: "Ogni 30 secondi un bambino muore: portare la notizia, la conoscenza, è un dovere". In questo "dovere" sta tutta l'etica severa e umile di un giornalista dal curriculum troppo ricco di esperienze e incontri per poter essere liquidato in poche battute. Molti ricorderanno i reportage dal Vietnam, da cui riuscì a fuggire fortunosamente, o le interviste a personaggi tanto diversi tra loro come padre Pio, Batista, Kruscev, madre Teresa. E a Ernesto "Che" Guevara, al quale chiese - affilato e diretto come è nel suo stile - se credesse in Dio.


(*) sì lo so, Scapagnini ha davvero pronunciato la soporifera frase di cui sopra. Credimi: amerà il tuo maquillage. E ricorda: Man se ne va, il sindaco resta.

mercoledì 23 marzo 2005

Critic's choice

Giarina ci chiede un messaggio destinato al critico d'arte che si trovasse a vagare nelle vicinanze dei suoi quadri durante una prossima mostra di pittura. Qualcosa che possa esprimere quel quid che la sua anima d'artista prova vedendolo sfarfallare nello stand. Nelle sue parole "non disdegnerei anche una velata ma signorile minaccia da pinzare con noncuranza al depliant della mostra"


LA RISPOSTA DI G.O.D.



Siamo sicuri - cara Giarina - che la minaccia sia il sistema giusto ? E provare con l'adulazione ? In fondo il critico è un narcisista, un blogger mancato.

Attingi a tuo piacere (ci auguriamo) tra i vari spunti che seguono.


Critica della ragion critica (Occhio a come Kant(i)..)

Il bello non è una proprietà oggettiva e ontologica delle opere ma il

frutto di un incontro e di un rapporto tra noi e le opere stesse.

Tieni conto che le mie opere potranno non piacerti, ma che anche tu

potresti non piacere a loro.


Criticocktail

Sii il mio Bonito Oliva

Sarò la tua Bonita Martini


Apologize del critico

Suvvia, critico,

sii un po' socratico


You're the Top

(Cole Porter / Cool Painter)

You're the top

You're an Oldenburger

You're the top

A Rotella's tiger

You're a Pollock's drip, a Warhol's trip, you're pop !

And if I'm the bottom, critic, you're the top !


Peri/zie (Epitaffio del critico)

Ingombro: cm 200 x 90 x 80

Tecnica: mista - materiali organici su noce, zinco e tessuto

Anno: 2005

Autore: ignoto


Critico è chi il critico fa

Dai, critico

Non stare lì impalato e così abulico

Celato dentro questo alone mistico

Lo so che per contratto tu sei cinico

Ma getta su di me il tuo occhio clinico

Colpiscimi col tuo giudizio caustico

Scatenati col tuo talento sadico


Cromatico

e lirico è il tuo cantico pindarico

Cinetico delira, futuristico

Sii psichico, junghiano ed archetipico

Sii crettico, De Critico, sii Klimtico

Tu mi darai allegria se sei allegorico,

companatico con un panegirico


Sii criptico

sii postmoderno ed involuto, ellittico

ma non del tutto "fuori": metaforico

onanisticamente puntillistico

metafisicamente aeropittorico

Sii plastico, materico, sii acrilico

Non star lì, fatti in tre - sarai il mio trittico

martedì 22 marzo 2005

Cossa che xe el papiro ? /2

Riprendiamo da dove lo avevamo lasciato lo svolgimento dell’incarico di Serena


IL PAPIRO DI G.O.D: SOLUZIONE AULICA (alta cultura fra le colture della bassa veneta)


Non conoscendo la mamma di Ludmilla, il presente papiro sarà generico e corretto.

In particolare dei protagonisti saranno occultati gli estremi e financo, ahimè, le estremità.

Peraltro, ignoriamo se, quanti e quali degli attuali morosi -o forse sarebbe più appropriato scrivere "actuels copains"- di Ludmilla saranno presenti alla celebrazione. Anche perché nessuno, nemmeno Ludmilla, è in grado di tenere il conto dei summenzionati.

Per non offendere nessuno, nessuno sarà nominato. Saremo corretti e cortesi, e non parteciperemo in alcun modo della natura bifida della malalingua.

Ci limiteremo a disseppellire un passato umido e obliato, embrione dell'attuale -innegabile, anche ad essere straordinariamente reticenti, come noi- perversione assoluta, granitica e tonitruante della laureanda.



In quel tempo, dicevamo, Ludmilla era solita lottare contro la torva monotonia del suo ambiente e del suo essere, autoinfliggendosi non solo insulse peregrinazioni, ma vere e proprie deportazioni, degne di cause ben più nobili -leggasi, exempli gratia, la deportazione dei terroni, ma codesto e' un tema a latere che non svilupperemo-.

A muoverla era il nobile ideale che strappa i più valorosi dei nostri pennelloni al loro naturale destino di spaccapietre e raccogliravanelli: il simbolico, freudiano gesto di ficcare una palla -enorme!- dentro un cesto. Gesto tanto più fatuo, e quindi estetico, quanto più il cesto e' perforato, lasciando precipitare la palla immantinente al suolo.

Estatica dell'estetica Ludmilla s’inabissa nella più oscura delle odissee: Mira, Schio, Latisana, addirittura San Giorgio di Nogaro, Rovigo, al seguito delle lunghe leve -honni soit qui mal y pense- dei giovani delle serenissime leghe -idem-. Per motivi eufonici, ci starebbe bene "seghe", ma la rinuncia alla volgarità ci impone talora di elidere financo lacerti di verità. Desolées.


Rassegnatevi, morosi: era vero amore. Il resto, tutte le storie che ben vi ha confessato, o forse no, era pura questione di (20+3) per la parte intera di pigreco, un po' po' d’aggrovigliamenti, soffoconi, forbici tailandesi e bukkakes. Ma amore no.


L'amore era solo per la palla nel cesto.


(D'accordo, o morosi, la storia di Long Jeff se la poteva risparmiare, tanto più che non risparmiò al giovane il ritorno alle natie piantagioni, e anche quella del cosiddetto "muflone uzbeko"o "montone kurdo", di cui certo avete ripercorso i dettagli meglio di noi).

Ma tornando al tema principale, rileviamo la profonda discrasia strategica di Ludmilla: perché rincorrere ipotetiche lunghe leve per Cadoneghe e Rovigo, se vi regna una nebbia perpetua che rende invisibili non diciamo la palla e il fatidico cesto, ma addirittura i giocatori?

Come chi non vede, Ludmilla aveva sviluppato una dote suppletiva: un naso sopraffino e un trasporto mistico, quando non del tutto libidinoso, per gli odori. Come il Novecento baricchiano spia e ruba le cose del mondo dai passeggeri transitanti sul naviglio da cui lui non uscirà mai, così Ludmilla leggeva l'avvenenza negli aromi traspirati dai suoi eroi. E se ne inebriava. Contenta lei.

Ma fu a Monselice che un raggio di sole in fuga dal microclima euganeo squarciò il conforto lattiginoso della cecità: e l'agnizione fu che il maschiame della serenissima squadra era composto di cessi, o meglio "scoasse", come ebbe ad esprimersi la nostra.

Come reagire ad una crisi sì profonda? Come sopravvivere al crollo del proprio muro di Berlino? Come riorganizzare un sistema di valori dopo la morte delle illusioni? Adornato è diventato fascista, Leopardi gobbo e depresso e Ludmilla? Lei approda alla follia, o al miracolo.

L'idea è semplice e geniale, come sempre, e ha la trasparenza euclidea di un assioma: la vista è ingannevole, la verità è nell'olfatto. Se la prima parte puzza (pardon) di Siddharta, la seconda è originale e rivoluzionaria.

Per chi non capisse, traduciamo: un amante figo, ma che tanfi come un porcaio pasoliniano, dai e dai diventa insostenibile e l'orgasmo ti fa ciaociao. Viceversa, con un amante anche fisicamente repellente, ma dall'odore sopportabile, basta chiudere gli occhi. Rifiorisce all'orizzonte un timido barlume di prospettiva di speranza, di progetto, di orgasmo.


Capito, morosi, perché sempre nei campi di lavanda?

Cossa che xe el papiro ? / 1

L'inquieta Serena (ci si passi l'ossimoro) ci invia una richiesta di una certa urgenza che ripropone drammaticamente l'annoso problema del lassismo degli atenei, oggi più che mai colpevolmente incapaci di mantenere in vita le più serie e radicate tradizioni accademiche.

Lasciamo che siano le sue stesse parole a spiegare la vexata quaestio:



"La mia amica Ludmilla si laurea tra due giorni e ho scoperto solo adesso che i suoi compagni di università non le fanno il papiro, quel lenzuolone di porcate (ma io vorrei una cosa soft) che racconti più o meno verosimilmente le vicissitudini biografiche del/della sventurato/a neo-dottore.

Vi fornisco qualche ingrediente: la mia amica gioca con me a basket, una passione che ci ha fatto girare i campi brumosi di mezzo Veneto. Ha persino avuto un periodo di smania adolescenziale che la portava a sorbirsi tutti gli allenamenti pomeridiani della squadra maschile locale (sulla cui avvenenza stendiamo un velo, letteralmente), dopodiché si è presa una cotta per un giocatore americano praticamente sconosciuto a tutto il playground (si chiamava Jeff Lamp) che oggi credo coltivi rape in Alabama.

Altro ingrediente potrebbe essere la sua tesi, visto che è dedicata all'odore nell'arte.

Attualmente fa la spola tra Venezia, Bologna e Parigi, ma credo non sappia ancora quale sarà la città della sua vita. Anche il capitolo sessuale non è disprezzabile (nel senso che lei non disprezza affatto l'articolo, anzi), ma sulle sue storie più piccanti è meglio che sorvoli. Sbizzarritevi voi, se vi va."


Tralasciando il resto della missiva (soprattutto il lusinghiero "siete uno dei blog più intelligen-divertenti che ho cliccato di recente" o il promettente "sono così disperata che pagherei, anche in natura"), il calore della richiesta non poteva non toccare il cuore di alcuni GODiardi e stimolare pruriti agli altri e, seppur con tempi ristrettissimi, spingerli a produrre due soluzioni alternative, interscambiabili o sovrapponibili a piacere. Un po' come ci piace immaginare Serena e Ludmilla.


IL PAPIRO DI G.O.D: SOLUZIONE MUSICALE (breve e d'atmosfera)


L'ODORE DEL SESSO


MI– DO SOL

Si fa presto a dire che la laurea sistema le cose,

MI– DO SOL

si fa un po' meno presto a convincersi che sia così.

DO MI– SOL LA

Io non so se è Bologna, Venezia o Parigi: faccio ancora confusione

DO RE MI– LA DO RE

so che sei la più brava a una botta e via, forse ti ricordi quella sera tua.

SOL MI– DO LA

Non va più via, l'odore del sesso che hai addosso

SOL MI– DO LA

si attacca qui all'attrezzo che ha grosso, fin nel fosso.

E ci siamo mischiati la palla, il cesto e le ossa

ed appena finito Jeff  ha ripreso le sue

Tu che dietro sei perfetta mentre io vado a canestro,

tu che sei la più brava a odorare l'arte mia, forse ti ricordi quella sera tua.

Non va più via… ti dico solo

Non va più via davvero, non va più via nemmeno se… non va più via.

SI- LA –DO


A seguire, nel prossimo post, la soluzione aulica

venerdì 18 marzo 2005

Un epitaffio per Proserpina

Manila ci chiede un epitaffio per Proserpina. Rispondiamo prontamente


Pluto's Explanations


Ah, cioé.. non nel senso di "topo"...

E quell' "one" non è un accrescitivo.. ah, ecco...

Di' la verità, Plutone: tu non mi stai portando a Topolinia

Attila, the blogger of G.O.D.

La richiesta di correzioni di Tangorosso è stata sottoposta al nostro consulente il quale, dopo aver trasformato intere generazioni di aspiranti giornalisti in aspiranti suicidi, evidentemente stanco di peregrinare per lapidi e cambiare lumini, pare aver perso - ma solo in parte, si badi - l'innata vena stroncatoria.

Il vecchio barbagianni, pur destato in piena notte e dopo aver inizialmente scambiato il filo del telefono con il catetere, ha infatti espresso un giudizio che - con molta prudenza - oseremmo quasi definire benevolo



LA RECENSIONE DI ATTILA



Caro Tangorosso, caspita! Un'articolessa con le palle. Anche se non priva di qualche lieve disturbo erettivo.



Cominciamo dal titolo.

E' vero che un giornalista che scrive il pezzo sarà difficilmente lo stesso che lo titolerà. Comunque, tenendo presente che ogni mass media ha le sue specificità e il suo stile di titolazione, il tuo lo vedremmo meglio sul manifesto di un incontro del Consiglio di quartiere che su una pagina di giornale.



Anche l'attacco è assimilabile per stile al titolo. Ce lo immaginiamo, come se fosse qui davanti a noi, il faccione del ministro Matteoli con alle spalle una bella scenografia da convegno e la frase: "Polveri: che fare?". In realtà potrebbe essere anche l'incipit di un intervento di Claudio Lotito alla Convention dei dipendenti della sua impresa di pulizie (e qualche maligno, in prevalenza romanista, potrebbe anche abbinarci un commento sguaiato sulle polveri perennemente bagnate delle punte laziali).

Sempre nell'attacco, il riferimento temporale immediato all'1 gennaio 2005 (sono passati quasi quattro mesi…) potrebbe rivelarsi un boomerang. Sarebbe opportuno partire subito con l'emergenza città e spostare il riferimento legislativo qualche riga più in basso. Tieni conto anche che il giornalismo italiano, a differenza di quello anglosassone, privilegia gli attacchi a effetto. Tipo: "Ore 12 nel centro di Milano. Un bimbo esce da un negozio e indossa una mascherina anti-smog. Una mamma tossisce. Il sole si intravede dietro una sottile coltre assassina. L'aria delle nostre città è sempre più irrespirabile. Le amministrazioni comunali, dopo l'abbassamento - per legge - del limite delle polveri killer, non sanno più che pesci pigliare…".



Ma veniamo ai contenuti.

Il tuo articolo è sicuramente ben scritto, ricco di dati e di virgolettati che esprimono pareri sensati. Due piccole obiezioni sulla lunghezza e sul ritmo. Quando si scrive un pezzo bisogna mettersi dalla parte del lettore e raccontare una storia. Una storia con un inizio, uno sviluppo e una fine. Una storia comprensibile, con un protagonista, un antagonista, uno o più deuteragonisti che, possibilmente, possa appassionare e far desiderare a chi legge di arrivare fino in fondo.

E' fondamentale, soprattutto in pezzi così lunghi, raccogliere più punti di vista, metterli a confronto e raccontare anche ciò che si vede, oltre a ciò che si sente.



Da ciò che hai scritto e da come lo hai scritto possiamo comunque dire che hai una solida base da cui partire per migliorarti. La correttezza formale e grammaticale e un certo rigore sono le tue doti. Doti senz'altro poco comuni nel mondo del giornalismo.

giovedì 17 marzo 2005

Dalle polveri (fini) agli altari della cronaca

Ci scrive Tangorosso, aspirante giornalista non proprio alle prime armi, intenzionato, dopo un’onorabilissima carriera da fotoreporter, a fare il salto della quaglia e dedicarsi alla libera (?) professione. Nel pieno possesso delle sue facoltà mentali ci sottopone questo articolo che, con profondo senso del dovere e smisurato sadismo, riportiamo per intero:


Città, limiti e polveri

Scatta l’abbassamento dei limiti delle polveri killer dei polmoni: il PM10. Cosa succede nei maggiori centri della penisola?




Polveri: che fare? Dal 1 gennaio 2005, sono scattati i nuovi limiti, fissati da una direttiva europea del 1999, per la concentrazione degli inquinanti nell’aria e i problemi non sono pochi. Nelle nostre città il nemico si chiama polveri sottili, nome in codice PM10, e, con l’arrivo dei nuovi limiti, gli assessorati all’ambiente sono in fibrillazione. I valori di 40 mg/m3 l’anno e i 50 mg/m3 di media giornaliera per 35 giorni l’anno sembrano proprio impossibili da rispettare. Secondo l’Agenzia Regionale per l’Ambiente dell’Emilia Romagna solo il blocco dei veicoli Euro Zero ed Euro 1, sette giorni su sette, potrebbe far centrare l’obiettivo, riducendo il PM10 del 40%.

”Adottiamo da subito delle misure tampone – afferma Dario Ortolano, Assessore all’Ambiente di Torino – come le limitazioni al traffico e le targhe alterne. Dal 10 gennaio, per cinque giorni su sette, le auto più inquinanti non circolano in una vasta area centrale. Si tratta di un provvedimento definitivo”. Sul fronte del trasporto pubblico la capitale dell’auto completerà la conversione ecologica degli autobus entro il 2006, sostituendo gli ultimi 200 mezzi diesel con altrettanti a metano. “Uno dei problemi – continua Ortolano – è la proliferazione dei diesel. Non sono più quelli di un tempo, ma aumentano. Puntiamo sul metano per arrivare all’idrogeno. Ne favoriamo l’utilizzo nella mobilità privata, in quella collettiva e commerciale che, per il 50%, è Euro Zero”.

A Milano la situazione è intricata e ai problemi delle grandi città si sommano quelli della Pianura Padana. “In città la situazione è stabile da qualche anno. – afferma Domenico Zampagliene, Assessore all’Ambiente di Milano – E ciò si deve al fatto che, nonostante l’aumento dei diesel, il parco auto si è rinnovato”. Tuttavia a Milano, come in altre città, il 50% del PM10 è prodotto dai mezzi commerciali: i più resistenti al turn over tecnologico. “All’interno della ZTL – continua Zampaglione – possono entrare tutti i veicoli commerciali, Euro Zero compresi. Abbiamo però concordato con la regione il blocco di tutti gli Euro Zero dalle 8 alle 10 e dalle 16 alle 20 durante i giorni feriali, nel periodo invernale”. Ai problemi legati al traffico in città si sommano quelli dovuti alle tangenziali, che sono delle autostrade, e alle particolari condizioni climatiche della zona Padana. “Sarà necessario intervenire anche sul traffico veicolare. – prosegue Zampaglione – Spero che nel 2006 il Presidente della Regione metta fuori legge i veicoli Euro Zero e successivamente gli Euro 1”. Molti in Pianura Padana contestano i limiti della direttiva europea in quanto non georeferenziati. “Sono diffidente verso questi limiti che non tengono conto delle nostre specificità geografiche. – conclude Zampaglione – Non è pensabile il blocco della mobilità generale a causa di limiti troppo stretti. Significherebbe strangolare l’economia di tutto il nord Italia”.

”La direttiva non potrà essere rispettata, specialmente al nord, per due motivi. – afferma Ennio Rota, Vice Presidente di Legambiente Lombardia e dirigente della Struttura Protezione Aria della Regione - Il primo era la scarsa conoscenza scientifica del PM10 all’epoca della direttiva ed il secondo è l’approccio troppo ottimistico della stessa sul rapporto tra la diminuzione del PM10 e il progresso tecnologico dei veicoli”. Oggi si sa che le dinamiche del PM10 sono più complicate di quanto si pensasse. Parte del PM10 non è di origine primaria (emesso dai veicoli o dalle caldaie) ma si forma per aggregazione di altri inquinanti (secondario). Ciò non assolve il traffico ma complica lo scenario. “Il problema è europeo – prosegue Rota – sono 19 su 25 i paesi che hanno difficoltà come le nostre. Poi c’è la specificità della Pianura Padana che è una delle aree più chiuse del vecchio continente”.

”Il piano provinciale per la qualità dell’aria è in via di approvazione. – afferma Stefano Fattor, Assessore all’Ambiente di Bolzano - nel frattempo, le quattro città con una rete di monitoraggio (Bolzano, Bressanone, Brunico e Merano), adottano un’ordinanza preventiva. Abbiamo introdotto il divieto definitivo agli Euro Zero dal 1 dicembre al 31 di marzo”. Contemporaneamente, la provincia autonoma ha esentato dal pagamento del bollo, per tre anni, i veicoli Gpl e Metano, mentre i diesel con il FAP, il filtro anti PM10, ne sono esenti per un anno. “Pur di ridurre il PM10 – continua Fattor – incentiveremo i diesel che monteranno filtri antiparticolato anche in un secondo momento”.Che cosa comporta per le amministrazioni il superamento dei limiti? In realtà non sono previste sanzioni, ma c’è la possibilità che un cittadino, sentendosi danneggiato, denunci l’amministrazione per inadempienza, chiedendo i danni. Magari per lesioni colpose.

”A Firenze superiamo il nuovo limite per 80 giorni l’anno. – afferma Claudio Del Lungo, Assessore all’Ambiente di Firenze – Per questo abbiamo deciso dei blocchi, con i sette comuni dell’area omogenea. Inoltre ci stiamo coordinando con i 24 comuni toscani che hanno avuto episodi acuti di inquinamento, per sincronizzare sia nei tempi, sia nei modi, i blocchi di tutti gli Euro Zero per tre giorni feriali. Dal 1 gennaio 2006 questi veicoli saranno banditi, 24 ore su 24, sette giorni su sette”. Il blocco totale riguarda 15.000 veicoli su un totale di 239.000. L’Arpat ha rilevato che con questo blocco diminuiscono la Co2 del 22%, e gli NoX del 14%.


Il problema del PM10 poi deve essere affrontato con una riflessione generale. Pochi, per esempio, pongono attenzione al PM10 derivato dalle future centrali turbogas, che aggraverà non poco la situazione della Pianura Padana mentre la stessa area è una vera e propria “miniera” di biomasse vegetali e zootecniche, che oggi sono un rifiuto, ma possono diventare fonti d’energia valide, poco inquinanti e rinnovabili.


LA RECENSIONE DI G.O.D.


Caro Tangorosso,


ma per chi ci hai preso? Quando si parla con GOD bisogna, non dico genuflettersi, ma almeno simulare una parvenza - stavo per dire un "simulacro", Madonna!- di rispetto. Il tuo parto, invece, trasuda sfottò: e in Matteo 12,31 si afferma, a nostro avviso giustamente: "la bestemmia contro lo Spirito non sara' perdonata, né in questa vita, né in quella futura". In sintesi.


Se il tuo pezzo è autentico, ossia: se Dario Ortolano, Domenico Zampagliene,  Ennio Rota, Stefano Fattor, - che in tre righe si trasforma nel più carnascialesco Zampaglione- Ennio Rota, Claudio Del Lungo e Walter Ganapini esistono davvero e davvero fanno  gli assessori, e veramente dicono quello che scrivi, tanto da suggerire l'idea che esistano davvero le centrali turbogas, le biomasse, e non su Chirone, Eraclito o Clitoride, ma nella Pianura Padana, anzi, che esista davvero la Pianura Padana testé detta, e così le polveri sottili, e persino il primo gennaio 2005, allora complimenti. Siamo d'accordo, o meglio, ognuno di noi è d'accordo relativamente alla parte che ha letto, perché la maestria con cui riesci a simulare la profondissima pallosita' giornalistica fa si' che alla lettura del tuo pezzo debbano presiedere diversi mani, piedi e soprattutto scroti.

Gino, notissimo insonne, e' crollato a più riprese, Batman con la scusa del collaudo delle ali s'è dato, Jo si è finto straniero e Dust, aguzzamente, ha detto che siccome il pezzo parlava di lui non poteva leggerlo per conflitto di interessi. Subtle dust, appunto.


Ma a ben guardare ci sono indizi che rivelano la pigliata per il culo, che, se da un lato, ti riabilita, dall'altro ti riporta al Matteo 12,31 dell'incipit.


Concentriamoci solo sui nomi. L'ironia su Claudio Del Lungo la lasciamo al lettore. Rivelatore "Ennio Rotta", banale anagramma di "E' Nino Rota", compositore di arie evocative del mistero felliniano. Il povero Dario Ortolano ricorda nel nome ben altri assilli polmonari che le polveri sottili: "alt, odoro orina!", mentre il povero Walter Ganapini lancia un sottile messaggio antigovernativo, che non ci può sfuggire: "W taglia per nani". Il tuo capolavoro assoluto è però Stefano Fattor, che, letto al contrario esala un "Rotta, fo' 'na Fest". Chiaro invito ad un'orgia alemanna (L'uomo e' altoatesino) per signora dai costumi discutibili secondo la morale comune, ma GODuriosi, e quindi incoraggiandi, per noi.


La visciola sulla torta è la tua firma che deontologia professionale ci costringe ad omettere: un deluso inacidito (Irriso sfregerà) o una gola profonda (riferirà grosse) , o, più arditamente, un omonimo di un fotoreporter noto e gradito?


La presunzione di buona fede ci spinge comunque a far prevalere la remota ipotesi che la tua sia un'autentica richiesta di parere professionale e questo ci ha costretto controvoglia a rivolgerci all'uomo che per anni ha terrorizzato le scuole di giornalismo italiane, meritandosi il sinistro appellativo di Attila il flagello di G.O.D. Lo abbiamo chiamato in piena notte sapendo che Lui non dorme mai. Tranne, ahinoi, stavolta.


La sua sentenza nel prossimo post: Attila, the blogger of G.O.D. 

martedì 15 marzo 2005

Il tempo che ho

[ un'iniziativa di Massimo ]


Con facile battuta potremmo dire che G.O.D., di tempo, ne ha da sempre un'eternità.

Il discorso è in effetti più complesso. Comincio ricordandoti che GOD è una polimorfa entità articolata in quattro componenti, genericamente dette Gn (n = 1..4). Il tempo t rappresentiamocelo come una retta orientata (per intenderci, più vai a destra più ti avvicini alla data di scadenza e sei deperibile). I vari Gn sono impegnati in attività che indicheremo con A senza ulteriori specificazioni.

In una tipica unità di tempo diurno e feriale troverete GOD splittato sul territorio nazionale se non europeo, con alcuni Gn in posizione di lavoro, altri placidamente intenti a sorseggiare caffè, altri ancora a importunare colleghe. Questi ruoli tendono entro certi limiti a turnare, per cui non è facile attribuire un valore di probabilità P all'evento: " Gn al tempo t (h 9.00 < t < h 19.00) sta svolgendo A ". Valori più netti di P possiamo in realtà attribuirli ad alcune combinazioni n/t/A. Ad esempio, è certo (P = 1) che almeno un Gn alle 23.30 di un giorno lavorativo standard ronfa a faccia in giù sul letto, o che in un intorno destro sufficientemente ampio del 25/2/05 almeno un Gn se non va a vedersi il film di Eastwood ha le convulsioni, ecc.

Va da sé che alcune certezze poi ci sono: " almeno un Gn intento a fare propaganda elettorale per Berlusconi " ha P=0 per qualunque valore di t, così come " almeno un Gn si sta beando delle grazie delle Lecciso " (ripensandoci, su questo sarei meno categorico). Ma, insomma, una volta eliminato un buon numero di combinazioni n/t/A per le quali P ha un valore 0/1, resta pur sempre un margine di incertezza piuttosto ampio.

Il tempo di GOD nel mondo reale è quindi più simile a una mutevole nuvola in perpetuo movimento che alla corsa di un punto lungo una linea retta. Se preferisci, e se ce la fai, immaginalo come una figura geometrica variabile in uno spazio multidimensionale.

Ma - vien da chiedersi - non sarà che GOD esiste in realtà solo quando almeno un Gn agisce in quanto GOD (pensa, scrive, edita post, ad es.) e non in quanto banale essere umano la cui esistenza è in larga misura GOD-indipendente ? Mi aspettavo questa interessante domanda. Se così è, definirei l'esperienza del tempo di GOD 'intermittente', il che è in contrasto con la percezione comune di tempo-lineare-in-cui-IO-sono-sempre-presente, ma ha più a che fare con le nozioni di "stati di coscienza", "mente collettiva", "epifania" o - se preferite - "tasso alcolico".

Dal punto di vista personale, di converso, ogni Gn a volte si sente GOD (o "da GOD"), a volte riacquista, per così dire, sembianze umane. Esiste almeno un Gn per il quale a volte una forma di esistenza è preferibile all'altra.














FORMA DEL TEMPO IMPIEGO DEL TEMPO
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|Impudico           angelenO|

|  Lezioso         bearisH  |

|    Trovai       singlE    |

|      Estro     wortH      |

|        Male   speC        |

|          Poi twO          |

|          Ora toP          |

|        Cura   druM        |

|      Hanno     smilE      |

|    Esteso       carneT    |

|  Hostess         refusaL  |

|Ospitale           HelsinkI| 

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Impudico angelenO

Lezioso   bearisH

Trovai     singlE

Estro       wortH

Male         speC

Poi           twO

Ora           toP

Cura         druM

Hanno       smilE

Esteso     carneT

Hostess   refusaL

Ospitale HelsinkI

lunedì 14 marzo 2005

Un diciamo-così piede in due diciamo-così staffe

Ci scrive Alicetta


Mettiamo il caso che tale Romeo confessi a tale Giulietta che si è innamorato di lei perchè il rapporto con la Giulietta ufficiale (G.U.) = coniuge) non carburava più.

Mettiamo il caso che la G.U. invece dopo anni riesce a riaccalappiarlo nel talamo da cui lei emerge addirittura con allegata pagnotta in forno (= probabile figlio in arrivo)

Mettiamo che nonostante ciò Romeo continui a dire fino allo spasmo che ama la tale Giulietta (NON la G.U.)

Questa benedetta Giulietta (NON la G.U.) secondo voi cosa deve fare? tenergli a battesimo il pargolo?


La risposta di G.O.D.



"O Romeo, Romeo ! Perché non son Romeo !" ci par di leggere sulle labbra del maschio adulto medio e convivente. Il nostro R. sembra infatti vivere nel migliore dei mondi possibili, in cui, oltre a riprodursi orgogliosamente, può vantare una sposa e un'amante fedeli. Il "vero macho" sarà propenso a figurarselo come l'inferno in terra, ma è una posizione notoriamente non più trendy. Siamo nell'epoca del ritorno alla famiglia, sì, ma un ritorno non dimentico di tutte le opzioni che lo sconvolgimento della morale e della sessualità avvenuto negli ultimi decenni ha fatto balenare.

Verrebbe spontaneo lanciarsi in un liberista "Engroppez vous !" e consigliarvi di lasciare intatto un tale capolavoro di ingegneria sentimental/genetica. Purtroppo, cara Alicetta, la statistica non è ancora troppo benevola con questo genere di azzardi. Già sentiamo rombare, come rupi che staccandosi dall'alto della montagna piombino a valle, espressioni quali "convenzioni sociali", "famiglia e amici" e -inevitabile -"quell'innocente".

Forse sbagliando, siamo poi portati a leggere nella tua lettera, in filigrana, una vena sottilmente polemica nei confronti di Romeo -quasi tu fossi lì lì per chiamarlo "quel porco bastardo", per intenderci.

Quindi: bando alle ciance, put the blame on Romeo, si prenda il toro per le corna e gli si tagli la testa, à la guerre comme à la guerre e quant'altro. Come tutte le Grandi Decisioni, anche questa è tutto sommato semplice e indolore.


Giusto qualche spunto:

Tre motivi per tenerselo comunque

a1) Romeo, in fondo, ha un cuore tenero come ogni altro organo che gli appartiene. Ma a te piace la parte della donna un po' vittima e un po' crocerossina che può narrare le sue pene, in assenza del suddetto, così come prodigargli le sue cure (in sua presenza).

a2) La Giulietta titolare ha una vocazione a metà tra il coniglio e la chioccia. Prima o poi, tu e un Romeo definitivamente insoddisfatto e annoiato del tran-tran domestico fuggirete insieme a Timbuctu lasciandole il discutibile onore di allevarne la discendenza, forse tessendo e disfando nel frattempo una tela.. ma questa è un'altra storia.

a3) Il nuovo pargolo - sospetti - è tutta una scusa inventata per liberarsi di te. Mica glielo vorrai dire, vero ? Meglio un uomo oggi che un Romeo domani.

Tre motivi per mandarlo affanculo

b1) Il suo giro di amici lo chiama "Inseminator: vulnerabile ai colpi dei sensi, ma immune ai sensi di colpa" perché, simile al bazooka di Schwarzy, il suo batacchio produce sconquassi degni della madre di tutte le battaglie. Ma non chiederti per chi suona la campana. Essa ben presto suonerà per te e ti ritroverai pure tu incinta.

b2) Tra non molto Romeo verrà piantato sotto il balcone dalla Giulietta titolare, che troverà più interessante fuggire con la portinaia del circolo valdese sottocasa, e tu ti ritroverai un rompiballe in più da viziare e spupazzarti nei luna park durante i week end

b3) Il tuo Romeo titolare (di cui sospettiamo l'esistenza) potrebbe, prima o poi, scoprire tutto e innamorarsi di lui. Fuggirebbero insieme a Casablanca e tu ti ritroveresti sola e con una mandria di frugoletti rognosi da accudire, sfamare, allevare. E che appena adulti ti pianterebbero lì per andare a cercare il vero padre.


No, seriamente. Di' la verità, Aliciotta: ti piace così.

Non è che GOD è maschio. Non GODiamo del dolore altrui. Vogliamo solo sDOGanare il tuo masochismo represso. Liberalo. Vai da  Alfio, inginocchiati. Digli che il pupazzo glielo cresci tu. Che si riposi, Alfio, e faccia un viaggio con quella Cornacchia della sua metà: a Cuernavaca o nel Corno d'Africa, se non a Corniglia o alla Cornell University. Che mangino insieme il Pop Corn in Cornovaglia, o tutte le lecCornie che vorranno, e, se esagerano, colazione con Corn Flakes a Corn Island.

Quando lui tornerà non dovrà preoccuparsi del tuo sCuorno: il tuo sguardo basterà a comunicargli che lo capisci e lo perdoni e lo perdonerai sempre.

Che sarai la tata di suo figlio, la sua stiratrice, e, se dovesse saltare la luce, la sua lavastoviglie e la sua lavatrice. Il suo telefono amico anche di notte, alle tre, alle quattro. Tanto, tu, non dormi.

Che non dovrà più piombare nella malinconia e nella depressione del peso delle scelte, perchè non dovrà mai più prendere nessuna scelta. La scelta l'hai già fatta tu: sarai la sua Ruota di Scorta, e cantando gli dirai: "tu chiamami se vuoi...Ruotino Amoroso".


GOD si ferma qui perchè gli è venuta voglia di Cornetto.

venerdì 11 marzo 2005

Trappola per Batman ! - Epilogo

G.O.D.'s Kitchen


Il luogo in cui i G.O.D. si ritrovano a cucinare le leccornie di cui voi eletti andate ghiotti ve lo figurate forse un antro fumoso, oscuro, nel cui mezzo sobbolle un pentolone ricolmo di code di lucertola, crine di Schifani e IQ di Calderoli (ingrediente pregiato quanto introvabile). Niente di più lontano dal vero. E' un ambiente luminoso, rilassante e silenzioso. Vi dominano i colori tenui (bianco, acquamarina, sfumature di azzurro) e ovunque - disposti in bell'ordine - vi si allineano testi. In alto campeggia una scritta multicolore... Ma attenzione ! La riunione sta iniziando..



G2: "Poche storie. Per Batman solo qualcosa di stratosferico, mica pizze e fichi: l'amico si sta giocando il futuro. G3, creasti tu qualcosa ?"

G3 (solenne): "Sì, G2, lo creai. Be', voglio dire, praticamente è come fosse pronto"

G4 (scazzato): "Ti pareva"

G3: "Tenetevi stretti, perché è un'idea che spacca"

G4: "Che me lo dici a fa'.."

G3 (incurante dell'interruzione): "E'... UN MUSICAL ! " (inizia ad infervorarsi) "Ho già il titolo: 'I bet on the Bat'. Altrimenti - grandioso - ci sarebbe una roba un po' vintage: "You BATtter You BATtter You BAT", non so se cogliete il rimando agli Who - dopo la sigla di CSI stanno tornando alla grande (canticchia) "When I say 'I love you' you say you better / You better you better you bet.."

E ho già l'incipit pseudocolto:

Quant'è bello il pipistrello

che s'invola tuttavia

Alle nozze ha l'allergia:

di Batmàn non c'è certezza.

Dico, gente: roba che si vende da sola.."

G2: "Prosegui, G3. Scommetto che il meglio viene dopo"

G3 (per nulla smontato): "Il titolo per la distribuzione italiana è critico. Oscillo fra 'Gotham città aperta' (nel solco della grande tradizione), 'Se mi lasci ti sputtano' (abbassando un po' il target, capite) e 'Un anello per tarparlo' - troooppo tolkeniano. Per non parlare di 'Il bisBATico domato' ! Sottile, eh ?"

G4: "Senti, ma ti pare priorit.."

G3 (inarrestabile, ispirato): "Il merchandising è una fottuta bomba: modellini parlanti di Batman e Patwoman, da distribuire insieme al BatMeal.. Lei, ad intervalli casuali, parte a ripetere ossessivamente 'Quand'è che mi sposi ?' fino a che lui non dice (pulsante sulla schiena) 'Sì facciamolo' e le infila l'anello. Più in fretta la silenzi più punti fai. Date retta a un cretino: successo garantito. Li testiamo tipo in un fast food di Brescia. No, meglio: al pranzo di nozze !"

(imbarazzato silenzio)

G2: "Non dovresti forse parlarci anche della parte musicale, G3 ?"

G3 (cominciando a percepire un'atmosfera non esattamente entusiasta) "Ah, certo... Be', pensavo al remake di grandi classici: 'Gotham nun fa' la stupida stasera', per dire, o 'Diamonds Are The Best Bat's Friends'... cose tipo 'The Batman Doodle Dandy'.. 'High Bat'... "

(silenzio imbarazzato per alcuni, angosciato per altri, irritato per i restanti)

G2: "Davvero niente male, G3, lavoraci su.. dico sul serio, si può fare - magari più avanti - ma al momento penserei a qualcosa di più.. come dire.. di meno complesso, ecco"

G4 (tsunamico): "Cristo santo, gente, quel disgraziato ha solo chiesto un bigliettino da accompagnare all'anello !"

(periodo indefinito di silenzio meditativo per tutti, ma un po' risentito per alcuni)

G3 (illuminandosi di colpo, osramico): "Ce l'ho ! Usiamo la romantica canzone che dovrebbe cantare Batman nel finale ! Si intitola 'Un pipistrello è per sempre':


Batman forever / for all my life

It's now or never / be my Batwife


(silenzio talmente profondo che si potrebbe avvertire un rumore di braccia che cadono)


G2: "Oddio, se proprio non ci sono altre proposte può anche andare.."

G4: "Va be', mi prendi per sfinimento"

G3: "Ah ! Nel musical lei risponde 'Bi-ei-ti-em-ei-an I Love You ! uh-uh !' su musica del Rocky Horr..."

G4: "Aaargh ! Questo no !"

G2 (pacato, paterno): "Sì, G3, lasciamo che sia Patwoman a trovare la risposta nel suo cuore, vuoi ?"


La creazione ha termine: in quelle due preziose righe brilla il distillato del 75% della mente di G.O.D.



E' ormai l'alba, il duro lavoro li attende.

Partendo di malavoglia, uno dei G nota che, come sempre, il primo a cominciare la sua giornata è stato Rocco Spatu.


Ah, dimenticavo. La scritta multicolore che campeggia in alto è "Gmail"

giovedì 10 marzo 2005

Trappola per Batman ! (3)

Riassunto della puntata precedente: Batman astutamente finge di accettare la proposta di Patwoman, ma in effetti - con quello che solo ingenuamente potremmo ritenere un faux pas - la rispedisce al mittente. L'ira di Patwoman è alle stelle...


Terza puntata

Lo sposo era in nero





Lei cominciò a prenderla alla larga partendo da un'anamnesi puntuale dei loro litigi e delle rispettive trincee, ma quando già il radar di lui aveva cominciato a segnalare il pericolo, lei trasse la più inaspettata e sorprendente delle conclusioni:

"Senti" disse "ho deciso di provare a metterci una pietra sopra: se credi davvero di volerlo, sposiamoci, altrimenti si chiude qui"

Questa volta, spinto da un genuino sollievo, lui non sentì alcun bisogno di riflettere e, allo stesso modo di allora, rispose "Sì, facciamolo" - senza ulteriori aggiunte.

Brindarono con un Refosco e pochi giorni dopo, giocandosela a burraco e battendolo, lei fissò anche la data del matrimonio.


Nonostante questi ultimi sviluppi possano far apparire il suo ruolo come subalterno, anche lui provò a mostrarsi risoluto e lo era, ma nella mente di lei ancora covava il tarlo del dubbio di aver estorto una promessa per paura o - peggio ancora - per sfinimento e fu così che lui - per dare un significato pieno e irrevocabile al suo impegno - decise che le avrebbe regalato un vero anello di fidanzamento ornato di autentici brillocchi corredandolo con una lettera in cui riversare quelle parole che la voce ancora non aveva saputo esprimere.


Non restava che rivolgersi a G.O.D.


Accorrerà G.O.D. in aiuto di Batman ? Cercherà di sottrarlo alla malia di Patwoman o - qual paraninfo - coronerà la loro storia con un degno epitalamio (se non un imeneo)? Riusciranno i Ghostwriters a comporlo o è una prova troppo ardua per loro ?

I G.O.D. ostentano palindroma sicurezza: "O, mai dire noi 'malati per epitalamio'...ne ridiamo"

Scoprite la mossa di G.O.D. nella prossima puntata: "G.O.D.'s Kitchen"

mercoledì 9 marzo 2005

Trappola per Batman ! (2)

Riassunto della puntata precedente: Quella che era iniziata come una tenera storia d'amore tra Batman e Patwoman rischia di trasformarsi per il nostro eroe in una trappola. Con abile mossa di anticipazione Patwoman gli ha teso un agguato, ponendogli la Domanda Delle Domande: "mi vuoi sposare ?". E Batman già si sente cadere le ali


Seconda puntata - Dove osano i pipistrelli




E difatti le rispose: "Sì, facciamolo"


Incapace di credere a ciò che stava dicendo, capì che a guidare le sue parole era la consapevolezza di avere in mano il potere di deluderla, ma per quanto quell'idea gli riuscisse insopportabile, di fronte all'ectoplasma della propria sconfitta trovò ancora energie per commettere il più becero dei falli da ultimo uomo aggiungendo: "..se TU ci tieni..."


Lei lo fissò con sguardo enigmatico e insieme commosso, gli disse di andare affanculo, segnò sul diario la data e l'ora dell'evento e non gli rivolse la parola per settimane.

Mai e poi mai gli avrebbe ridato un'altra occasione


Eppure, contro ogni pronostico, la loro storia andò avanti evolvendo in una lunga convivenza e in un mutuo trentennale e, sebbene non si fosse più tornati a parlare di progetti di matrimonio, quello sarebbe stato il filo conduttore di ogni loro successivo litigio, l'arma definitiva, l'alabarda spaziale che lei avrebbe utilizzato nei momenti di difficoltà o per sferrare il colpo di grazia in discussioni già vinte. La forza argomentativa di un sogno infranto da una parte, la debolezza del senso di colpa dall'altra.

Per lui non c'era storia.

L'essere messo con le spalle al muro però lo faceva incazzare fuori misura e, nonostante l'amasse, quanto più si incazzava, tanto più si allontanava dal compiere l'unico gesto sensato per provare a riparare al danno commesso e chiudere la faccenda. Avrebbe dovuto chiederla in moglie, ma non lo fece.


Questa stasi nel loro rapporto durò fino ad una sera di gennaio.

(2 - continua)


Il sottile veleno di Patwoman non ha funzionato a dovere, ma quanto potrà resistere ancora Batman ? Il destino lo attende davvero al varco in quella sera di gennaio o tutto si rivelerà essere un sinistro scherzo del Joker ? Mr. Freezer ha forse congelato definitivamente il loro rapporto ? Scopritelo nella prossima, avvincente puntata: "Lo sposo era in nero"

Dopo la cura - le correzioni e il loro effetto

L'alga acida di G.O.D. fa miracoli ! E' bastata una sola applicazione e già sono evidenti i benefici effetti ! Controlla tu stesso !


Al muro si arriva dopo una camminata di mezzora. Non occorre costeggiare nessun porto, perchè il muro è quello di Berlino. Si sale una rampa di scale e ci si ritrova in un posto buio e solitario. Sento vibrazioni calde. Deve essere la Wienerschnitzel avariata. Per fortuna, come ho già detto, il posto è solitario.

Penso al mistero del fetore, un uomo barricato per mezzora al cesso non se ne accorge, ma un altro uomo che entrasse d'improvviso potrebbe morirne. Peggio: se il primo uomo lasciasse il cesso per un'urgenza, ad esempio un'improvvisa voglia di cacare, e poi rientrasse, potrebbe crepare della sua stessa puzza. Una vertigine. Il discorso non funziona: un uomo che è già sul cesso non si deve assentare per un attacco di diarrea.

Non devo distrarmi, sono al muro e sono salito su una scaletta dopo una passeggiata di mezzora che non costeggia nulla. Non devo distrarmi, non c'è bisogno di costeggiare mai nulla, a Berlino.

Penso al venticello, che alcuni chiamano originalmente brezza marina, di Rostock. Un mare nero, una sabbia nera. Già, era di notte. Una notte di Dicembre. I nomi dei mesi si scrivono minuscoli, in italiano, lo sapevo.

Per fortuna sono a Berlino.

Dezember.

Maiuscolo. Qui da noi tutto è maiuscolo.

Non devo distrarmi, anche se la Wienerschnitzel rimediata al Prenzlberg mi sta trasformando nell'uomo dell'esempio: perchè qui non è solo buio e solitario, ma è anche piccolo.

Eccoli che arrivano. Esco il binocolo. Non si dice, è una roba da siciliani. Ma fa giovani e anarchici e.

Esco il binocolo. Sono due. Un uomo e una donna. Che noia. In mezzo al venticello o brezza, tipo Rostock. Ci saranno venti gradi sotto zero, a dirla tutta. Fortuna che mi hanno insegnato a leggere i movimenti delle labbra. Lui esce una frase di sconvolgente originalità: "Da lontano tutto sembra diverso da come è realmente".

Una fitta al duodeno: tra poco uscirò anche la Wienerschnitzel, se il tizio a cavalcioni sul muro di qua della terra di nessuno continua così.

Ma lui fa anche di peggio: "Odio questa città". E allora prova a scappare, tarlucco. E invece stanotte scapperà solo la Wiener. Ma mi rivede il Prol del Prenzlberg, come è vero che sono qui. Quando finisce il turno lo vado a prendere.

No, la lingua di lei. Verde. Anche lei cliente del Prol, temo. Glie la ha ficcata in bocca come si ficca lo spazzolone nel cesso. Esco la Wiener, simultaneamente dalle due uscite. Non dico quali: lo capite, se ci pensate bene.

Mi riprendo, non devo distrarmi. Ecco, lo sapevo: un piede nella terra di nessuno, due, tre, eccoli. Idioti, speravano di attraversare la Potsdamerplatz.

Sarà un gioco da ragazzi.

Esco il mitra.

martedì 8 marzo 2005

Ghostwriters&Killwriters

Inauguriamo la rubrica delle correzioni con il contributo pervenutoci da un aspirante scrittore che chiameremo Youngblood.
Egli, forse ignorando la nostra nomea di killwriters o dimostrando un coraggio degno di plauso, sottopone al nostro giudizio un passaggio tratto dal suo romanzo in via di completamento del quale pubblichiamo un breve sunto:

"
Al muraglione ci si arriva dopo una bella camminata di 20 minuti costeggiando il porto… Poi si salgono delle scale e ci si ritrova in un posto buio, solitario, ma di una tranquillità e di un silenzio carico di  vibrazioni positive. Insomma è il posto ideale dove portare una ragazza che si vuole conquistare.
E' un posto in cui è bello anche andare insieme agli amici, magari in una di quelle sere d'estate quando il venticello e la brezza marina non dà fastidio, anzi, ed è bello bere qualcosa e confidarsi e guardarsi negli occhi. Salgo le scale tenendo per mano Laura perché sono abbastanza rotte e pericolose nonostante siano di pietra.(…)
E insomma, appena arrivati sono aggredito dai ricordi, e mi appoggio alla muraglia di pietra bianca e guardo verso il mare e poi di nuovo la città, illuminata, da lontano sembra quasi bella, questa cosa mi mette i brividi. Da lontano tutto sembra diverso da come è realmente.
E insomma tutte quelle stelle in cielo e la sera buia e il silenzio e il mare e le luci in lontananza che non accecano ma colorano, chiudo gli occhi per assaporare il tutto. Non capita spesso, se ci pensate. E mentre solo lì perso nelle sensazioni sento le labbra di Laura sulle mie ed è un attimo. Un istante. Un vortice di emozioni che si impossessano di me senza che io possa realmente reagire. (…)
Ci stacchiamo un attimo, ci guardiamo imbarazzati, mi viene da pensare che mi piacerebbe tanto che anche lei provasse in questo momento quello che provo io. Questa voglia, anche di vivere se vogliamo, una voglia che ultimamente era passata. E penso di nuovo alle coincidenze che ci hanno fatto incontrare, che ci hanno allontanato e ora ci hanno portato qui, in questo momento in questo posto.
E' il destino, il destino anarchico che fa quello che vuole, senza chiedere permesso o scusa a nessuno, fa il suo lavoro in silenzio, crea e distrugge. E' il destino anarchico e in quanto tale non ascolta e non parla e fa di testa sua e noi ne siamo solo spettatori, complici, vittime. E' il destino anarchico. Anarchico."

LA RECENSIONE DI G.O.D


Caro Youngblood,
Il destino sarà anarchico ma, per quel che riguarda la tua ambizione da scrittore, essa ci pare al momento mutilata da uno stile che, pur formalmente corretto, ancora stenta a liberarsi dal peso di una certa ridondanza.
Di qui il motivo per cui spunti potenzialmente efficaci che rinveniamo nel tuo breve testo, rimangono imprigionati da quella che appare, in certi passaggi, una insistita e, consentici, ripetitiva ricerca dell'effetto estetico, come se questa fosse una condizione sufficiente a smuovere l'empatia del lettore.
Ci sono tanti modi per esprimere un concetto, un sentimento, un pensiero. Tra un "Ho visto dalla mia finestra - la festa del ponente sui monti lontani." (P.Neruda) e un "Cazzo, che tramonto!"  (P.Nardini, un caro amico) esistono tante sfumature e tante possibilità di trasmettere un'emozione o di raccontare una storia. In mezzo c'è, soprattutto, la ricerca di un linguaggio originale, musicale e vivo.
Va bene raccontare le proprie storie o quantomeno farle apparire come tali, ma il primo consiglio che possiamo darti è quello di personalizzare lo stile e trovare un modo personale di comunicarle e trasmetterle a chi legge: lascia perdere gli aggettivi di maniera, non sottovalutare l'utilizzo delle subordinate, ascolta il linguaggio della strada e pensa a come renderlo efficace e universalmente orecchiabile.
Probabilmente sei giovane e hai quindi tutto il tempo di migliorarti.
Se lo sei, la nostra non è una stroncatura, ma uno stimolo a ricercare il successo letterario.
Se non lo sei, la tua unica speranza è provare a sedurre Aldo Busi.

Ricordati, comunque, che finché c'è passione c'è speranza.

G.O.D

lunedì 7 marzo 2005

Trappola per Batman !

G.O.D. - fortunosamente giunto in possesso del diario di Alfred, il fido maggiordomo di Batman -  è orgoglioso di proporvi in prima mondiale un'avventura dell'uomo pipistrello finora sconosciuta. E non una delle tante, ma forse l'evento finale - forse il capitolo che chiude la saga del nostro eroe, tarpandogli per sempre le ali.

Prima puntata
The Million Dollar Question

Correva la primavera di cinque anni fa: un lui, una lei, un rapporto nato da pochi mesi, ma già attrezzato con quel grado di confidenza che permetteva di lasciare lo spazzolino l'uno a casa dell'altra o di passare le serate placidi di fronte al televisore avviticchiandosi amorevolmente i piedi.
Fu in una di quelle sere che lei decise di prendere il coraggio a due mani, di dare ascolto ai suoi sogni e collocarli in un orizzonte finalmente chiaro, libero da convenzioni e da qualsivoglia barlume di fredda logica.

Lo guardò e, d'un tratto seria, gli chiese: "Mi vorresti sposare ?"

Lui in quel momento realizzò che di fronte a quel contropiede fulmineo la sua difesa era totalmente impreparata e - nel lungo istante di silenzio che seguì - cominciò a riflettere sul buco nell'ozono, sulla crisi in Medioriente, sulla volatilità dei futures, sul fatto che di lì a un po' sarebbe stato l'11 settembre e - anche se non sapeva perché - gli pareva una data importante da ricordare. Insomma tutti ragionevoli motivi che, uniti ad una residuale paura esistenziale, gli avrebbero consigliato di dire no.
(1 - continua)

Come reagirà Batman ? Cederà alle insistenze di Patwoman ? Si fionderà nella batmobile e scomparirà per sempre nella notte ? Cercherà conforto tra le braccia di Poison Ivy ? Lo saprete nella prossima puntata: "Dove osano i pipistrelli"

giovedì 3 marzo 2005

Lettere dal Direttore

Riceviamo da un amico blogger (che chiameremo Der Golem) e volentieri pubblichiamo


Accolgo la notizia con temperata gioia, e conciocchessia assai impegnato, vi chiedo, quantunque sia possibile, di partecipare a questo esperimento di giornalismo eroico e debauché al tempo stesso come i trascorsi indimenticabili di Via Veneto.

vs. Eugenio Scalfari


Ecco la risposta di G.O.D.



Avendo avuto modo di conoscere brevemente il direttore Scalfari in occasione di una (risibile) minaccia di querela a lui e a me indirizzata, posso senz'altro asserire che trattasi di falso. Il Nostro, infatti, non ha mai - a memoria di collaboratore - usato la parola "gioia". Risulta inoltre inattendibile anche l'affermazione dei molti impegni attuali.

Barbapapà poi non definirebbe mai "indimenticabili" i trascorsi di via Veneto. Al limite "epici" o un più attuale "alessandrini" (in attesa che entri nell'uso comune delle eroiche imprese giornalistiche il termine "eugenino").

Insomma, non basta un "conciocchessia" o un "debauché" per fare uno Scalfari.

JoMontalban