giovedì 30 aprile 2009

martedì 28 aprile 2009

Smile

Miljan sorride. Quando scoppia la guerra nella ex Jugoslavia Miljan ha appena finito l'università e vuole andare all'estero. È sua madre a spingerlo negli USA. Non deve essere facile: dal paese bombardato al paese bombardatore. Per anni, ogni giorno, Miljan riesce a mettersi in contatto con la famiglia: stanno tutti bene, oggi una bomba è caduta proprio qui vicino, ma non troppo. Beh, tutti bene in famiglia: qualche vicino, qualche amico, non c'è più. Nei suoi ricordi ci sono dei buchi.

Miljan sorride, di questo non parla, non ce n'è bisogno, bastano gli occhi dietro al sorriso.



Io lo capisco, e capisco che lui capisce che penso al mio, di paese, tronfio di accodarsi a quell'avventura, di scoprirsi aiuto aiuto assistente, o anche solo caposala, in un importante intervento chirurgico, di trasformarsi, finalmente, da paese bombardato a paese bombardatore.

Miljan vede che penso che da allora tutto è mutato, i giornali, i discorsi, le teste, il modo di pensare ai Palestinesi: tutto è inziato così. O qualche anno prima, in Iraq.

Miljan sente che quello che sento è vergogna. E mi sorride ancora.



Intorno, un parco meraviglioso, dove i nostri figli giocano insieme, e si sorridono.

Nuova influenza di Hobbes

" Homo homini suinus "

Longjumeau

Tutti innamorati di Titti Postiglione, la dirigente della Protezione Civile che è intervenuta da S. Toro.

Ha certamente parlato con autorevolezza e competenza, e soprattutto ha sempre centrato il tema: rispondendo con precisione e chiarezza a domande altrettanto precise.



(Se sei d'accordo grazie e arrivederci. Se il dubbio ti scortica, clicca su "continua a leggere": c'è anche un video)







Tuttavia il quadro rappresentato dalla dottoressa Postiglione è, a dir poco, terrificante. Infatti, stando alle sue parole:

1. Nei prossimi dieci anni l'Italia centro-meridionale sarà interessata da un evento sismico paragonabile, se non più intenso, di quello appena verificatosi in Abruzzo.

2. Non ci sarà modo di prevederlo, come non c'è stato modo di prevedere questo: infatti lo sciame sismico che durava da ottobre non implicava una previsione di terremoto: lo stesso evento poteva verificarsi in molte altre parti d'Italia. In effetti né in California né in Giappone si è mai verificata un'evacuazione preventiva a seguito di una previsione di terremoto.

3. Negli ultimi sette anni la Protezione Civile ha mappato la penisola in base al rischio sismico.












Ma però.

Temiamo tutti che, se non dieci anni in venti, o in trenta, un nuovo terremoto importante si abbatterà sul nostro paese.  E sappiamo che non ci saranno evacuazioni preventive, perché se non le fanno in California o in Giappone, figurati qui. Però, come ha ricordato la sorella di uno studente ucciso dal crollo della Casa dello Studente dell'Aquila, in California e in Giappone l'edilizia è tale da compensare l'handicap dell'impossibilità di misure preventive. In altre parole, in Italia dobbiamo inventarci qualcosa: gli edifici infatti non saranno sanati e i nuovi non saranno migliori dei vecchi, anche perché nessun costruttore sarà mai condannato.



Inoltre, come nessuno ha detto, in California e in Giappone esiste un'educazione al rischio sismico che fa sì che tutti sappiano cosa fare nel caso in cui si verifichi un terremoto importante. Pare poi (relata refero) che esistano sensori in grado di segnalare l'arrivo di un terremoto circa mezzo minuto prima che si verifichi. Sembra poco, ma può essere il tempo sufficiente per uscire di casa, mettersi al riparo sotto un muro maestro, fuggire da situazioni pericolose.

 

E questa benedetta e sbandierata mappatura del territorio nazionale: a che serve, se poi nessuno ci fa nulla?

lunedì 27 aprile 2009

La spritzatura

IX





“5 MILIARDI DI PERSONE MORIRANNO A CAUSA DI UN VIRUS MORTALE NEL 1997.

I SUPERSTITI ABBANDONERANNO LA SUPERFICIE TERRESTRE.

GLI ANIMALI TORNERANNO AD ESSERE I PADRONI DEL MONDO.”

Brani di un’intervista a un paziente affetto da paranoia schizofrenica, 12 aprile 1990 — Baltimore County Hospital.

Didascalia iniziale di L’esercito delle dodici scimmie (Twelve Monkeys, 1995) di Terry Gilliam.




Solo ora scopro che C.S. Margherita si chiama




CAMPO S. MARGARITA




Lo sapevo che ero in Messico, in un romanzo che descrive centinaia di delitti efferati.

Solo ora scopro che sul cartoncino che uso a mo' di segnalibro c'è scritto




STAND-BY — N° 28 96 49




"Pure la paranoia cheap" fa l'oliva. "Ora scommetto che darai chissà quale significato ai numeri."

"Sì. Ti mollo 28 pugni in bocca, 96 testate e 49 calci in culo.
"

Time

Quando Luke e Obi-One (che, nobi?) cercano un tassinaro nell'astroporto, Jan Solo (Jan Sboro nella versione dei Gem Boys), dice che con il Millennium Falcon ha attraversato la galassia in 13 parsec.

Nel 1977 all'uscita del cinema mio padre mi fa notare che era una cazzata, essendo il parsec un'unità di lunghezza e non di tempo, pari tra l'altro, aggiunge, a 3.26 anni luce: tanta roba.

Io c'era rimasto male, perché Jan mi stava assai più simpatico di quel signorino di Luke, e non volevo che fosse un cazzaro.

Poi una volta a cena coi cugini tutti più grandi e coi nonni per farmi bello e per salvare Jan dico che le galassie sono lunghe tredici parsec. Ma sempre mio padre mi corregge che col cazzo, le galassie sono lunghe decine di migliaia di parsec, e ne cita anche una, forse una banalissima andromeda, lunga 30000 parsec. (Non dovete giudicare male mio padre: lo faceva per sincero entusiasmo astronomico).



Ma quel giorno del 1977 mi alleai con Jan Solo (e con Edipo) contro mio padre. il mio primo contatto con la relatività avviene attraverso libri divulgativi in cui non si capiva nulla, come sempre avviene con i libri divulgativi, ma si intuiva che lo spazio e il tempo erano la stessa cosa. Quindi la prima obiezione di mio padre era superata: posso misurare i tempi con le unità di misura delle lunghezze. Restava il problema dei tredici parsec, comunque troppo pochi. Allora iniziai a inerpicarmi sulle formule per tirare fuori i tredici parsec e associarli alle galassie: ma niente da fare: misurale come vuoi ma sono sempre più grandi.



E' qualche giorno fa, ritagliando un cazzeggio plastico, che rileggo di quella cosa che si chiama tempo proprio e, all'improvviso, capisco: dovete sapere che più corriamo più lentamente il nostro tempo passa, tanto che se andassimo alla velocità della luce il tempo non passerebbe. Allora Jan quel giorno del 1977 all'astroporto voleva dire che il Millennium falcon andava così veloce da percorrerela galassia in un tempo che il suo orologio biologico ha computato in 13 parsec/luce = 3.26 anni per 13, un po' più di 40 anni.

Se li portava pure bene.




Money

Molto tempo prima dell'episodio del post seguente, ero un bambino di sette anni. Passeggiando con mio padre ci ritrovammo in una piazza romana dalle dimensioni notevoli. Su un lato della piazza c'era un grande edificio, dall' aria austera. " E' la Zecca" rispose mio padre alla domanda di cosa fosse quell' edificio, "è il posto dove si fabbricano i soldi". Credetti che quel posto fosse magico, il luogo dove, lavorando 24 ore su 24, tanti uomini, come fuochisti di un vecchio treno a carbone, potessero risolvere tutti i problemi della povertà. Più "impastavano", più soldi fabbricavano, più ricchezza ci sarebbe stata per tutti. Fui però subito deluso da mio padre che disse che a quell' ora gli uffici erano chiusi. Così i "fuochisti" non lavoravano, i soldi non venivano fabbricati e la povertà, invece della ricchezza, dilagava.

Fosse stato ministro allora Brunetta lo avrei guardato dritto negli occhi, tanto a sette anni ero già alto come lui, e gli avrei dato ragione sui fannulloni statali. Come, invece di "impastare" chiudono gli uffici! Dissi a mio padre che ero scandalizzato, che non era giusto non fabbricare soldi. Mio padre sorrise e disse che la cosa non era così semplice, che non si potevano stampare soldi all'infinito. Non potevo sapere allora il significato di "moneta", di inflazione, di base monetaria, di tassi d' interesse e di domanda e offerta di moneta. So solo che non fui molto convinto della spiegazione-non spiegazione (spiegare la moneta a un bimbo di 7 anni più che difficile è inutile) di mio padre. Quando sono cresciuto ho capito quello che mio padre non mi spiegò. Ma ho capito anche che nell'attuale situazione di crisi aveva ragione quel bimbo di 7 anni, cioè io. Dalla crisi si uscirà, se se ne uscirà, proprio stampando moneta, cioè creando inflazione.


Che i "fuochisti" si mettano all' opera.

Brain damage

Le gemelle Paolini sono rimaste zitelle per mancanza di immaginazione.

Ilgaffeur



Degli altri.

Dust




Ancora bambino mi ero posto il problema della mancanza dei soldi, e così mi ero messo a farli: era facilissimo e i grandi erano davvero coglioni a non esserci arrivati da soli. Li facevo con la penna rossa e quando mia mamma usciva le passavo venti o trenta miliardi, perché non si sa mai.

Poi un giorno vennero a trovarci le gemelle Paolini. Erano le vicine di casa, zitelle, già vecchissime (qualcuno diceva che avessero trent'anni), ma soprattutto dotate di sottile intelligenza. Conscio dei miei doveri di ospite regalai qualche miliardo a ciascuna delle due, e una, non ricordo quale, guardò la banconota e disse "ma sono falsi!".

Io ci rimasi davvero male: sapevo benissimo dell'esistenza di soldi falsi, ma che c'entrava? Le dissi (e furono le ultime parole che dissi a entrambe le gemelle Paolini): "Non sono falsi: li ho fatti io".

Comunque me li ripresi, perché non si sa mai. Da allora decisi di non fare mai più i soldi, in ogni senso, e di lasciare l'economia nelle mani dei grandi, con i risultati che sappiamo.

Le gemelle Paolini sono ancora zitelle.




(Se questo post ti fa pensare "embé?" è perché ignori l'artefatto).




domenica 26 aprile 2009

La spritzatura

VIII




HOMER SIMPSON: Ora ascoltate bene. Al picnic ci sarà il mio capo, perciò voglio che dimostriate amore e/o rispetto per vostro padre.

LISA SIMPSON: Scelta tosta.

BART SIMPSON: Io prendo il rispetto!

I Simpson, (prima stagione, episodio 4: “Amara casa mia”, 1989-90).





Figlia7 ha trovato un'amichetta di nome Camilla a Campo Santa Margherita: sono inchiodato lì, senza libertà condizionata. Consolazione: l'oliva impallidirà, di fronte a tale genitore modello. Corrono nel campo.

A un certo punto, a proposito di chissà quale dramma, Camilla dice: "Ma tuo padre non può fare qualcosa?". Figlia7: "Mio padre è troppo preso dalla perdita dei capelli per fare qualcosa".

L'oliva sghignazza
.

L'unico gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XIV — IO SPERIAMO CHE LO CAPISCIO




Oggi il quiz è talmente facile che lo risolverebbe anche una bambina di 7 anni.

Portatemi una bambina di 7 anni!

Detto fatto.

Ascolta il suo racconto cliccando sul "Ceraunavolta", indovina il titolo del film, vinci tre Merendero.







P.S.: Ti ricordiamo che le regole de L'UNICO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate presso il notaio Altamante Fruzzetti e possono essere consultate qui. Se sei cattivone e non vuoi giocare a pallone con me vai a pettinare la bambolina.





ATTENZIONE: LA PARTITA SI È CONCLUSA DOMENICA 26 APRILE ALLE 14.35, MEZZ'ORA APPENA DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL GIOCO: CREDO SIA UN RECORD, CONSEGUITO DA YAGABABA. IL FILM DA INDOVINARE ERA "IL MAGNIFICO SCHERZO" ("MONKEY BUSINESS", 1952) DI HOWARD HAWKS.

LA PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ DOMENICA 3 MAGGIO.



L'UNICO GIOCO IN CITTÀ.

GRADUATORIA



afasol: 11 merendero.

arcomanno : 7 merendero.

YagaBaba: 3 merendero.

gegio: 3 merendero.

bianca: 2 merendero.

Flying

Tutti vanno in Ammerica alla ricerca di sesterzi.

On. Min. A. Fruzzetti "Se sterzi sgommi", in Ammerican Grappini.




Ho chiesto il granchio appena pescato, me l'hanno cotto a vapore. Nient'altro: solo granchio e vapore. Mentre lavoro il granchio con la pressa e il martello pneumatico il mio vicino di tavolo mi racconta che lui è greco, che nel mediterraneo non esistono granchi così e che l'Ammerica è il paese più libero del mondo perché qui puoi fare quello che vuoi, quello che vuoi, whatever you want, regardless of the color of your skin. E perché? Semplice: perché they don't care.

Mi fa un esempio? Come no. Io sono un pilota, ho più di duemila ore di volo. Ma in Grecia mi avevano detto che non potevo fare il pilota: I'm too small. Allora vengo in America e chiedo di fare il pilota. Mi dicono prego si accomodi. E io chiedo sicuri, non è che poi sono too small? Dicono: abbiamo i sedili regolabili, noi.

E il mavaccagare è segno di assenso

Ratzinger: L'ora di religione è segno di laicità.

(da www.lastampa.it)

sabato 25 aprile 2009

La spritzatura

VII





Non mi ricordo di ieri. Oggi pioveva.

Joseph Turner (Robert Redford) ne I tre giorni del Condor (Sydney Pollack, 1975).




Piove da due giorni. Per evitare di inzupparmi le chiappe sulle sedie fradice mi imbottisco di pannolini e mi consolo guardando l'oliva verde di rabbia. A Campo Santa Margherita il puzzo imputridito non arriva, i soliti noti volti umani sono stati sostituiti da un balletto di ombrelli, sembra di essere in un film di Johnnie To, è in momenti come questi che Venezia sembra finalmente bella, come Spinaceto. Quasi.

Imperfetto presente

"Sono ancora in vigore le norme contro l'apologia del nazifascismo ?"

"No. Vigevano"



Da anni sognavo di fare una battuta cretina su Vigevano.

E già che ci siamo: a Abbiategrasso, possibile che non succeda mai niente ?

Perché il nonno non festeggia ?

A volte mi è capitato di incrociare Fiorello su qualche canale TV. Sbaglierò, ma ho sempre ricavato l'impressione che come entertainer sia un bel po' sopra gli altri. L'altro giorno, vedendo uno spezzone della puntata che gli ha dedicato "La storia siamo noi", mi è venuta in mente una sua gag. Lo spunto era una finta telefonata del papa in trasmissione e la gag era quindi basata sulle risposte di F., che fingeva insieme emozione e zerbinica deferenza. Ad un certo punto F. si ferma, come ascoltando un discorsetto dall'altra parte e poi zelantissimo se ne esce con "Ma certo, Sua Santità ! Certo che è il sole che gira attorno alla Terra !"



Mi colpì come aveva gestito questa semplice battuta. Il Tradizionale Comico Nostrano avrebbe detto "Come dice, Sua Santità ? Che è il sole che gira attorno alla terra e non il contrario ? [ ben scandito perché tutta la gente afferri il concetto ]. Ma certo ecc.". Fiorello aveva regalato allo spettatore un "gap" di conoscenza il cui (agevole) superamento, il "click" mentale, rendeva la gag più brillante. Sottrazione e ritmo sincopato vs cartellonistica e ballo liscio.

In realtà, il TCN non avrebbe nemmeno preso in considerazione l'idea di fare battute sul papa, anche perché la cosa avveniva, non casualmente, in un qualche momento di particolare presenzialismo vaticano. E quindi F. faceva scattare un secondo "click", forse non in tutti gli spettatori ma non per colpa sua.



Tutto questo mi è tornato in mente leggendo l'incipit dell'articolo relativo al nazisacrista sul Giornale, il foglio che si avvicina al cervello solo quando ci fai un cappellino:

"Siamo alle Idi di aprile. Nel senso letterale della parola, visto che trattiamo del signor Angelo Idi, sacrestano della parrocchia di san Dionigi in Francesco di Vigevano, ed essendo successo tutto il 22 aprile"

Riconosci subito il TCN. Il gioco di parole è di una fiacchezza sfibrante, le idi cadevano entro la prima metà del mese e siamo al 22, ma passi. Qui - diciamo - ci piazziamo il primo click. Nella frase successiva, malamente collegata alle precedenti, dovrebbe scattare il secondo:

"nel giorno in cui Israele festeggia la giornata della Memoria"


FESTEGGIA ?


E qui scatta un click non previsto, o forse quello adeguato ai lettori del Giornale.



Rifugi

- Che cazzo fai?

- Festeggio.

- Cosa?

- Il 25 aprile.

- Embè?

- La liberazione.

- Da cosa?

- Dal fascismo.

- Ma dai: se ormai anche i sacrestani portano la svastica e i sindaci vengono accolti dal saluto romano.

- Gnorante, che sei.

- Sei te disinformato.

- Festeggio l'anniversario della liberazione dal fascismo. Del Portogallo.

Che simpatici nazisti

Invitiamo i lettori a inviare la loro preferenza per il divertente concorso Un simpatico nazista.

La scelta è tra
:



1. Il nazisacrista di Vigevano                      2. I nazifan del sindaco di Roma










Il sacrestano Angelo Idi (Sacchiero)


             http://www.barcellonapg.it/images/articoli/5maggio2008/pepe.jpg





Naturalmente il vincitore riceverà in omaggio un tritacarne mediatico.

Who's who?





Indovina chi è chi. E ringrazia con noi il genio di Yagababa.

mercoledì 22 aprile 2009

La spritzatura

VI





Sono andata a Venezia, e una notte ho fatto un giro su una di quelle barche a remi che un uomo spinge con un bastone.

Non un matador. Quello era in Spagna. Ma qualcosa tipo matador.


Irene Bullock (Carole Lombard) ne L’impareggiabile Godfrey (My Man Godfrey, 1936) di Gregory La Cava.




A C.S. Margherita non ci sono canali. Per quello ci vado, con un po' di fantasia sogno di bere uno spritz in una città a misura d'uomo, tipo Mexico D.F.

"Disegnami una gondola" fa l'oliva.

"Non so disegnare, cogliona. Ho visto una gondola all'inizio di Mancia competente: era adibita alla raccolta della monnezza. Credo che all'epoca Herbert Marshall avesse già una gamba di legno. Quando camminava pareva Fred Astaire.
"

L'ultimo gioco in città - un indizio

La legge di Walter

Bianco. Ma anche nero



Oh, non deludeteci. Mixando questo e il primo indovinate come minimo il film, poi la scena vien da sé. E non cala nemmeno il bottino: sempre tre manette sono

martedì 21 aprile 2009

La notte brava dei morti viventi

situazione iniziale: solito branco di zombi non si sa perché e da dove spuntati ma solo (ex)maschi. Perché solo maschi ? No, sei fai 'ste domande non hai mai visto un film de zombis. Comunque: quei macachi vagano annoiati con aria ebete e inoffensiva, inciampando e sbattendo ovunque per instrinseca goffaggine.

Per rompere la monotonia - e soprattutto perché ci vorrà pure un motivo per proseguire - assaltano un centro commerciale e fanno razzia di medicinali sperando di curarsi. Incidentalmente si ingozzano di Viagra.

Miracolo !


(per i raffinati: "turning point")

Quello che pareva morto (non lo zombi intero, ma solo un componente) resuscita e ti si impenna a livelli empirestatebuildici. E qui scatta la sindrome detta "la fissa dello zombi", che anche questa volta è la ricerca di carne umana, ma con obiettivi non gastronomici, almeno in prima battuta.

Gli zombi le provano tutte per sfogarsi ma gli va storta in una serie di modi che trovano un limite solo nella nostra immaginazione più splatter e maiala (cioé: no limits).

Alla fine, portati alla follia da quella idea maniacale, si eliminano da soli con una revolverata in fronte, come hanno finalmente appreso a forza di andare al cinema.

Globalizzazione

Ho fatto un sogno in cinese. Prima sono andato dal traduttore e poi dallo psicanalista.

La parola magica

Il rito documentato in questo sconvolgente spezzone di "Domenica In" - lo diciamo subito - non deve destare ilarità o sarcasmo, come è accaduto agli autori del video qui sotto. Guardiamolo insieme.

I protagonisti sono un ex-noto mago, ormai prossimo alla scomparsa perfino dall'immaginario collettivo, e una presentatrice che non conosco, nemmeno, ahimè, in senso biblico. Non lo immaginereste mai, ma tra i due sta per accadere qualcosa di sconvolgente, qualcosa di molto diverso dal solito spettacolino a base di sparizioni.



Fermate la visione del filmato nel momento in cui Silvan pronuncia l'unica parola realmente magica di questo show - e non sarò certo così stolto dal riprodurla qui per iscritto: tanto varrebbe evocare il Necronomicon dell'arabo pazzo Abdul Alhazred.

Quello che alle orecchie di ognuno appare un innocente, fiacco tentativo di battuta, così lieve nella sua bolsaggine da non poter strappare né risate né riprovazione, imprimerà al rito una svolta inattesa.



Proseguite nella visione e osservate con attenzione la donna, l'orribile mutamento nel suo volto, quel fremere della mano in un gesto che sembra voler richiamare l'attenzione di una presenza fuori campo, oscura. Ma non è così: l'Altro è dentro di lei. E si contorce, preso dagli incantamenti del mago.



Ora appare chiaramente la portata della sfida che si sta svolgendo sotto i nostri occhi.



Silvan non si ferma, è implacabile. Con una veloce mossa fa sparire dalla mano della donna, ormai inchiodata nella trappola che le ha abilmente costruita intorno, l'anello, chiaro simbolo di arcano legame. E a questo punto avviene la spaventosa trasformazione che vedete testimoniata nell'ultima parte della ripresa: la presenza oscura esce dalla bocca della donna profferendo frasi orribili e insensate, in mezzo al battimani isterico e folle dei presenti, che immaginiamo contorcersi nudi e schiumanti bava dalla bocca.



Non sappiamo se Silvan il Bianco sia uscito dallo studio televisivo. Vorremmo saperlo ancora lì, travestito o invisibile ma sempre maieutico, pronto a trascinare nella piena luce del monitor - e quindi sotto l'occhio della nostra coscienza - le potenze maligne nascoste dietro la telecamera, nello specchio oscuro della televisione.







lunedì 20 aprile 2009

La spritzatura

V





— Ho ricevuto una lettera dal cugino di mio marito, in Abruzzo: sua madre è morta. Ti ricordi di Emilio Di Giorgio, che aveva un’osteria in Abruzzo? È morto. Sai chi altro è morto? Ma sì, quel vecchio irlandese che abitava al piano di sopra, sempre ubriaco. Si becca una pleurite, sta due settimane in ospedale, e ieri… è morto.

— Mi piace tanto venirti a trovare, Caterina, perché hai sempre notizie allegre da raccontare.

Caterina (Augusta Ciolli) e la sorella Teresa Piletti (Esther Minciotti) in Marty, vita di un timido (Delbert Mann, 1955).




A C. S. Margherita piove. Chiudo l'ombrello, come il marito di Betsy Blair. In realtà si chiama Elisabeth Winifred Boger, è un po' cozzetta e a parte Marty (premio a Cannes) lavorò poco, perché era sulla lista nera di Hollywood.

"Razza di cretino, era una gran donna. Se fosse viva, si rivolterebbe tra le lenzuola di Vauro, invece che nella tomba" mi dice l'oliva

"Come 'nella tomba'?"

"È morta un mese fa. Imbecille."

domenica 19 aprile 2009

L'unico gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

Questa volta siamo veramente allo sbraco.

Dovete indovinare il notissimo film d'azione a una delle cui più stranote scene allude l'inqualificabile indovinello che segue



Il prigioniero ha cantato

Nonostante sia di fonte poliziesca, la versione del detenuto non convince lo sbirro



In palio ci sono - ma giusto per invogliarvi - ben tre paia di manette.



ATTENZIONE: LA PARTITA SI È CONCLUSA VENERDÌ 24 APRILE ALLE 13.57. IL FILM DA INDOVINARE ERA "48 ORE" (WALTER HILL, 1982). ARCOMANNO SI AGGIUDICA TRE PAIA DI MANETTE. SOTTO PUOI VEDERTI LA SCENA CULT RICORDATA DAL PRIMO INDOVINELLO.

LA PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ DOMENICA 26 APRILE.



L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.

GRADUATORIA



afasol: 11 manette.

arcomanno : 7 manette.

gegio: 3 manette.

bianca: 2 manette.







sabato 18 aprile 2009

Il cielo può stendere

Diciamo che il programma è riuscito solo a metà

"[il Signore], quando ci fa partecipare delle Sue sofferenze è perché vuol farci partecipare anche della gloria della Sua resurrezione"





Controcampo

Ultimo indizio dell'unico gioco. Ti resta meno di un giorno. Ma se stavolta non trovi vuol dire che non c'è proprio niente da fare e che per il nuovo quiz di domani ci toccherà scegliere tra una foto con Kate Winslet e Leonardo DiCaprio sulla prua di una grossa stupida nave o un "In che film lei dice tante volte 'Domani è un altro giorno'?

venerdì 17 aprile 2009

La spritzatura

IV





Un  giorno, lo giuro sulla testa di Anna Bolena, scenderò in quella calle di lacrime e farò un esempio.

On. Min. A. Fruzzetti, Le baffute chiattozze.




C. S. Margherita. Da una Birnam di studenti si sradica una ragazza con 2 (due!) seni enormi, si dirige a passo marziale verso di me. Si siede incrociando le gambe (calze autoreggenti), mi guarda negli occhi e dice: "Io non butto mai nessun sms: il mio nuovo cellulare ne può conservare 8000. Ho 27 anni e sono vergine: per scelta, non per caso. Addio". Si alza. L'oliva e io la guardiamo allontanarsi, con la bocca aperta.

Dell'abiezione

Les travellings sont affaire de morale.

Jean-Luc Godard, Table ronde sur "Hiroshima, mon amour" d'Alain Resnais, "Cahiers du cinéma", n° 97, luglio 1959.





La morale est affaire de travellings.

Luc Moullet, Sur les brisées de Marlowe, "Cahiers du cinéma", n° 93, marzo 1959.




Solo violenza aiuta dove violenza regna. Ieri sera ho messo sul fuoco una pentola piena d'acqua, ho tirato fuori dal frigo una confezione di ravioli ricotta e spinaci Rana, ho tagliato con le forbici un cartoccio di panna liquida, ho grattato un po' di parmigiano e ho acceso il televisore.

C'era AnnoZero.





Io AnnoZero non lo guardo mai, perché dove solitamente vivo RaiDue non arriva, dalle mie parti abbiamo diritto solo a Bruno Vespa, da anni non possiamo neppure guardare Euro e Mondiali perché la Rai non paga i diritti satellitari. A volte vedo dei pezzetti di AnnoZero su youtube, quando me li indicano gli amici. La trasmissione intera sul pc no, troppa fatica.

Sul mio pc di tanto in tanto raccolgo notizie degli amici, nel senso in cui li intende facebook o la cosiddetta blogosfera.


C'è quello convinto di giocare a pipsqueak-squashing senza accorgersi che si tratta di redcross-shooting.
C'è quello che deride un tale perché si è laureato in una materia indegna, così ridicola che personalmente sarei stato sonoramente bocciato al primo esame e non ci avrei mai più riprovato, tanto mi pare difficile. È anche vero che come diceva Julia Roberts in un film discreto, "I manicomi sono pieni di persone che si credono Gesù o Satana. Pochissimi hanno la fissazione di essere un tipo in fondo alla strada, che lavora per una compagnia di assicurazioni". Il dottor Caligari ospita migliaia di compagni che credono di salvare il mondo o se stessi iscrivendosi o addirittura creando gruppi su fb dediti alla lotta senza quartiere contro un pò, un dò, un qual'è. Come se da un'elisione o da un troncamento dipendessero esiti rivoluzionari (rivoluzionarii? rivoluzionarî? Ma vaffa). Come se bastasse tuffarsi nei congiuntivi per riemergere con decine di perle, come se l'orrore nel quale siamo impantanati fosse dovuto a una o (:o!) al posto sbagliato, a un semplice errore, a uno svarione e non piuttosto a un refuso deliberato e necessario.



Io non ascolto mai le parole del Papa, figuriamoci quelle dei suoi subalterni. Quasi mai. Per me può dire quel che vuole, giusto o sbagliato che sia, non faccio parte della sua parrocchia, dalla nascita, per scelta e per problemi di ricezione satellitare. A volte ascolto o leggo dei pezzetti delle
sue dichiarazioni, perché gli amici mi obbligano, ma di solito non ne penso nulla, le parole mi scivolano come acqua sugli impermeabili (e non sull'anima, non ci credo, nell'anima). Dalle mie parti si chiama "passare tra le gocce": perché uno si riserva per i grandi tifoni conradiani, ma poi passa la youth e ti ritrovi ad affrontare una tempesta di merda cilena.

È un atteggiamento completamente sbagliato, diciamocelo. Oltretutto è anche ingenuo. Finisce che uno arriva impreparato, come all'esame di una materia universitaria stupida, inutile, e difficilissima.

A furia di essere un pugile suonato, uno dimentica di andare in palestra, all'allenamento. Ce lo dicono, spesso, gli altri, gli amici, i compagni, convinti forse di essere dei contender, ma se gli chiedi di mostrarti il biglietto scopri che in mano hanno una sola andata per Palooka-ville, intraducibile distopia americana, anche se ricordo che Maud diceva a Jean-Louis: "Dovunque si vada, si è condannati alla provincia".

Così ieri sera ero troppo distratto per prevedere l'uppercut da k.o. Stavo lì con i ravioli sul piatto, un occhio rivolto alla televisione che parlava di un vignettista che non fa ridere perché invece di fare satira si permette di ricordare i fatti, disegnando un terremoto di scarsa entità che per motivi fatali ha fatto 300 morti in una sperduta cittadina del Congo belga, e di un uomo di potere che oggi parla esattamente nello stesso modo in cui parlava un altro uomo di potere ottant'anni fa; e l'altro occhio sul monitor del pc dove c'è quello che continua a cullarsi nella convinzione che la maggior parte delle donne abbiano 2 seni (mentre è molto più comune che ne abbiano 1, 3, 5), quello che spacca le semibiscrome in 4, quello che dispone di tutti i curriculum vitae di tutti gli esseri umani, nel 2042 saranno 9.000.000.000, nel 2666 chissà, forse 0, anche se pare che "to GOD, there is no zero". Una colossale Biblioteca di Babele di lauree immeritate, millantate, estorte, sperate: un incubo da far rimpicciolire l'archivio Andreotti, 3 millimetri al giorno.

Siamo solo buffoni, altro che dèi, al massimo dei lesser gods. Bastava vedere la povera Guzzanti, stremata, à bout de souffle, e te credo, questa realtà (ossia questa televisione) schiaccerebbe persino Andy Kaufman o Lenny Bruce, la guardavo afflitto con un occhio, mentre con la generosità dei perdenti mi strappava un sorriso nominando Marziale e Orazio, homuncio lepidissimus, penis purissimus, ma con l'altro occhio leggevo quel che mi scriveva un'amica, giustamente notava che il meglio ormai è fuori copione, quando non riuscendo più a trattenere la rabbia Sabina, interrotta da Ghedini ancor prima di cominciare il suo show, ripete urlando le parole dell'Azzeccagarbugli che questo Paese si è da sempre meritato: "DI PIETRO ORAMAAAIII!!!". E insisto, quell'urlo gli sfugge prima di iniziare il monologo. A mo' di involontaria confessione, a indicare che quanto seguirà non sarà uno sketch comico, ma solo uno sbocco di sangue, quel Mauvais sang che faceva dire a Michel Piccoli: "Non capisco che succede. È una cosa recente. Non riesco a dimenticare più niente. Le mie emozioni non si cancellano più una dietro l’altra, come prima: si ammucchiano, si accatastano. Nulla cicatrizza più. Poco fa, per qualche secondo, ho avuto paura. E ora mi porterò appresso questo schifo di paura fino alla fine".

Infatti Sabina Guzzanti è venuta dopo, a guerra finita. Hiroshima era già avvenuta, amore mio, e io non l'avevo prevista, avevo ignorato tutti gli sciami, la protezione civile si era scordata di avvertirmi.

A un certo punto, infatti, nello schermo della televisione (che poi è la realtà, o no?) è apparso il diavolo in persona.

Come sempre, si presenta sotto vesti rassicuranti. In questo caso, addirittura quelle ecclesiastiche. Ragiona come la maggioranza degli italiani, come uno di noi, insomma, parla la nostra lingua e aderisce allo spirito dei tempi, quello dell'ignoranza militante (non ho visto nulla, non ho letto un tubo, non so un beneamato cazzo e ne sono fiero). Un uomo comune. Ma c'è qualcosa che tradiva la sua natura di vero Dio, di fronte al quale siamo solo piccoli God, dilettanti della comicità o pugili suonati, noi, la Guzzanti, quello che vorrebbe abbattere la bêtise o la connerie, vasto programma, quello che cosa hai studiato a fare e quello che se un pò mi dò gnente.

Noi cerchiamo di essere un po', appena un pò intelligenti, ma quell'uomo era geniale, "nel senso più notturno e tedesco di questa brutta parola", come diceva il giovane Borges stroncando Quarto potere di Welles: il film che non a caso segnò l'intera opera futura dello scrittore argentino. Possiamo scavalcare un paio di ostacoli, ma non basta darsi all'ippica per essere un Cavaliere dell'Apocalisse. Tutta la nostra ironia spuntata, tutte le nostre battutine di spritz: e nel giorno del Giudizio potremo vantare al massimo un paio di omicidi. Un tableau de chasse che la polizia municipale di Santa Teresa o Ciudad Juárez non reputerebbe neppure degno di un serial killer, indagine archiviata. Quell'uomo riesce in un sol colpo a  frullare in Paradiso 300 esseri umani, a trasformarli in anime, vale a dire in nulla: roba tosta, di cui saremo incapaci in eterno, ci manca la tenebrosa Grazia, noi "non potevamo capire poiché eravamo troppo lontani e non potevamo ricordare, poiché stavamo viaggiando nella notte delle prime età, di quelle età che sono scomparse, lasciando appena un segno — e nessun ricordo. Noi siamo abituati a guardare l’immagine incatenata di un mostro vinto, ma lì — lì si poteva guardare una cosa mostruosa e libera".

Quell'uomo rideva. Rideva continuamente. Senza alcun motivo apparente. Una settimana prima Vauro Senesi aveva ricordato dei fatti, aveva insinuato il sospetto che quelle morti non erano così fatali: e quell'uomo rideva. E quella risata era abiezione pura, assoluta e fanciullesca: come quel carrello che si avvicina oscenamente al volto di Emmanuelle Riva mentre lei si butta sul filo spinato ad alta tensione nel lager di Kapò.

Tra le fauci di quella risata finiva l'universo tutto: i vivi e i morti del terremoto, gli scarabocchi maldestri di un disegnatore, i balconi di Piazza Venezia e i vulcani artificiali di Villa La Certosa, e infine i miei tortellini Rana, sempre più cari e sempre meno buoni, ogni anno che passa.

Avrei dovuto laurearmi in teologia, invece di perder tempo con le consecutio, i qual'è, i perchè, l'accord du participe passé, e i carrelli morali e della spesa. Almeno avrei imparato qualcosa, prima di finire six feet under. Avrei riconosciuto Satana, vedendo la sua risata vorace, annoiato sbadiglio baudelairiano.












Bisognava concludere. Manifestai alla contessina Delrio ciò che sentivo di non poterle dissimulare più a lungo. Si rassegnasse all’idea: le diagonali del parallelogrammo si secano nel loro punto mediano. E non è tutto: esse ne dividono l’area in quattro triangoli equivalenti.

Con il devoto rispetto che può germogliare da un animo profondamente cavalleresco, mi permisi di instare una quinta volta presso di lei, affinché si benignasse di accogliere queste due tesi, per suo graziosissimo placet, riconoscendone la validità. Riscuoter esse il plauso plebiscitario delle moltitudini, il favore de' più meticolosi accademici in tutti i paesi adorni di sistema metrico decimale ed in altri ancora.

La contessina capì che onorandomi d’un suo rapido assentimento, c’era modo ch’io prendessi commiato. Quello sbadiglio che da una novantina di secondi lasciava girar bighellone per i fasci mandibolari, senza curarsi di addomesticarlo, si diede perciò a conchiuderlo precipitosamente.

Prese una busta, messa per segnalibro nel trattato di geometria ad uso del ginnasio superiore, e me la porse dicendo: "Mammà dice se domenica ven-tura… può anzi venir sabato; perché domenica viene papà. E andiamo alla Ca' merlata".

Il tono della faccenda era un poco nel naso.

Carlo Emilio Gadda, La Madonna dei Filosofi ("Cinema"), in Romanzi e racconti, I (a c. di Dante Isella), Garzanti, Milano 1988, p. 51.


Non riconciliati, ovvero seguirà testo. Forse.

Una volta volevo fare lo scrittore. Volevo scrivere una cosa che un giorno una persona inferiore avrebbe citato. Ma non l’ho mai fatto. Sono io la persona inferiore, Patricia. Non dico mai niente di significativo che non sia stato già detto. Sono da buttare via. Ho buttato via le persone e sono da buttare via.

Chuck Barris (Sam Rockwell) a Patricia Watson (Julia Roberts) in Confessioni di una mente pericolosa (George Clooney, 2002).



— Come ha detto Bertrand Russell, “L’unica cosa che riscatta il genere umano è la collaborazione”. E so che adesso faremo nostre queste parole.

— Non erano su un sotto bicchiere?

— Sì, della Guinness doppio malto.

Shaun (Simon Pegg) e Liz (Kate Ashfield) ne L’alba dei morti dementi (Shaun of the Dead, 2004) di Edgar Wright.



L’attore, invece di voler dare l’impressione di improvvisare, dovrebbe mostrare piuttosto cosa è la verità: citare.

Bertolt Brecht.




— Se quell’aereo decolla senza di te, finirai col pentirtene. Forse non oggi, forse non domani, ma presto, e per il resto della tua vita.

— Oh, che belle parole…

— Sono di Casablanca. Ho aspettato tutta una vita l’occasione di usarle.

Allan Felix (Woody Allen) e Linda Christie (Diane Keaton) in Provaci ancora Sam (Herbert Ross, 1972).



Amer savoir, celui qu'on tire du voyage !

Le monde, monotone et petit, aujourd'hui,

Hier, demain, toujours, nous fait voir notre image :

Une oasis d'horreur dans un désert d'ennui !

Charles Baudelaire, Les Fleurs du mal ("Le Voyage").

Tornare piccini

Aggiornamento all'ultimo gioco in città

Un nuovo indizio va ad aggiungersi alle tracce già disseminate
. Potete farcela ad indovinare ! Rileggete attentamente il titolo qui sopra e centellinate l'annuncio di Alt. Concentratevi, concentratevi il più possibile.

Chiste

Insieme a te non cisto più.

On. Min. A. Fruzzetti

in "Questo soffritto viola

no non esiste più"


Ed. Revisionismo canoro.




Berlusconi. Ma come è possibile?

Ho perso il conto delle lingue in cui negli ultimi quindici anni mi è stata rivolta questa domanda: una domanda a cui non ho mai saputo rispondere. Ecco, doveva succedere anche in Ammerica, ora che non te la puoi più cavare con la foto di Bush che guarda concentrato in un binocolo tappato. Perché Bush non esiste più.



Berlusconi. Ma come è possibile?

Non lo so, spesso non c'ero, e se c'ero, comunque, non lo sapevo. La butto sugli anni 70, su capitali da investire nell'edilizia, su un allevamento equino in cui c'erano tanti cavalli quanti stallieri, su un politico che decideva a percentuale fissa, su signori incappucciati ma non del kkk, sulla proprietà dell'informazione da scalare, su sentenze scritte sul braccio destro, su sentenze scritte sul braccio sinistro. L'argomento è interessante per il mio interlocutore, ma penso che non sia traducibile in italiano, perché soffre di una mancanza irredimibile: è un argomento razionale. E se tutto ciò che è reale è razionale, tutto ciò che è razionale è démodé. E l'Italia, sia detto in anteprima, è il paese della moda.



Allora rifletto, e quando rifletto mi tocco un orecchio. Lo faccio esattamente da ventitré anni, ma la spiegazione del perché richiede che si cambi pagina e che intimi ai deboli di stomaco di fermarsi qui.







Ventitré anni fa mi si formò una cisti sebacea nel lobo di un orecchio. Brufoli, punti neri e cisti occupano un terzo della vita di una persona, lo dicono le statistiche, e considerato che l'altro terzo è dedicato al sonno, resta solo un terzo per la burocrazia. Tutti (non fate finta di niente)  sanno perfettamente che il destino di una cisti si decide in pochi giorni, una settimana al massimo: la cisti si riassorbe o si installa per sempre.



Esistono nondimeno eccezioni: cisti che, stabili da anni, all'improvviso esplodono. È un evento spettacolare ed emozionante, in cui l'individuo si fa universo e la cisti supernova. C'è chi per tutta la vita ricorderà quell'istante, cercando invano di riprodurlo nella memoria. Gli innumerevoli (provare per credere) gruppi di discussione in rete in cui gli utenti si scambiano le loro esperienze al riguardo, corredate di fotografie e filmati, dove pullulano mestatori impostori e millantatori, dove i più timorati cercano ricetto in ridicoli camouflages ("la cisti era di mia moglie, io gliela ho esplosa"), testimoniano di questa realtà.



Le cisti deflagrate possono sempre riformarsi e diventare inestirpabili. Invano chi ne è affetto (o graziato) le tortura  con spilli, coltelli arroventati, microscopiche ghigliottine costruite all'uopo e facilmente reperibili ovviamente su internet, morse, tenaglie, fiamma ossidrica e tutti gli altri strumenti del fabbro. Gli unici risultati sono infiammazione e ingrossamento, nient'altro che stimoli ulteriori a proseguire la battaglia.



All'improvviso capisco che quel piccolo oggetto dentro il lobo racchiude, nel sebo (maleodorante, a dar retta ai siti menzogneri) che contiene, la risposta alla domanda iniziale, in forma di allegoria, simbolo, anagogia, figura, schema.



Liberarsi di una cisti però è facile, basta un medico qualsiasi. Ma dal medico non ci si va, perché non ci si vuole davvero separare dalla supernova personale che potrebbe sempre, anche ora, decidere di esplodere. E al medico non avremmo il coraggio di chiederla indietro, perché anche se fingessimo una cugina che studia biologia o un criceto ipoglicemico, lui, il medico, ci sgamerebbe subito: anche lui ha le sue supernove nascoste.



La Garzantina garantisce che in ogni caso la cisti non può estendersi più di tanto e non degenera mai.

giovedì 16 aprile 2009

La spritzatura

III





Una maquiladora en México, país en el que resurgió el término,

es una empresa que importa materiales sin pagar aranceles,

siendo su producto uno que no se va a comercializar en el país.


es.wikipedia.org (voce "Maquiladora").




Campo Santa Margherita, stesso bar (gli altri son tutti pieni), oliva paranoica. Vedo un'insegna seventies che vanta lampadine Osram e una frase: "Lo sforzo fisico la riempiva di energia, lo sfinimento diventava vivacità e grazia, le giornate erano lunghe, lentissime, e il mondo (percepito come un interminabile naufragio) le mostrava la sua faccia più vivace e le faceva capire che anche la sua, naturalmente, lo era".

Chi l'ha visto?





Yogi, da alcuni soprannominato "Ernesto". 40 cm, sesso ignoto, tratti peluchici di origine indoeuropea made in Korea. Segni particolari: vuol bene a tutti i bambini, buoni e cattivi.



Scomparso a L'Aquila il 6 aprile 2009, l'ultima volta è stato visto il pomeriggio dello stesso giorno mentre veniva introdotto di forza in una Cadillac nera con vetri oscurati da un losco signore, calvo e con grosso neo sul mento. Poche ore prima, molti testimoni avevano notato il sospetto mentre si aggirava tra le macerie de L'Aquila e agguantava oggetti, suppellettili, vestiti. Interrogato da alcuni passanti, si è detto giornalista (affermazione rivelatasi falsa in seguito a verifica della Prefettura).

Allo stato attuale delle indagini,
l'unico indizio di cui dispongono le Autorità investigative è un filmato in bassa risoluzione la cui visione può turbare gli animi più sensibili

Chiunque abbia visto Yogi detto "Ernesto" è pregato di contattare al più presto la cellula di crisi Interpol allo
(+39) 0667791.

Contrordine, fedeli !

Benedetto XVI presto tra i terremotati


" Ehm.. "sisma", Sua Santità, non "scisma" "

Notizie degli scavi







Per i dettagli, leggere qui.

Ditinifini N°14

Symbols

Siamo qualcosa che non resta

Frasi vuote nella testa

e il quore di simboli pieno.

Guccesco Francini



Non ti curar di lor

ma guarda e passa

(D. A. Maradona)

On. Min. A. Fruzzetti

Il campo mio è magnetico (e pure bevetico).





Le storie sono storie, fino a quando la scuola insegna che le storie sono figura, allegoria, metafora e anagogia: simboli. La cosa più importante in una storia è afferrare chi rappresenta cosa e scriverlo più rapidamente possibile nell'apposito quaderno. Può essere conveniente preparare degli schemi pronti all'uopo: schemi di schemi.

Il barone Cosimo Piovasco di Rondò rappresenta la Libertà, Don Rodrigo rappresenta la Cattività, Zeno Cosini rappresenta l'Uomo del Novecento contrapposto all'Uomo dell'Ottocento che non è affatto rappresentato, Mastro-Don Gesualdo, Giovanni Drogo, quello del Male Oscuro e tanti altri rappresentano Colui Il Quale Alla Fine Non Gliela Fà. Questi ultimi rappresentano la maggioranza.



Il bambino che non vive nell'era del linco, dove ogni personaggio è blu e sottolineato e cliccandolo si accede immediatamente all'oggetto che esso rappresenta, operazione dopo la quale si scopre che anche l'oggetto rappresentando rappresenta qualcosa raggiungibile tramite linco, e così via, tanto che il bambino svegliotto potrebbe anche sospettare che dopo un certo numero di cliccamenti si ritorni al personaggio di partenza, ma non si spingerà mai a verificarlo, il bambino che non vive nell'era del linco, si diceva, diventa rapidamente abile a intuire chi rappresenta cosa: anche nella vita.



All'inizio è divertente, poi diventa noioso, infine terribilmente triste. In estate vengono raccolti i pomodori e triturati dalla macchinetta elettrica issata in cucina come una Virgen de Guadalupe. Il passato, che rappresenta il passato, viene raccolto nei vasetti Bormioli poi immersi in un pentolone di acciaio inox ricolmo di acqua. Sotto il pentolone si accende un fuoco, l'acqua viene fatta bollire e dopo un tempo interminabile, durante il quale è rimasto a vedere il fuoco, il bambino prende la manichetta, apre l'acqua e spegne il fuoco, immergendosi nello sfrigolare rosso che, unico, non rappresenta nulla, se non, forse e solo con il senno di poi, la salvezza.

mercoledì 15 aprile 2009

La spritzatura

II




Ah, Venice…

Indiana Jones (Harrison Ford) in Indiana Jones e l’ultima crociata (Steven Spielberg, 1989).




Campo Santa Margherita, stesso bar, tavolino diverso (angolazione migliore). Evento: nello spritz stavolta trovo un'oliva enorme, barocca. Ieri non c'era. Dev'essere una forma di riconoscimento, riservata ai clienti fedeli. Di questo passo, mi prenderanno per un habitué.

Domani cambio bar.

La massa è finita

Per il totalitarismo non c'è vero Stato, né vero popolo, ma una massa amorfa ed un duce. L'identificazione pseudoidealistica del Capo e del popolo non è che la effettiva identità anarchica dello schiavo e del tiranno. Mussolini non era una persona, ma una vuota maschera, un simbolo appunto di questa indifferenziazione totalitaria; l'idolo vuoto della massa informe, identico ad essa. […]

Mussolini non era una persona, né un carattere; ma l'espressione di tutto quello che di impersonale e non caratterizzato giaceva nell'animo degli italiani. Di qui la sua mutevolezza, il suo istrionismo, e quella sua straordinaria, contagiosa volgarità. Era come una concrezione di sogni velleitari, di rancori nascosti, di paure. Era il frutto della paura della libertà; lo stesso terrore di cui era impastato era la fonte della sua triste potenza. Di fronte agli uomini liberi, Mussolini non esisteva: la sua immagine, la sua sigla, la sua voce, per quanto infinitamente ripetuti come incanti, non avevano presa.

Carlo Levi, Morte dei morti, "La Nazione del Popolo", 30 aprile 1945.







Quassù qualcuno ti ama

Totale solidarietà a Vauro



questa vignetta è il motivo della sospensione di Vauro

(no, lo sappiamo che non siete così babbei da credere a queste panzane
)



Unico gioco in città: indizio divino.

Nuova immagine. Illuminati d'immenso (o di meno, in questo caso il risultato è lo stesso).

martedì 14 aprile 2009

La spritzatura


I




1 gennaio


Oggi mi rendo conto che quel che ho scritto ieri in realtà l’ho scritto oggi: tutta la storia del trentun dicembre l’ho scritta il primo gennaio, vale a dire oggi, e quel che ho scritto il trenta dicembre l’ho scritto il trentuno, vale a dire ieri. Quel che scrivo oggi in realtà lo scrivo domani, che per me sarà oggi e ieri, e anche in qualche modo domani: un giorno invisibile. Ma senza esagerare.

Roberto Bolaño, I detective selvaggi.




Oggi a Campo Santa Margherita ho visto un bambino di 3-4 anni che passeggiava col nonnetto. Il nonnetto leccava un gelato, il bambino era intabarrato in un giubbotto vintage e camminava dritto con le mani in tasca. Ero solo al primo spritz (con aperol), non ero ubriaco
.

lunedì 13 aprile 2009

I clowns

— Dove hai messo i nasi finti?

— Ma che stai dicendo?!

— Sei tu il direttore di questo circo. Io sono un clown e aspetto il naso finto! Quello rosso, a forma di palletta!

Stig Helmer (Ernst-Hugo Järegård), esimio neurochirurgo, e Moesgaard (Holger Juul Hansen), stimato amministratore del grande ospedale di Copenhagen: il giuramento d’Ippocrate si presta con nasi rossi a forma di palletta in The Kingdom — Il Regno (Lars von Trier e Morten Arnfred, 1994).





Network politico-televisivi

La tv pubblica non può comportarsi in questo modo.

Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio della Repubblica italiana.



Semplicemente indecente. L'unica cosa stonata in questa tragedia.

Gianfranco Fini, Presidente della Camera dei deputati della Repubblica italiana.



È la tv dell'odio. È la tv del veleno.

Maurizio Gasparri,
presidente del gruppo del Popolo della Libertà al Senato della Repubblica italiana.








Bruno Vespa, Presidente della terza Camera della Repubblica italiana. Quindi può dire un po' quel che cazzo gli pare, tanto è protetto dal lodo Alfano.

domenica 12 aprile 2009

L'unico gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XII — BLOW DOWN



























Indovina da che film è tratta questa immagine e vinci 3 rullini fotografici. Mercoledì aggiungeremo un altro snapsciott, ma ci toccherà usare uno dei rullini. Venerdì avrai una terza immagine e un rullino soltanto.

AGGIORNAMENTO (mercoledì 15 aprile): L'illuminazione scende dall'alto, e se non sei pronto a riceverla può anche fare male, Spara un titolo, vinci due rullini, altrimenti Dio ti condannerà a essere meno di zero.

AGGIORNAMENTO (venerdì 17 aprile): Nuova immagine. Forse domani ce ne sarà un'altra, per il piacere dei grandi e soprattutto dei piccini.  Nel frattempo anche la posta si riduce, come una pelle di zigrino: ti resta un rullino. Tanto fra poco non ci sarà più nulla da fotografare.

AGGIORNAMENTO (sabato 18 aprile): Resta meno di un giorno. Abbiamo aggiunto una quarta foto. Abbiamo scritto un testo lungo, noioso e insensato il cui unico scopo era quello di aiutarti a risolvere il gioco. Se ancora non ci arrivi, sei un caso disperato e ti daremo in pasto al gatto.

P.S.: Ti ricordiamo che le regole de L'UNICO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate presso il notaio Altamante Fruzzetti e possono essere consultate qui. Se hai una crisi di claustrofobia vatti a fare una passeggiata nel parco.



La partita si è conclusa senza vincitori.


Il film da trovare era Radiazioni BX: distruzione uomo (The Incredible Shrinking Man, 1957), di Jack Arnold. È l'adattamento di un romanzo di Richard Matheson, già splendido di suo. A mio avviso appena superiore al libro, lo considero uno dei migliori film sulla condizione umana, e certamente il migliore sulla dimensione umana, con tutti i doppisensi che vuoi: ci stanno tutti, come i miliardi di atomi sulla punta di un ago.

Il countdown della prossima sfida infernale è già stato attivato
domenica 20 aprile.

Come zucche vuote nella corrente del fiume

Cinque IQ

(dalla raccolta "Mamisurati Lhaiku")


Mi sento scemo

all'alba, appena sveglio

E il giorno è lungo

Sei un vero idiota

Io lo penso da sempre

E te la tiri


Del tuo cervello

hai fatto spezzatino

con la katana


Le tue scemenze

fanno morire i fiori

del mio ciliegio


Razza di fesso

non si va in infradito

sul monte Fuji

mercoledì 8 aprile 2009

Dubbi

C'è uno che parla sempre con gli altri e uno che parla sempre da solo. Oggi comincia ad essere difficile capire chi dei due è matto.

Unico gioco in città: indizio biblico.

Stavamo per suggerirlo noi: incredibile ma vero, ci ha preceduti un giocatore ancora più diabolicamente cinefago.

Leggilo qui

My generation

La conoscenza, la cultura, i grandi traguardi intellettuali

restano un patrimonio fortemente radicato

che oggi sembra impossibile da disperdere:

se ci crediamo veramente

se lottiamo con tutti noi stessi

se non lasciamo nulla di intentato,

forse possiamo farcela.

On. Min. A. Fruzzetti,


Memoria nel sottosuola.






Già che ci sono gli chiedo: sì, ma come fate con i vecchi? La risposta la capisco poco, perché io l'ammericano proprio non mi va giù. Dice che è un bel problema. La corte suprema, o costituzionale, non ho capito, ha sentenziato che non si possono mandare in pensione gli accademici perché sarebbe una forma di discriminazione basata sull'età: e qui vale il quinto emendamento, o il quarto, o il primo, mica ho capito.

Dal canto loro i vecchi in pensione manco per l'anima, perché altrimenti devono lasciare la casa che spesso è fornita loro dall'università, e siccome hanno speso tutto in bagordi, non sarebbero in grado di comprarsene un'altra.

I capi dipartimento aspettano solo che diventino così inutilizzabili da non riuscire ad andare a fare lezione: sul contenuto delle lezioni infatti non si può sindacare per via del trentottesimo emendamento comma 4): ma se non riescono ad arrivare in aula possono finalmente licenziarli. Così costruiscono edifici di N piani in cui i primi N-1 sono deserti, e le aule si piazzano all'ultimo. Ma i vecchi lo sanno benissimo e si arrampicano sulle scale con i cani camminanti, e se N diventa troppo grande i vecchi si fanno issare dalle gru.

I capi dipartimento murano le finestre, ma i vecchi arrivano con gli elicotteri e si fanno calare dal tetto. I dipartimenti offrono periodi di soggiorno ai casalesi (sulle cui attività non si può interferire per via dell'emendamento pigreco, che, spiega il mio interlocutore cogliendo il mio sguardo smarrito, nessuno conosce perché dopo un milione di decimali tutti si sono rotti il cazzo di leggere), ma i vecchi comprano i giubbotti antiproiettile dagli stessi casalesi (che hanno imparato dagli stati occidentali quando vendevano armi all'Iran che era cattivo e all'Iraq che era buono).

I dipartimenti acquistano cannoni ma i vecchi noleggiano portaerei, i dipartimenti trovano su ebay pezzi di contraerea, ma i vecchi si offrono come cavie per il progetto di scudo stellare ad personam...



La storia rischia di non finire più e io ho il mio daffare, io. Gli chiedo se i vecchi, alla fine, la spunteranno anche qui. Dice che non gliene frega niente a nessuno. E allora tutto sto casino? Ê solo per l'industria bellica, dice. Pare che sta in crisi.


martedì 7 aprile 2009

Di niente. Di meno — 2

I can handle big news and little news. And if there's no news, I'll go out and bite a dog.

Charles "Chuck" Tatum (Kirk Douglas) in Asso nella manica (Billy Wilder, 1951).







Urla

Berlusconi : Obamaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!


Obama : che c'è?


Berlusconi : allora li prende questi elicotteri Finmeccanica?


Obama : noneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!

lunedì 6 aprile 2009

One of ass

Di terremoti noi non sappiamo niente: sappiamo a malapena usare Google. Gli diamo in pasto "radon earthquake", e poi anche "radon earthquake precursor". Ci sono molti risultati, spesso sono articoli scientifici o sunti (abstract) di articoli scientifici.

Le fonti sono varie: siti universitari (Harvard, non Sparacchiano), riviste di geofisica, riviste scientifiche in genere. Sbirciando i risultati in modo del tutto situazionista, scopriamo che:

1. La caratteristica del Radon di preannunciare terremoti è investigata almeno dal 1980.

2. Già nel 1999 si afferma (e si pubblica) : "[...]it is now recognized that, out of many proposed earthquake precursors, radon variation is classified as one of a few promising precursors that may be used for earthquake prediction".

3. Nel 2004 in un'introduzione a un articolo specialistico si scrive: "Measurement of temporal variation of radon in soil or water has given evidence that the emanation of radon can be related to tectonic disturbances in the Earth's crust"



Probabilmente non abbiamo trovato le citazioni più importanti (non ne abbiamo la competenza), ma quello che siamo in grado di leggere sembra indicare che la correlazione tra aumento della concentrazione di Radon a pochi metri di profondità e incombenza dei terremoti sia un dato scientificamente accettato.

Sentire Boschi e Bertolaso ripetere che "nessuno può predire i terremoti" desta qualche dubbio: l'affermazione, in sé, è probabilmente vera, ma nasconde il fatto che la comunità scientifica indaga, e non da ieri, l'esistenza e l'attendibilità dei cosiddetti precursori sismici.

Del resto, uno che prevede un terremoto catastrofico dove poi si verificherà, o ha un "culo" che potrebbe usare per fare tredici tutte le domeniche di un anno, oppure ha capito qualcosa.

Procurati un po' sto allarme

domenica 5 aprile 2009

Measurement

Dicono che non ho il senso della misura

e mi sfugge anche la misura del senso.

Ma ho una grandissima misura del sesso.

(Ah ah ah ah!)

On. Min. A. Fruzzetti, Le parole e le cosce,

in Hatu per two (American Grappini).





Il bambino ha il senso della misura, specie da quando ha imparato a usare il metro. Ha misurato la sua stanza e tutti i suoi giocattoli al millimetro e riportato i risultati su un foglio che tiene nascosto in un posto che non si può dire. Il suo sogno è misurare un diplodoco (ma si accontenterebbe di un tirannosauro) o una distanza astronomica, che darebbero numeri così grandi da obbligarlo a passare a unità che non si possono nemmeno immagnare, come l'anno luce o, molto meglio, il parsec, che ha appreso da Harrison Ford al ber dell'astroporto in Guerre Stellari.

Quando per Natale riceve un orologio a cristalli liquidi Casio resta un po' deluso: il cronografo (non si dice infatti cronometro) non risolve al centesimo, e nemmeno al decimo. Ma è contento lo stesso perché ora può misurare le durate. Misura le colazioni, i pranzi, le cene e soprattutto le canzoni: la loro durata è spesso riportata all'interno della cassetta, ma, scopre con disappunto, è sempre sbagliata. Lo sospettava ma ora ne è certo: i grandi sono dei cialtroni, un vero peccato che detengano il potere. Con pazienza, cancella le durate sbagliate dall'interno delle cassette e scrive al loro posto quelle corrette con i trasferelli.

Una volta va in bagno con il suo Casio e il risultato della misura è 8min 13sec.

Riconosce immediatamente che è la stessa durata dell'Ultimo Spettacolo, ultima canzone del lato A della cassetta Samarcanda, per la quale si pretendevano 8min 48sec, e che è peraltro la canzone più lunga di tutti i tempi e la preferita della mamma. Ma soprattutto quel risultato è molto vicino al tempo che un raggio di sole impiega ad arrivare sulla terra. Non può essere una coincidenza.

Quel giorno è uno dei più felici.

Vita coniugale







Ho passato tutta la giornata a casa e c'era anche mia moglie.

Almeno credo.

Sfide impossibili

L'uomo è sempre stato tentato dalle sfide impossibili : doppiare Capo Horn a vela in solitario, traversare a piedi il Sahara, farsi rimborsare da un'assicurazione, insegnare a Berlusconi quantomeno un po' d'educazione.







L'unico gioco in città (LE SCOMMESSE SONO CHIUSE)

XI — Mt 20, 16




Indovina indovinello:




Con la bocca della seconda il primo diventa l'ultimo.




Tre versetti della Bibbia a chi riconosce il titolo italiano del film nascosto in questa frase.



P.S.: Ti ricordiamo che le regole de L'UNICO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate presso gli eredi del notaio Altamante Fruzzetti e possono essere consultate qui. Se non conosci il Nuovo Testamento aspetta e spera.



AGGIORNAMENTO (mercoledì 8 aprile): Alla fine del pomeriggio di ieri un giocatore anonimo ha lasciato un indizio sull'altro tavolo da gioco:




o Ezechiele 25:17 o non se ne fa nulla




Dubitiamo che sia involontario, e la pista non proprio rettilinea dovrebbe condurti alla soluzione. Comunque, dato che un versetto è stato già bruciato, ne restano in palio solo due.

AGGIORNAMENTO (venerdì 10 aprile): Nuovo indovinello, ti restano solo due giorni e un versetto.



Un misero bottino

Se lo dai all'uomo giusto, con questo ci fai trenta denari. Con quella, invece, un paio di scudi
.



LA PARTITA SI È CONCLUSA SENZA VINCITORI.

IL FILM DA TROVARE ERA UN BACIO E UNA PISTOLA (KISS ME DEADLY, 1955), CAPOLAVORO DI ROBERT ALDRICH.

LA
PROSSIMA SFIDA SI TERRÀ DOMENICA 12 APRILE.




sabato 4 aprile 2009

Brunetta, fava e pecorino

                                               Manifestazione CGIL a Roma


Un partecipante : Brunetta dice che siamo venuti a fare una scampagnata


Un altro partecipante : beh, io le fave e il pecorino li ho portati


Terzo partecipante : forse è venuto anche lui, ha detto che una scampagnata fa bene all' economia


Quarto partecipante : può essere, però non lo vedo..


Quinto partecipante : bisogna cercare nei tascapane..


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Milionesimo partecipante : niente, non si trova


Milionesimo e uno : cercate meglio, ricominciate dai taschini e dai borselli.   

Un giorno da GOD

Linkata inizialmente sulla nostra pagina di FB con il titolo GODTRASH, assieme alle interpretazioni più dementi della poesia di Giacomo Leopardi (Vanessa Gravina per la Fondazione Audiologica di Varese, un rap dalla scuola media G. Pascoli di Assemini e persino una versione in sardo), abbiamo osservato più attentamente il video e deciso all'unanimità di conferire alla damigella il titolo di GOD'S GODDESS.

Ora le commissioniamo imperativamente una versione de "La cavallina storna". O di "Pianto antico", che si presta bene ("6 nella terra fredda, 6 nella terra negra").







venerdì 3 aprile 2009

Beck-steig

Costituzione sovietica

Tema: Qual è il personaggio che più rappresenta la nostra Costituzione? Togliatti, De Gasperi, Terracini, Pertini, La Malfa?



Svolgimento.

Minchiate. Il personaggio che meglio rappresenta la costituzione è sicuramente Lev Yashin. Il più grande. Ridete pure, ma lui fa tutto: blocca, respinge, esce, salta un metro più in alto degli altri. C'è il centravanti della Germania (ed è una Germania tosta, la Germania che pesta a sangue gli ungheresi, mille volte più forti, e, grazie anche ad un arbitro cannabiotico, ruba il mondiale del 1954: la Germania che abbiamo conosciuto attraverso Heinrich Böll, mica le mezzeseghe della Germania unita).

Allora, c'è il centravanti della Germania e guardate un po' cosa gli fa Yashin. E se non ne avete voglia o non lo capite ve lo spiego fra un po' io.











Yashin. Mio padre andò a vederlo, capito? Cioè: non andò a vedere la partita dove giocava anche Yashin, andò a vedere Yashin e basta, e la partita si giocava intorno a lui. A un certo punto ci fu un rigore contro la Russia, che allora si chiamava Urrrrssss. Yashin non era sborrone di carattere, ma sapeva che mio padre era lì per lui e anche tutti gli altri spettatori, quindi si mise su un palo e con uno dei suoi braccioni da ragno nero fece cenno al rigorista di tirare, ché la porta era vuota.



Voi come avreste tirato? Era Yashin, cazzo di budda, mica el Gato Dìaz. Allora se pensi che Yashin si butterà dall'altro lato, come è naturale che faccia, spari una cannonata proprio contro il palo su cui sta appoggiato mentre fa il gesto col braccione. Se però lui se lo aspetta e te lo blocca senza manco dire bao (non te lo respinge: te lo blocca) passi alla storia come un pirla, un ciula, un mona.



Il rigorista era uno del Nord: uno che tosto mi faccio parare il rigore, ma un sonà, un gabbia, un abelinà, questo mai. Segno della croce, scatarrone laterale, e vai, il rigorista spara la cannonata sul palo opposto a quello dove Yashin, si direbbe, dormicchia.







Quando ero alle elementari avevo il Diario dei calciatori di tutti i tempi. Ogni giorno un campione. Il giorno di Yashin era il tredici febbraio. Avrò letto la sua biografia mille volte, finiva così: "Jascin [si scriveva così quando si chiamava Urrrrrrssss] vanta un primato difficilmente uguagliabile: cento rigori parati."



Con gli anni e la teconologia le misure sono diventate molto più precise, e oggi Wikipedia dice che Yashin ha parato almeno centocinquanta rigori.




Qualche giorno fa la Corte Costituzionale, o Suprema, che ne so, ha detto che la legge Rutelli sulla procreazione assistita è anticostituzionale. Noi, spettatori, non avevamo le competenze per pronunciarci, ma a suo tempo avevamo ripetuto che quella legge era una merda assoluta. Vigliacca, crudele, fascista, oscurantista, pretesca, ciellarda. Imponeva interventi chirurgici che si potevano evitare. Prescriveva prove erculee per il corpo delle donne.



Noi, spettatori, il tifo lo facevamo. Ma porcazzozza, i giocatori non si capiva da che parte stessero. Rutelli puntava direttamente verso la sua porta, come terzino avevamo tal Binetti, che menava di brutto come il suo quasi omonimo Benetti, ma gli attaccanti che menava erano quelli della sua (nostra) squadra! Fassino stava avanti e diceva "passa, passa, ca ghe dò de testa", alla Luca Toni, ma nessuno se lo cacava (e lui non si andava a cercare la palla). Gli altri giocatori erano così evidenti che manco me li ricordo. Ah no, la stratega della partita: Turco, un nome da torera: ecco, quella si metteva direttamente a piangere.



E gli avversari avanzavano, avanzavano, occupavano tutti gli spazi, mentre tra i nostri i più valorosi dicevano "vabbé, questa ve la damo 8 a 0, ma la prossima ce lo fate fà un gol al novantesimo, giusto per la curva?", e quelli: mancopocazz!!! E avanti, avanti, ed ecco i nostri difensori togliersi la maglia e implorare gli avversari di dargli la loro... E lo stopper, lo stopper Napolitano, che stoppava, sì, e pure con autorità: ma i nostri! Non lo faceva apposta: è  che nel secondo tempo le squadre avevano scambiato le porte senza dirgli nulla.



Insomma, eravamo fottuti, ma di brutto, tanto che a un certo punto pure la nostra curva si spezzò, molti tifosi andarono a casa, qualcuno passò pure al nemico: "così almeno so cosa si prova a vincere", disse l'ultrà Capezzone, che è uno che sempre ultrà di qualcosa deve essere.



Malfidati: in porta c'era lui. Lev Ivanovic Jasin. Si scrive così, ma coi caratteri speciali che non ho. Nessuno ci sperava più, erano andati tutti a casa. Partì la bordata del centravanti tedesco Heinrich Böll, quello del filmato, una cannonata ravvicinata, peggio di un rigore, inesorabile come il destino quando c'è un plotone di esecuzione da una parte e tu dall'altra. Jasin non si muove finché il tiro non scocca e poi è lì con il braccione destro. Germania fottuta, Urrrrssss campione d'Europa. E' il 1960.



C'è una sola possibilità: che Jasin avesse un orologio che non fermava il tempo, ma ne modificava il ritmo. Nella vita normale lo regolava a velocità normale o anche alta (per via del CDC), ma quando iniziava la partita lo metteva lento lento: e Heinrich Böll, che si sentiva un ghepardo, per lui era solo un bradipo con l'Alzheimer.



Poi un giorno un mio compagno di scuola, giusto per farmi del male perché era ancora più fesso che di me, mi disse sai, a Jasin gli hanno tagliato una gamba. Io di Jasin sapevo solo che ora allenava Rinat Dasaev, che era un portierone anche lui e che certamente lo avevano drogato prima della finale Urrrrrssss-Olanda degli europei dell'88 perché prese un gol da Van Basten che neanche Alessandrelli, quello di Juventus-Avellino 3 a zero, alla fine esce Zoff entra Alessandrelli per farlo giocare anche lui cinque minuti all'anno, la partita finisce 3 a 3 ed era l'ultima partita del campionato di serie A 1978-1979.



Ma Dasaev lo avevano fregato due anni prima ai mondiali del Messico 1986, quando l'arbitro Fredriksson che non bisognerebbe neanche nominare, nemmeno pensare, annullò sei gol dell'Urrrssss, otto parate di Dasaev, e decretò sedici immotivati rigori per il Belgio (una squadra piuttosto del cazzo) e li fece ripetere fino  a quando Dasaev non si scocciava di pararli. Certo, l'Urrrrsss fu eliminata, ma voi non sapete quanta gente quella sera diventò communista.



Poi un giorno la Gazzetta dello Sport scrisse "Jasin è morto" e io l'avevo già comprata, vaffanculo.



Ma ora Jasin è tornato, ed è insieme a Terracini, Pertini, e tutti quelli meglio che stavano lì in quegli anni là. Non so se si chiami Corte Costituzionale, Corte Suprema o cosa, chi la presieda o chi ci sia, ma so che sono reincarnazioni di Jasin, Terracini e Pertini. In qualità di Corte Costituzionale Jasin non fa uscite: aspetta e blocca. E' un portiere più moderno, meno spettacolare ma comunque efficace. Un portiere che non si metterà mai su un palo ad aspettare un rigore.



Ah, sì, quel giorno. Racconta mio padre che il rigorista sparò una breccola superluminale all'incrocio dei pali opposto a Jasin. Lui volò come un'aquila pronta a trasformarsi in ragno e bloccare, le sue ditone incrociarono la traiettoria del pallone.

Ma era una breccola, ripeto, e superluminale. Appena deviato, il pallone gonfiò la rete dietro le spalle di Jasin.



Questione di un attimo.