Guardando "Blu Notte".
Qualcuno usa "pedagogia" per descrivere l'impegno di Peppino Impastato. Parla come se avesse levigato negli anni il ricordo, cercando una parola-pugno che stringesse lo studio, la politica, il rapporto di quel suo amico con la comunità e con lui stesso. Nelle interviste ricorrono "compagno" - naturalmente - e poi "controinformazione", "militanza", "dibattito", "extraparlamentare".
Queste parole avevano peso e sostanza per Peppino Impastato. Erano cose e progetti, lo spiegavano. E gli sarebbero state cucite tutte insieme addosso per confezionargli l'abito del terrorista. Ora (e non per colpa di Lucarelli) appaiono residuali, frattaglie ideologiche che si perdono nel ridurlo a martire, nel ritagliarlo a sagoma - più compatibile coi tempi - di "ragazzo onesto" che voleva "far trionfare la legge" contro "i criminali mafiosi".
Mi accorgo di avere vissuto abbastanza per vedere tante parole invecchiare e perdere forza, come se gli avessero sfilato le cose di sotto. Ridotte a pensionate balbettanti, ridicole come calzini bianchi sotto i bermuda, sono presenze tetre e imbarazzanti, prive di funzione, improduttive. Le si sopporta solo per farsi raccontare vecchie favole o per rispetto a un morto - e mi sembrano davvero lasciate a seccare là sui binari.
Stanno avanzando giovani parole, pulsanti di nuove cose, forti di realtà più fresche. Le osservo sfilare e ritrovo in qualcuna i tratti dei genitori, ma mescolati con altro sangue, nascosti o esaltati da abiti e ornamenti più vivaci. Ecco "identità", "tradizione", "lingua". E quel "finanza" che ridicolizza "economia", "ranking" che succede a "autorevolezza".
In fondo, sbertucciati e sfigurati, si trascinano i perdenti. Parecchie facce note. Riconosco "comunismo".
Qualcuno usa "pedagogia" per descrivere l'impegno di Peppino Impastato. Parla come se avesse levigato negli anni il ricordo, cercando una parola-pugno che stringesse lo studio, la politica, il rapporto di quel suo amico con la comunità e con lui stesso. Nelle interviste ricorrono "compagno" - naturalmente - e poi "controinformazione", "militanza", "dibattito", "extraparlamentare".
Queste parole avevano peso e sostanza per Peppino Impastato. Erano cose e progetti, lo spiegavano. E gli sarebbero state cucite tutte insieme addosso per confezionargli l'abito del terrorista. Ora (e non per colpa di Lucarelli) appaiono residuali, frattaglie ideologiche che si perdono nel ridurlo a martire, nel ritagliarlo a sagoma - più compatibile coi tempi - di "ragazzo onesto" che voleva "far trionfare la legge" contro "i criminali mafiosi".
Mi accorgo di avere vissuto abbastanza per vedere tante parole invecchiare e perdere forza, come se gli avessero sfilato le cose di sotto. Ridotte a pensionate balbettanti, ridicole come calzini bianchi sotto i bermuda, sono presenze tetre e imbarazzanti, prive di funzione, improduttive. Le si sopporta solo per farsi raccontare vecchie favole o per rispetto a un morto - e mi sembrano davvero lasciate a seccare là sui binari.
Stanno avanzando giovani parole, pulsanti di nuove cose, forti di realtà più fresche. Le osservo sfilare e ritrovo in qualcuna i tratti dei genitori, ma mescolati con altro sangue, nascosti o esaltati da abiti e ornamenti più vivaci. Ecco "identità", "tradizione", "lingua". E quel "finanza" che ridicolizza "economia", "ranking" che succede a "autorevolezza".
In fondo, sbertucciati e sfigurati, si trascinano i perdenti. Parecchie facce note. Riconosco "comunismo".
Infatti, vedrete che tra poco anche la parola Lucarelli sarà sostituita da una più giovane: potrebbe essere, che so, Sechi, Cappellini, Fruzzetti...
RispondiEliminaScroto
Questo è il tipico post che mi piacerebbe pensare, ancor prima di scriverlo. Mi tolgo il cappello di paglia, mi tolgo.
RispondiEliminaE io la maschera da spia.
RispondiEliminaChissà a quale temperatura bruciano, gli uomini parola.
RispondiEliminaUn suggerimento per un nuovo tag (ad alto rischio di autoreferenzialità e di inattualità):
RispondiEliminaI post che sarebbe ora di postare più spesso.
RispondiEliminaIl linguaggio è la casa dell'essere, o dell'esserino. Un tema che mi è molto caro. Tra tutte, comunque, la parola più abusata e svuotata del suo movimento originario è proprio ident... Non la voglio nemmeno pronunciare, guarda, tanto mi sembra liberticida.
bianca
Per un matematico è ancora peggio: l'identità è sempre triviale.
RispondiEliminaScrocco.
E chi sarebbero i perdenti?
RispondiEliminaI giovani d'oggi? che stanno pagando tutti debiti !!! i soldi che se so magnati 30 anni fa i cinquantenni di oggi che non se sentono falliti solo perché c'hanno il posto sicuro... Qualcuno però oggi sta pagando!
E poi: le parole vecchie son diventate frattaglie ideologiche, le nuove non sono accettate... E la soluzione? Qual è la soluzione?
A dire verità,
RispondiEliminain Piccola Berlino Democratica era minuscolo proplema simile: cinquantenario Oppi Volomin mangiò soldino di nipote Mirka, pensandolo di cioccolato* in piacevole cartina stagna. Dottor Krainer risolvette proplema con schiroppo speciale ai frutti di campo.
Schiroppo speciale dottor Krainer sta per brevetta in tutto Ovest. Soldini veri voi magna quanto vuole!
Tanto rivoluzione si fa con gioia.
*cioccolato di PBD con 70% vera carruba!
Per un matematico la soluzione deve essere non banale. Per me il cioccolato più buono di tutti i tempi è quello delle forze armate dette anche FFAA, che facevano anche il dentifricio. il cioccolato delle forze armate si presenta all'occhio umano come un cubo nero e infrangibile di lato di dieci centimetri.
RispondiEliminascrosto
Tutto diventa tag...
RispondiEliminaSplendido post.
Tout casse, tout passe,tout lasse...
Scrosto, grazie: finalmente svelata la vera fonte d'ispirazione per il monolito kubrickiano.
RispondiEliminaGuten Tag!
RispondiEliminascroscio
putc
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