Visto "Savage Grace". Un film in cui tutti sono belli, affascinanti e ricchi. Sono anche colti e immersi nell'alta società e negli ambienti intellettuali più raffinati (conoscono Marcel Duchamp, per intenderci) e scopano tutto quello che trovano a tiro. Vivono in Italia, Parigi, Londra, Palma de Mallorca e simili, apparentemente come fossero in un'eterna vacanza.
Non si vede perché dovrebbero starti minimamente simpatici, insomma, e il fatto che il film si ispiri a una vicenda reale non fa che rafforzare questa disposizione d'animo diciamo non amichevole.
Nel corso della storia questo vago sentimento di ostilità viene alimentato dalla fotografia leccatissima, oltre che da una colonna sonora che vorrebbe essere molto fine e invece ti fa desiderare l'heavy metal.
Il minimo che gli auguri, a 'sti sderenati, è che le cose gli vadano male, e qui il film in effetti ti viene incontro, addirittura superando le tue legittime aspettative nel finale.
Dice: "Julianne Moore è superlativa". E grazie, che c'entra: lo è sempre. Pensa non so a "Boogie Nights", "Magnolia", a "Lontano dal Paradiso", a "Vania sulla 42ma strada".
Voglio dire, stiamo parlando di una divinità femminile dei nostri tempi
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