[Considerazioni a margine di una sfida lanciata da un godardo su FriendFeed: riflessione post visita alla mostra di Palazzo Reale: c'è qualcuno a cui NON piace Hopper ?]
Don't that picture look dusty?
Jesse James (Brad Pitt) nell'Assassini o di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (Andrew Dominik, 2007).
Jesse James (Brad Pitt) nell'Assassini
Parlo da ex cinefilo e poi ex cinefago. Per entrambi, senza Hopper non si dà né lo Huston urbano di Città amara né il Malick agreste dei Giorni del cielo (dove la fotografia dell'ormai quasi cieco Almendros si nutre di moltissime altre influenze, da Vermeer a Wyeth). Ognuno parla guardando le storie, i film che si proietta: il che significa che ognuno parla senza ascoltare quel che dice. Proprio stasera, rivedendo un pezzo del would-be Malick ma non disonorevole Jesse James di Dominik, mi sono detto che se proprio si volesse fare un appunto a Hopper, esso muoverebbe da una blanda critica per un eccesso di nitidezza iperrealista, che sembra rassicurare sulla presenza viva dell'essere proprio mentre vorrebbe rappresentarne la sottrazione. Non dico che l'artista avrebbe avuto in pugno l'Unheimlich se si fosse limitato a rendere blurry le sue figure come nelle immagini di questo strano film dove il futuro assassinio di un uomo si rappresenta borgesianamente agli occhi dell'omicida come già compiuto, inesorabile: "His fingers skittered over his ribs to construe the scars where Jesse was twice shot. He manufactured a middle finger that was missing the top two knuckles. He imagined himself at 34. He imagined himself in a coffin. He considered possibilities and everything wonderful that could come true". È come se Hopper fosse scivolato sulla rutilante superfice della tradizione americana senza mai scrivere la propria Isola del tesoro, che infatti firmò uno scozzese ma in cui c'era già tutto Peckinpah, più classico di quel che si pensa, se "classico" significasse qualcosa. Raccontare the ultimate pirate story, sapendo che quel tempo è concluso, e integrare la consapevolezza di questa narrazione post mortem all'interno del quadro stesso.
L'isola del tesoro è scritto come in soggettiva, da una bara. Più che alla celebre sequenza di Vampyr, penso a Long John Silver e ai suoi pirati come a un mucchio selvaggio ante litteram o anche alla didascalia finale di Barry Lyndon, assente dal romanzo di Thackeray. E forse ci ho pensato anche perché sono convinto che la grandezza del romanzo di Stevenson risieda nella sua perfetta inadattabilità, nel suo essere un libro fatto esclusivamente di carta, che comincia e finisce in letteratura. Il fallimento dei vari adattamenti mi sembra confermarlo, e persino il Fleming richiede allo spettatore di non aver letto o di accantonare il ricordo del libro e di guardare esclusivamente Wallace Beery. Mentre in effetti ci sono pittori che sembrano aspettare di essere adattati (e risolti, spesso in modo migliore) al cinema, il che non toglie nulla al loro genio ma ai miei occhi li rende l'equivalente pittorico e "alto" di uno Stephen King, scrittore tutt'altro che spregevole, a scanso d'equivoci.
Ma d'altra parte, può darsi che Hopper abbia avuto l'intuizione della contemporaneità, qualcosa che Stevenson forse non poteva immaginare, ossia la presa del potere non da parte di Luigi XIV, e neppure da parte del "popolo" o del "cittadino", ma dell'ascensore, e che si sia adattato a rappresentare una metafisica d'ascensore, un'attesa dell'ascensore, un'assenza di Dio nell'ascensore.
...sono molto interessanti queste cose che scrivi e ci penserò su un po', che non si possono pensare in un minuto, però così all' i pronta mi viene da dire una cosa su hopper,a me che potrei dire che sono solo occhi, ma che pure penso che ci siano pittori che andrebbero visti pochissimo, una volta, magari a lungo e poi non più per anni, che è come se avessero da raccontarti una lunga storia e una storia la ascolti, la leggi una volta e poi te la porti dietro, la lasci risuonare e finire di raccontarsi dentro da se, mica te la rileggi ogni giorno, così se li vedi troppo certi pittori, le storie si riducono ogni volta, alla fine sono due battute,una didascalia e tutto si riduce ad un' immagine come tante rigurgitata dall'immaginario collettivo davanti ai tuoi occhi abituati e quindi ciechi. Io poi non lo so se Hopper aspettava davvero di esser raccontato dal cinema, dalla letteratura, dall'intera cultura del suo paese e del suo tempo o se invece magari non si sono raccontati tutti insieme a vicenda, come in un gioco del tipo è nato prima l'uovo o la gallina, non lo so e forse ora è anche difficile saperlo; certo che se uno mi chiedesse se mi piace Hopper forse dovrei dimenticarmi di averlo già visto e provare a guardarlo per la prima volta,senza sapere niente, nè di lui nè di tutto il resto del pacco...ma vabbè, poi ci son troppi spunti belli da seguire in questo post, troppe cose,cose da conversazione non da commento...anzi pardon per la lunghezza, non lo faccio più, giuro
RispondiElimina..è molto interessante quello che scrivi, ci penserò un po’ su, che mica lo puoi pensare in due minuti, ma così all’impronta mi viene da dire una cosa,a me che pire potrei die che sono solo occhi, ma che però penso che ci siano pittori che andrebbero visti pochissimo, magri una volta, pe bene e po non più per anni, perché è come se avessero da raccontarti una storia, e una storia la ascolti o la leggi una volta e poi te la porti dietro, la lasci risuonare e finire di raccontarsi da se, se invece li vedi troppo finisce che la storia ogni volta si riduce, non più di due battute, una didascalia alla fine e così tutto si riduce ad un'altra mmagine risputata dall’immaginario collettivo davanti ai tuoi occhi abituati e quindi ciechi. Io davvero non lo so se Hopper si aspettasse di essere raccontato dal cinema, o dalla letteratura o sa un po’ tutta la cultura del suo posto, mi pare che forse si sono raccontati l’uno con l’ altro in una specie di gioco è nato prima l’uovo o la gallina che magari ora è difficile venirne a capo, ma ecco, se qualcuno mi chioedesse se mi piace davvero Hopper, forse dovrei dimenticarmi di conoscerlo, dimenticarmi di ogni cosa vista e letta e provare a guardarlo per la prima volta, ammesso che così facendo lo potessi davvero vedere..ma vabbè, era solo un pensiero, ci son TROPPI spunti belli in questa nota, spunti da conversazione, non da commento ad un post…anzi pardon, mi scuso per la lunghezza, non lo faccio più, giuro
RispondiEliminaInfatti "musica da supermercato" in francese si dice "musique d'ascenseur". Nell'edizione Romero di "Zombi" è molto più presente che nel missaggio europeo di Dario Argento, dove predominano i goblin: carillon dementi sono lo sfondo sonoro dei morti che camminano, ma aspettando di arrivare al novantesimo piano vanno bene anche "Le quattro stagioni" o la sinfonia "Jupiter". E comunque, anche la più grande invenzione della modernità non ci salva dal collasso finanziario.
RispondiElimina..carillon dementi sono lo sfondo quotidiano..non li senti, non riesci a sentirli?..io si...allora forse... allora forse non ho niente da temere, allora forse sono anche io come tutti nel copione e basta andare avanti, seguire lo script di qualcun altro...
RispondiEliminaperchè poi comunque se la scelta è solo tra titanic o ognuno il suo ascensore per il patibolo...io invece avevo pensato di chiedere aiuto a Dorothy, di mettere un paio di scarpe rosse e provare a...
bisogna provare, bisogna, è necessario...
( le invenzioni della modernità...come si dice in francese..je m' enf...)
Fregarsene della modernità è un peccato. Anche perché posso garantirti che oltre l'arcobaleno non c'è assolutamente niente.
RispondiElimina...ma la modernità mi fa male!!!...anzi guarda io ci abito pure, vabbene, posso farlo, lo so fare, che si credono, certo che lo so fare, nonostante tutto, ma è lei che deve fregarsene di me, giù le mani, via le etichette, non voglio nomi, non voglio direttive, voglio abitare dappertutto...almeno pensare di farlo, di riuscire a farlo...
RispondiEliminaoltre l'arcobaleno non c'è niente?ehi ci sei stato?..ma vabbene, magari neanche voglio andarci, oltre, magari mi va bene restarci proprio sotto, sul margine, al limite, aggrappata...borderline...
No, ma oltre c'è stato un mio compare minchia. E grazie alla SIP mi ha raccontato assolutissimamente tutto. Vai a trovarlo lassù, nel necessario e inutile prossimo post.
RispondiEliminaciao molto grato per farmi tradurre il mio commento sulla tua pagina vorrei dire che la salute è il più importante per gli esseri umani, come per gli animali deve quindi avere una vita con una buona alimentazione e l'esercizio fisico e mi sento di raccomandare generic viagra per migliorare la vostra vita intima del mio successo mi ha dato l'alimentazione e l'esercizio migliorerà la tua vita e il vostro aspetto e aumentare la vostra autostima
RispondiEliminaciao, molto grato, al momento con il generic viagra siamo a posto, e anche i nostri animali lo sono.
RispondiEliminanon è che invece avresti dei ricambi per il Folletto?