Le dichiarazioni di oggi del ministro Alfano ci lasciano piuttosto basiti: da una parte sostiene che il divieto di intercettazioni permetterà di risparmiare sui costi della giustizia, dall’altro ci ricorda che il divieto non si applica ai reati di mafia e terrorismo.
Le due cose non si conciliano e, per non saper né leggere né scrivere, lo spieghiamo con un esempio pratico: immaginiamo che si stia intercettando tale don Oronzo (nel senso di padrino immaginario, non di prete) il quale, mentre parla di faide, lupare e taglieggiamenti, prima ci piazza un commento sull'assessore regionale che prende tangenti sugli appalti, poi racconta con dovizia di particolari di quanto se l’é spassata stuprando una ragazzina dodicenne che ha rapito.
Ora, poiché come ci ha chiaramente spiegato il ministro, altri reati non solo non saranno passibili di intercettazione, ma per chi la effettua è previsto anche il carcere, dopo aver fatto fare al tecnico giurin giurella di non dire nulla di quanto ha sentito, si dovranno far tagliare dal nastro tutte le parti vietate con un laborioso taglia e cuci e conseguente maggior aggravio di costi per lo Stato.
Perchè allora non usare un metodo veramente più economico? Ad esempio ogni volta che un mafioso, un terrorista o entrambi parlano di altri reati, far partire questo messaggio preregistrato:
“Attenzione, lei e l’utente da lei chiamato siete al momento raggiungibili da un’intercettazione, la preghiamo quindi di attenersi ai reati previsti, altrimenti richiamare più tardi”
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