(Fossi in te continuerei a leggere. O almeno dai un'occhiata, che c'è pure una foto di Eva Grimaldi.)
Dal 2001 si ripete lo stesso scenario di azione-reazione, che alla fine stufa i telespettatori, sarebbe ora di chiedere agli sceneggiatori un guizzo di originalità. Dev'essere l'effetto F4, detto anche "basito in automatico" ben descritto nella serie "Boris". A un attacco di potenza 1 si risponde con un attacco di potenza 10. Siccome una banda di stronzi dementi abbatte due torri, io ti cancello due Paesi dalla cartina geografica. Magari mi dimentico di cancellarli dalla realtà (vedi dopo), ma insomma comunque faccio un casotto madornale. Non dico che quel che gli israeliani si beccano in testa quotidianamente siano petardi e tric-trac. Ma insomma non se li beccano quasi mai in testa, perché quando vedono che arriva un razzo generalmente si scansano. Poi a volte uno se lo becca in testa e muore. Allora gli altri si incazzano e fanno fuori cento palestinesi, con un missile solo. Questi cento morti sono equamente divisi in a) terroristi; b) vecchi; c) donne; d) bambini; e) uomini disoccupati; f) lavoratori precari; g) pecorella (al singolare, perché ogni missile israeliano è programmato per uccidere una sola pecorella). Il programma del missile è basato su logaritmi molto complicati che solo Chiappalupi potrebbe spiegare, e non perché Chiappalupi ce lo sa, ma perché ce lo ha descritto con tanto di grafici e disegnini Altamante Fruzzetti. Ma alla fine è solo un programma, e perché il programma funzioni è necessaria la partecipazione di tutti, in primis dei palestinesi. Mica basta pigiare il tasto F4. Se il missile fa i suoi cento morti previsti ed equamente divisi nelle categorie suddette (e ho omesso le sottocategorie, ma Chiappalupi o meglio Fruzzetti assicurano che ci sono), il motivo è semplice: i palestinesi, contrariamente agli israeliani, non si scansano. Mai.
I palestinesi sono un po' scemi.
Però anche loro hanno delle qualità. Ad esempio.
La striscia di Gaza ha smesso di essere il luogo ultrasicuro e tranquillo dove tutti sogniamo di andare a vivere in pensione perché i palestinesi se lo sono meritato. È una cosa che dicono gli esperti, non dico esperti quanto Altamante Fruzzetti, ma comunque esperti, di certo più di Chiappalupi, per intenderci.
I palestinesi se lo sono meritato. Ed è giusto che sia così, secondo me. È una regola che vale per tutte le cose. Non è che vuoi una cosa e subito ce l'hai, questo lo credono i bambini. Poi diventi grande e allora impari che se vuoi una cosa, qualsiasi cosa, te la devi meritare. Lo vuoi un gelato al pistacchio? Te lo devi meritare. Lo vuoi un avanzamento di carriera? Te lo devi meritare. Ti piacerebbe ritrovarti con il tetto sfasciato da un missile che finisce direttamente nella stanza dove dorme tuo figlio dimodoché devi rifare il tetto e un altro figlio perché quello di prima non andava bene? Telodevimeritare. (E secondo me, un po' se lo deve meritare anche il figlio, perché in famiglia ciascuno deve fare la sua parte.) Cioè, non è che le cose piovono dal cielo. I missili sì, ma qui mi si lingua la impasta e non so più a che metafa appendermi.
Comunque sapevatelo: gli italiani hanno parecchio da imparare dai palestinesi, in materia di meritocrazia. Infatti Brunetta ha già previsto un viaggio di studi, con full immersion (e le malelingue già si scatenano, su questa immersione; fortuna che Veltroni apre subito il dialogo e pacifica gli animi dicendo che "Brunetta fa le immersioni nella realtà palestinese ma anche nel mare blu, e noi ci batteremo per ottenere risultati su ambedue i fronti, sempre con il pensiero rivolto agli italiani che faticano a tornare all'inizio del mese").
Quindi i palestinesi se lo sono meritato. Io questo l'ho letto, giuro che l'ho letto. La cosa è opinabile, ma a me sembra soprattutto espressa in modo maldestro. È un'opinione, e le opinioni sono sacrosante, mentre il ragionare è blasfemo, lo ha detto pure il Papa l'altra sera al bar Settimiano. Però secondo me l'opinione sarebbe stata più convincente (l'opinione ha sostituito gli argomenti, non so se celosapevate, comunque sapevatelo, ora si convince a colpi di opinione) se fosse stata formulata nel modo seguente: "Hamas se lo è meritato". Però sono quisquilie, perché in fin dei conti Hamas è stato votato dai palestinesi, e quindi quel che si merita Hamas se lo meritano pure i palestinesi, che infatti pare siano felicissimi di meritarsi tutto questo ben di Dio. La democrazia, lo dice da sempre il nostro Presidente del Consiglio Berlusconi, comincia e finisce il giorno in cui vai a votare. Se voti, è democrazia. Poi se voti Berlusconi è pure meglio della democrazia, ma non complichiamo. Democrazia=elezioni e basta, sapevatelo, razza di asini ignoranti. Perché poi i palestinesi della striscia di Gaza abbiano votato Hamas, questo non ci interessa, siamo reduci dall'indimenticabile omelia del Papa al bar Settimiano, il sapere è blasfemo, e quindi credo quia absurdum est, che in italiano vuol dire una mela al giorno leva il medico di torno e vai pure in discoteca con Eva Grimaldi. E comunque con Hamas non si parla, anche perché nessuno capisce la loro lingua del cazzo, e non si può passare il tempo a fare full immersion di qua e di là, non c'è mica solo la striscia di Gaza da visitare, ci sono anche Capri, Acapulco e Bangkok, in tempi di crisi solo l'industria del turismo potrà salvarci, altro che God e God. E poi quelli di Hamas sono antipatici. Pare che ci vogliono ammazzare tutti. E lo dicono pure.
Un altro antipatico, ma molto, è Ahmadinejad. Infatti a me Ahmadinejad non piace. È pure brutto, tra l'altro. Ogni volta che mi telefona e dice: "Ti va un grappino dopocena al Settimiano?", io ci rispondo: "No, grazie, per stasera passo, perché devo ancora smaltire la sbornia di ieri sera col gaffeur e il Papa". Dico così perché non mi piace offendere nessuno, ma in realtà è proprio che non mi va, sarà che sono ebreo e Ahmadinejad dice che vuole ammazzare tutti gli ebrei, è chiaro che non gli piacciono, ciascuno ha le sue idiosincrasie, io ad esempio non sopporto le persone a cui puzza l'alito, e li vorrei non dico ammazzare ma almeno obbligare a fare i gargarismi quotidiani col botot o ad andare dal dentista o a mangiare meno aglio o insomma comunque a occuparsi della questione molare, come direbbe quell'imbecille del fratello gemello di Fruzzetti. Comunque e quand'anche, Ahmadinejad non è proprio l'ideale, come amicone, infatti preferisco il Papa, anche se quando beve troppi grappini si mette a parlare in tedesco e io non parlo il tedesco, scusami pardòn.
Ahmadinejad è come Hamas: nun ce se pò parla'. E quindi giù bombe, secondo lo scenario descritto sopra. Si cancella tutto: Irak, Afghanistan, Libano, striscia di Gaza. Poi come dicevo non si cancella niente ma si fa solo un gran casino, e in tutto 'sto casino finisce che gli arabi si annoiano, perché è sempre la stessa storia, e a furia di meritarsi tutte queste belle cose, finiscono per dirsi che gli piacerebbe meritarsi pure altro, magari più bello. Non sono mai contenti, gli arabi: gli dai una mano, e si prendono tutto il braccio. Dev'essere la frenesia dei consumi. Dev'essere che nei Paesi che dentro ci sono questi arabi non c'è la crisi. Infatti Tremonti ha già previsto una full immersion con triplo salto mortale e piroetta "a bomba" nel Golfo Persico per sondare le acque e il polso della situazione con Rolex incorporato nel succitato polso.
Allora le cose vanno così: noi (perché pare che quelli che lanciano i missili sono "noi", che decidiamo chi se li merita e chi no, perché un metro deve pur esserci, e siccome abbiamo grossi missili che vanno molto lontano, noi abbiamo il kilometro di giudizio, come il dente, per restare in alitudine), noi, dicevo, sparacchiamo migliaia di missili, facciamo bum bububum bububum e ammazziamo un sacco di gente che se l'è meritato, diciamo che su uno che ci ammazzano loro (noi ci meritiamo poco, siamo una civiltà in crisi), gliene ammazziamo cento. E gli chiediamo di non scansarsi, perché non vale. Sennò che gioco è?
Quel gioco si chiama guerra. Ne abbiamo fatte quattro, negli ultimi anni: Afghanistan, Irak, Libano, Georgia. Le abbiamo perse tutte. Vabbe', l'importante è partecipare, però le abbiamo perse tutte comunque. Roba da serie C, da Paulinho Cotechiño. Certo, la cosa fa incazzare. Come se per sette anni di seguito il Brasile di Pelé perdesse dieci partite consecutive contro l' A.S. Pizzighettone under 18. Mo' pare che i bookmaker inglesi diano perdente pure Israele, in questa partita in corso. Ma secondo me i bookmaker non c'imbroccano mai. E comunque se Israele perde, è tutta colpa dell'arbitro cornuto. Con Collina certe cose non sarebbero mai successe. Voglio vedere il replay.
Ora, ogni volta che perdiamo una guerra, la vince Ahmadinejad. Nel senso che Ahmadinejad ci mette tutto il suo stipendio, in tasca ai bookmaker. E ora è ricco sfondato e gira in SUV, bastardo del cazzo. Secondo me qui c'è di mezzo la mafia. Hanno truccato tutte le partite. Altro che Sky.
Ricapitolando. Irak, 1 a 0 per Ahmadinejad. Afghanistan, 1 a 0 per Ahmadinejad, Libano, 1 a 0 per Ahmadinejad. Fanno 3 a 0. Se gli allibratori (che non sono i coccodrilli, anche se li confondo sempre quando mi si bagnano gli occhi di lacrime, come direbbe il caimano) azzeccano pure l'ultimo pronostico, "noi" perdono pure il derby contro Gaza. 4 a 0.
Di solito, quando uno fa una guerra a un altro quattro volte di seguito, sbagliando sempre allo stesso modo, sarà meglio cambiare strategia o chiedere consigli a Trapattoni. Di solito, quando uno fa una guerra a un altro e la perde, gli tocca parlare con chi ha vinto. Forse quando ne hai perse quattro è quattro volte più vero, ma forse no, forse, come diceva uno coi baffi grossi così "quel che non ti uccide ti rende più forte", e quindi dai e dai, capace che a furia di perdere tutte le guerre possibili immaginabili siamo diventati invincibili, come Batman. Io non lo so, bisognerebbe chiedere l'opinione convincente degli strateghi. (No, Scroto: il baffone non è Stalin, non mi rompere e famme fini' de parla'. No, nun me lo ricordo chi era, magari John Lennon.)
E invece no. Son tutte regole nuove, perché se di tanto in tanto non cambi le regole sono i telespettatori che cambiano canale perché gli viene la biocca, e i telespettatori devono guardare Rai o Mediaset, Al-Jazeera non datur. Quindi, nell'attesa che ci si decida una buona volta a sostituire l'arbitro cornuto con il replay, abbiamo cambiato la guerra. Ora, sapevatelo: quando facciamo la guerra e perdiamo, siamo noi che dettiamo le nostre condizioni al vincitore. La guerra è un gioco per bambini, alla fine è solo un passatempo: "Devi capire Israele, fra poco ci sono le elezioni, e il Governo era obbligato ad agire perché sennò vince Netanyahu". Cioè, la guerra non è più l'ultima ratio, che in italiano vuol dire meglio un uovo oggi che una gallina domani. No, è una non stop televisiva, come il calcio d'estate. Ci sono le elezioni fra un mese, quindi guerra totale. Per coprire il palinsesto. La guerra è un gioco per bambini, poi si passa alla roba seria, che si chiama politica internazionale.
Quindi, riassumendo. In guerra c'è chi vince e chi perde. E vabbe': c'est la vie, come dice sempre un mio amico. Poi si passa alla politica (nelle nuove regole l'ordine è questo, la politica è l'ultima ratio, che in italiano si pronuncia razio, ma non è il Papa ubriaco e neppure il missile che forse, magari, chissà, un giorno finiremmo col meritarci pure noi, se proprio ce la mettiamo tutta e uniamo le risorse e affrontiamo coraggiosamente il futuro senza guardare in faccia a nessuno). E quando si passa alla politica chi ha vinto la guerra non conta un cazzo. Chi detta le condizioni è il più simpatico. Noi abbiamo perso (almeno) tre guerre contro Ahmadinejad in sei anni, ma con Ahmadinejad non parliamo perché è antipatico. (E poi è brutto, diciamoci la verità.)
Tutto chiaro?
Ahmadinejad pare dica che non è proprio così chiaro. Ma se continua a non capire glielo spieghiamo meglio. Però se la deve meritare, la nostra spiegazione. E siccome siamo stati così chiari in Afghanistan, Irak, Libano e striscia di Gaza, e siccome al confronto l'Iran è una piccola dittatura sudamericana tipo Panama sotto Noriega, dovrebbe andarci ancora meglio di prima, commettendo esattamente gli stessi giustissimi errori.
Poi c'è chi dice che l'Iran è una nazione, tipo di quelle toste, che persino i dissidenti più agguerriti e magari in esilio, se sapessero che laggiù gli iraniani si stanno meritando le stesse belle cose che si sono meritati i palestinesi, magari persino loro nel loro piccolo s'incazzano, mentre dovrebbero ringraziarci, perché noi tutte queste fatiche le facciamo tutte per loro, che gli vogliamo bene e gli vogliamo regalare la democrazia, che è quella cosa che un giorno uno vota per meritarsi altre bellissime cose nuove. Ma pare che siano dicerie, roba blasfema da intelligence, che in inglese significa malelingue. Sono gli stessi che dicono che in Iran si vota già, non proprio come da noi che ci meritiamo Berlusconi, loro sono un Paese di sfigati mica possono avere tutto subito, ma comunque dicono che si vota, laggiù.
Però io mica ci credo.
pezzo incredibilmente bellissimo, assoluto, totalizzante, demistificatorio, diagonalizzabile.
RispondiEliminadegno del barbiere della sera d'antan, di mille prime pagine, da mandare a memoria e recitare dall'ultima parola alla prima.
leggendolo, per un attimo, mi era addirittura sembrato che palestinesi fossero anagramma di palinsesti (che in effetti vuol dire qualcosa tipo raschiati via, raschiati di nuovo, non lo so io mica il sargoto trasmagnano)
miv
miv, ti sei proprio bevuto il cervello, perché il testo è pieno di minchionerie. Ad esempio, John Lennon non aveva i baffoni. Yoko era allergica. Tanto per dirne una.
RispondiEliminanon berti il cervello che ti pigli la mucca pazza.
RispondiEliminatix
Son già tutto un timore e tremore, come diceva Ringo Starr in vacanza a Copenaghen (o Copacabana? non ricordo, porco alzheimer).
RispondiEliminasul blog di grillo dice che yehoshua ha detto che israele non aveva scelta. yehoshua è uno dei massimi scrittori viventi. chiedo alla posta del cervello di god, come può convivere il genio del grande scrittore con una sparata da testa di cazzo?
RispondiEliminadov
Applausi all'estensore. Perché di sassolini, le scarpe, di questi tempi son piene.
RispondiEliminaUna delle cause di questa coazione a riperdere sta forse nelle citazioni a casaccio, interpretate a cazzo di cane. Tipo: "if you will it, it is no dream".
@dov: mai letto niente di Yehoshua, ma è da un po' di anni che sostiene queste enormità. Del resto, è suo diritto e pare che a volte le due cose (genio del grande scrittore + testadipynolaggine) convivano benissimo: vedi alla voce Céline (uno a caso).
Detto ciò, io lo sottoporrei all'imbecillometro di Canovacci
Sparata da testa di cazzo mi sembra eccessivo, però. Un po' perché se è vero che Yehoshua ha detto che Israele non aveva scelta rispetto alla prima fase dell'offensiva, lo stesso Yehoshua ha ufficialmente espresso il suo netto dissenso rispetto al proseguimento delle operazioni via terra.
RispondiEliminaForse l'intervento era inevitabile, come dice Yehoshua. Sinceramente non lo so. Il mio timore è che a furia di dar l'impressione al mondo (e soprattutto ai Paesi arabi) di agire esclusivamente sotto l'imperio della necessità, Israele finisca col cadere in una trappola. In altri termini: posso capire l'utilità di una dimostrazione di forza (anche se resta il problema della misura), ma se essa finisce col trasformarsi in ostentazione della propria fragilità e poi si deve chiedere per l'ennesima volta agli amici Usa ed europei di riparare il macello, c'è chi si frega le mani. E si corre anche il rischio che un giorno gli amici si stufino, anche perché non sono capaci di riparare un bel niente.
Insomma: con Yehoshua si può sempre ragionare, ma a me i "volenterosi" esperti in geopolitica de "Il Foglio igienico" e "Il Riconformista", che mandano alle stampe i loro pensierini magari direttamente dall'iPhone e scrivendoli con un solo ditinofino, be', quelli, Altamante Fruzzetti permettendo, mi sarebbero cacato il cazzo, non so se mi ho spiegato.
Arkulà, zitto! Che fai, lavori per il nemico? Guarda che se si scopre che il giornalista irakeno nella scarpa ciàveva pure i sassi lo processano per tentato omicidio e lo impiccano la sera stessa.
RispondiEliminaNe abbiamo fatte quattro, negli ultimi anni: Afghanistan, Irak, Libano, Georgia. Le abbiamo perse tutte.
RispondiEliminaE la verità rende liberi...
Israele non ha scelta. Tra pochi mesi non avrebbe più potuto farlo. Campagna elettorale, crisi finanziaria internazionale, uno che se chiama Hussein come presidente Usa. Dai, su.
RispondiEliminaTutte le campagne elettorali ormai si basano sulla paura. E poi si lamentano della scarsità dei consumi. Imbecilli.
In effetti il blog di Grillo non riporta la distinzione fatta da Yehoshua, ma solo la parte deteriore del suo pensiero. Che resta comunque piuttosto stupefacente, specie per chi abbia letto (e apprezzato) il bellissimo ultimo suo romanzo, come cazzo s'intitola.
RispondiEliminaE' noto che Fruzzetti dimostrò la possibilità che lo stesso soggetto desse un punteggio stratosferico sia all'intelligenziometro che all'imbecillometro.
vuj
fuoco amico. come cazzo s'intitola si intitola fuoco amico
RispondiEliminarer (altro che ratp)
# 9: È la veltronizzazione del mondo.
RispondiEliminaComunque, secondo me si poteva scegliere una foto più esplicita della Grimaldi, in formato gigante e alta definizione. In quella che ha messo l'estensore non si vede un tubo, se poco mi dà niente tanto valeva mettere la foto della patente.
"espressa in modo maldestro". mammamia come siamo buonisti. se ti riferisci al post che penso io, direi espressa da Ernesto (Evaristo è ancora in ferie)
RispondiEliminaDai, regà, che famo, stamo a scherzà? Non aveva scelta? Sono 40 anni che avrebbe potuto scegliere di rispettare le millemila sanzioni dell'Onu e disinnescare l'integralismo. Ma ovviamente Hamas fa comodo, se no poi come si fa?
RispondiEliminaYehoshua era in dissenso per le operazioni via terra? Io gli risponderei con un bello show che vira decisamente a destra: "e sti' cazzi!"
Beh, corbezzoli! Allora cambia tutto!
Ma ancora state a credere ai bicchieri mezzi pieni?
Non c'è nessuna, ma proprio nessuna, utilità in una dimostrazione di forza. Altrimenti si sarebbe già vista da anni, poiché sono anni che si usa esclusivamente la forza (con una brevissima parentesi opportunamente interrotta da un presidenticidio). Ma non solo perché ammazzi donne bambini e civili (e a me mi basterebbe questo) ma perché serve proprio a stimolare il contrario.
Campagna elettorale giocata sulla pelle di gente inerme. Crimine di guerra.
Belgrado, per molto meno, fu bombardata. Ma questa contemporaneità ha memoria corta e bilance scassate.
PS: Israele non ha mai chiesto a nessun amico di riparare nessun macello, ma solo il favore di non chiamarlo con questo nome nelle sedi appropriate; piacere sistematicamente accordato.
Come giusta punizione, Dio (quello vero) vi ha cambiato il Jpg della Grimaldi. Così imparate a rifiutare i grappini di Ahmadijad.
RispondiEliminaArkulà, non siamo noi che riempiamo i bicchieri, altrimenti faremmo i barmen di mestiere. A noi ce li servono così, mezzi scolati. Pare che il bicchiere pieno non ce lo meritiamo.
RispondiEliminaLa dimostrazione di forza serve a poco. Ma se per di più ti si vedono i piedi d'argilla serve ancora meno.
Il politicamente corretto ha fatto molti danni, non lo nego. Ma ancor di più ne fa il politicamente scorretto militante e a costo zero: dire che i palestinesi se lo sono meritato, ad esempio. In una formula: qui servono parole, non fatti.
Quanto ai macelli che gli amici devono riparare senza riuscirci, pensavo al Libano.
Pisaman: grazie della segnalazione. Abbiamo provveduto a ripristinare la pudica foto. Ma avverto Adamo Ih Nejihad: se continua a rompere i maroni la prossima volta metto una foto della sua Eva senza un centimetro quadrato di chador e allora saranno cazzi, o più precisamente peli di fica, che ne tira più uno di mille atomiche.
Niente da fare, Adamo non ci sta. Con lui decisamente nun se pò parla'. A 'sto punto lancio un missile d'avvertimento. Per prima cosa: tette. Uomo avvertito mezzo salvato, come diceva George Harrison.
RispondiEliminaAllora non date da bere a tipi come Yehoshua: si è già scolato tutta la bottiglia di Manashevitz, ed era pure Shomer fucking shabbos.
RispondiEliminaComunque, viva l'Europa (l'ho sempre detto). E viva il Parlamento Europeo. E viva il suo vice-presidente (che come tutti sanno, sono sempre meglio dei presidenti):
Lettera del Vicepresidente del Parlamento Europeo ai politici italiani
In effetti quando l'ho visto a roma (yehoshua) era bello brillo (anni 90, seconda metà). avevo appena letto Mr. Hands, quindi ero ebbro di ebraismo.
RispondiEliminalui disse che in Italia eravamo fortunati ché non c'erano ebrei o quasi. il giornalista gli disse che lui non sapeva ma in roma c'erano grandi insediamenti ebraici. io dissi al giornalaio che almeno una volta dalla vita uscisse dal gra.
bella la lettera della vicepresidente. nostalgia della sinistra.
cac
Bogenschué: ci sono testi con tutti gli imperfetti del congiuntivo e le elisioni a posto che frullerei volentieri dalla finestra seduta stante, se non fosse che oggi da me nevica e se apro la finestra mi si congelano i vermi e faccio la fine di Jack Torrance.
RispondiEliminaPoi ci sono testi come questo della Morgantini, con un errore a frase, di cui non mi permetterei di cambiare neppure una virgola.
Capita anche questo, al borrettore di cozze infreddolito: che morte avventurosa, la mia!
Pensa che strano, Sten: pure qui nella Schwarzwald oggi nevica. Anzi, ora ha smesso, e la colonnina di mercurio - come usano dire i giornalai - sta andando sempre più giù.
RispondiEliminaE sì, sono sempre meglio gli errori degli orrori, definitivamente.
@cac e alla sua "nostalgia canaglia": forse abbiamo sognato, abbiamo preso la pillolina sbagliata: talvolta, guardandomi attorno, il pensiero mi sfiora.
...non siamo noi che riempiamo i bicchieri, altrimenti faremmo i barmen di mestiere. A noi ce li servono così, mezzi scolati. Pare che il bicchiere pieno non ce lo meritiamo.
RispondiEliminaApplausi.
p.s. A volte invidio chi parla solo di Roma e Inter...
Ragà...qui poi in fin dei conti è questione di scelte.
Possiamo far fare a Israele quello che abbiamo permesso a Putin...?
Che coincidenza, arkulà.
RispondiEliminaComunque, a proposito di pillole, "basta un poco di Cademartori e la supposta va su", come diceva Mary Poppe in "Ça glisse au pays des merveilles" (gag comprensibile solo ai sodomiti francesi, temo).
"Gaza dolce Gaza" mi sembra un testo bello e vero, segnato da lucidità e pietas, tanto più che solitamente sull'aporia più tragica della storia presente si usa solo scannarsi ed erigire nuovi colpevoli e totalmente inutili muri.
RispondiEliminaGiusto per appannare l'effetto pietas, segnalo che uno dei titoli proposti per il post era "Hamas ? No, tanks!"
RispondiEliminaNon lo appanna, anzi, e sarebbe stato perfetto come sottotitolo: rende atrocemente bene l'idea della trappola in cui sono presi i due popoli.
RispondiEliminaMa a parte noi pochi,noi felici pochi...
RispondiEliminaEcco la classifica degli articoli più letti oggi su Corriere.it
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4Epifania sotto la neve. La Protezione Civile: «Anticipate il rientro»
E' la prova tangibile di quanto Eva Grimaldi sia una cozza.
RispondiEliminagac
"la Stampa", oggi 8 gennaio 2008.
RispondiElimina"Israele sta usando proiettili al fosforo"
LONDRA
L’accusa è secca: Israele sta usando proiettili al fosforo bianco per coprire con schermi fumogeni l’avanzata delle proprie truppe nella striscia di Gaza. E a formularla è il «Times» di Londra. Che, fotografie alla mano, denuncia la condotta dell’esercito israeliano e chiede spiegazioni.
L’uso delle armi al fosforo - bandite dalla Convenzione di Ginevra del 1980 se usate in prossimità d’insediamenti civili - sarebbe stato documentato dalla tipica nube bianca che producono, simile a tentacoli che dopo un’esplosione nel cielo si allargano verso terra. Le forze israeliane hanno però smentito che queste armi vengano impiegate nell’attuale conflitto. «Israele - ha affermato il portavoce di Tsahal, Ishai David - sta usando munizioni consentite dal diritto internazionale». Tuttavia, non ha voluto dire che arma sia quella ritratta nelle immagini del «Times».
La questione è seria. Il fosforo bianco, infatti, è una sostanza letale che continua a bruciare fino a quando non si esaurisce per mancanza di ossigeno. «Se il fosforo bianco venisse sparato sulla folla - spiega Charles Heyman, ex maggiore dell’esercito britannico - qualcuno finirebbe alla Corte dell’Aja». I sospetti del «Times» sarebbero confermati anche da chi lavora sul campo. «Non abbiamo un laboratorio dove poter analizzare i campioni - ha detto Mads Gilbert, medico norvegese membro dell’organizzazione umanitaria Norwac che si trova a Gaza nell’ospedale di Shifa - ma parlo sulla base dei cadaveri e dei feriti che continuano ad arrivare. Ci sono corpi fatti a pezzi le cui ferite non sono state sicuramente causate da armi convenzionali, altri arrivano completamente bruciati, con gli organi interni decomposti».
«Non sono in grado di dire - ha concluso - se gli israeliani stiano usando armi al fosforo bianco o all’uranio impoverito, ma sicuramente stanno sperimentando sulla popolazione di Gaza nuovi ordigni».
Ma il fosforo non ce l'aveva solo il pesce ed era una bella cosa? "Mangia il pesce che c'ha il fosforo e sviluppa la memoria... Mangia il pesce che c'ha il fosforo e sviluppa la memoria...".
RispondiEliminaE' una merda.
Se la notizia sarà confermata, direi piuttosto che l'hanno persa, la memoria.
RispondiEliminaE se qualcuno mi dice che la guerra non è il bowling, gli applico hic et nunc la soluzione Scortichitano.
sublime. un pezzo sublime.
RispondiEliminaluigi irdi
Non mi faccia arrossire i vermi, la prego.
RispondiElimina