Dorothy Gale (Judy Garland) al cagnolino Toto (accreditato come “Toto”: ma in realtà si chiamava Terry): oltre l’arcobaleno nel Mago di Oz (Victor Fleming, 1939).
Nel caso peggiore, e quando il mondo parrebbe ridotto a un’unica uscita, sempre ce ne sarebbero due: questa e l’uscita dal mondo. Ma l’uscita dal mondo è parte di esso, come la porta è parte della casa.
José Ortega y Gasset, La ribellione delle masse.
José Ortega y Gasset, La ribellione delle masse.
Quel posto o è lì o a Palazzo Grazioli.
RispondiEliminaDan
1Il compare michia ha detto tutto.Sono sicura che ha ragione, non c'è altro da dire. Ma è necessario saperlo.
RispondiElimina2 E mi va pure bene, ma che mi interessa "oltre", mi va bene quì, mi va bene quì ma non proprio quì, mi piace un sacco stare quì, mi fa male un sacco stare quì, ma ci sono e me la gioco e ho bisogno di immaginare che quì possa essere diverso, che ci sia la casa, la porta e pure tante stanze chiuse a chiave, alcune abbandonate, alcune magari, perchè no, nemmeno mai abitate, altre in cui non mi va per niente di stare e che sono pure affollatissime e tanto tanto decantate e ben arredate, proprio quelle dove si invita di solito la gente, altre che..lo dico?...magari sono ancora da costruire, piccole eh...magari sgabuzzini, ma mica serve poi così tanto spazio se è il TUO posto...non è possibile esplorarle tutte quelle stanze?Costruirne di nuove? Deve sempre finire come per la moglie di Barbablù?
3 I problemi vanno anche bene, non ho paura dei problemi, il disagio è peggio...ma quì mi va bene, quì ma non proprio quì...
Macca e manuzf, la vostra inflazione di deittici mi ricorda il memorabile coming in di Paula Trent: "Now, don't you worry. The saucers are up there. The graveyard is out there. But I'll be locked up safely in there".
RispondiEliminaPoi che ora so che il tempo è sempre il tempo
RispondiEliminaE che lo spazio è sempre ed è soltanto spazio
E che ciò che è reale lo è solo per un tempo
E per un solo spazio
Godo che quelle cose siano come sono
E rinuncio a quel viso benedetto
E rinuncio alla voce
Poi che non posso sperare di tornare ancora
Di conseguenza godo, dovendo costruire qualche cosa
Di cui allietarmi
T.S.Eliot ( machettelodicoaffare)
Ora che i lillà sono in fiore
Lei tiene un vaso di lillà nella sua stanza
E ne contorce uno fra le dita, parlando.
« Ah, amico mio, tu non lo sai, tu non lo sai
Cos'è la vita, tu che la tieni fra le mani »;
(Lentamente torcendo gli steli dei lillà)
« La lasci scorrere da te. la lasci scorrere,
La giovinezza è crudele, non ha alcun rimorso,
Sorride alle situazioni che non può vedere. »
Io sorrido, naturalmente,
E continuo a bere il tè.
« Eppure, in questi tramonti d'aprile, che in qualche modo richiamano
La mia vita sepolta, e Parigi a primavera,
Mi sento immensamente in pace, e dopo tutto
Trovo che il mondo sia meraviglioso e giovane. »
E la voce ritorna simile all'insistente stonatura
Di un violino spezzato in un pomeriggio d'agosto:
« lo sono sempre sicura che comprendi
Ogni mio sentimento, sono sempre sicura che lo senti
E che mi tendi la mano oltre l'abisso.
idem
Post ricostruito alla bell'e meglio il 4 novembre 2013, alle 23:07, per un lettore amante dei God e di Sabine Paturel.
RispondiEliminaA noi non ci fa secchi nessuno. Come dice Annamaria a Gabriella, Sic fluctuat nec mergitur.