martedì 29 dicembre 2009

Amami di meno

Mettiamoci insieme, tutti noi, persone di buona volontà, che credono nell'amore e che credono che l'amore possa vincere l'invidia e l'odio. I nostri avversari hanno ironizzato, dicendo che noi stiamo quasi dando vita a un partito dell'amore.

Lo dico senza ironia: è proprio così.

Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio della Repubblica italiana, in una telefonata alla Comunità Incontro di Don Gelmini, 26 dicembre 2009.




Credo solo nei temi semplici. Amore. Odio. Niente sfumature. Sto alla larga dalle scene sul lettino dello psicanalista.

I lettini servono a una cosa sola.

John Wayne.



Comincia con gente che si innamora e finisce con un divorzio.

Comincia nell'anno 1933 e finisce tra le rovine.

Le opere liriche cominciano con sentimenti elevati, ma al quinto atto si contano i morti.

Alexander Kluge.





Dopo Milano e Copenhagen, anche GOD si adatta al nuovo clima e si propone di tappare il buco nell'ozono con un raro film crucco in versione integrale (11 parti). Se il 2010 spazzerà via l'agorà con uno tsunami di sentimenti, se le noiose tenzoni politiche saranno sostituite dal duello mozzafiato tra Baci Perugina e Mon Chéri Ferrero, è meglio studiarsi attentamente le istruzioni per l'uso. Altrimenti rischierà di mancarci il love-how.




venerdì 18 dicembre 2009

mercoledì 16 dicembre 2009

La caduta nel quotidiano/2

Are we worth saving? You tell me.

Debra (Michelle Morgan): ultime parole di Diary of the Dead (George A. Romero, 2007).




Generatore manuale di commenti: tra minacce e tentazioni censorie, prosegue temeraria e indomita la nostra sfavillante e multiforme vita nei social network, ovvero come smettere di preoccuparsi e cominciare ad amare il tasto “annulla”, offrendo sempre e comunque il peggio di noi, su una strada senza ritorno e a senso unico.



(Titolo a cura di Stan Lubrick, Mario Calabresi e Lina Wertmüller)




− Ignorati, fai come se non esistessi.



− E stasera? Ancora semolino?



− Phaiga lo dici a tua sorella.



− Preferirei sapere a che cosa NON stai pensando.



− Guarda che la settimana delle tette era l'altra.



− Hai già provato tutto uguale ma con i piedi in una pozza d'acqua?



− Sarà, ma anche una frase che riesce a mettere insieme una doppia negazione e il lemma "socialnetworkizzati" in un colpo solo fa disperare dell'umanità.



− Penserei che stai postulando per recitare una parte importante nel prossimo film dei Vanzina, per poi finire spiaccicata sul mese di febbraio di un calendario e infine coinvolta in un tristissimo caso di cronaca nera che ti farà piombare nel trito tunnel della droga, dal quale uscirai per imboccare senza soluzione di continuità l'annosa via dell'alcoolismo, quindi l'autostrada della bulimia diabetica. Il 22 novembre 2021 una congestione ti farà colare a picco nella piscina di un piccolo imprenditore di Casale sul Sile (TV), ma in assenza del proprietario. Verrai ritrovata due giorni dopo dalla colf mesopotamica in via di regolarizzazione e al tuo funerale qualcuno piangerà, forse.



− Il giorno in cui ti ritroverai con una doppia coppia d'assi e di otto mi piacerebbe essere presente, pallone gonfiato che non sei altro.



− Verrai ripescata. Meglio esser precisi.














lunedì 14 dicembre 2009

Il catalogo delle idee chic reloaded

UN INCIUCIO, SÉ PLÙ FASIL



saul-steinbergIl nuovo segretario del Pd, proprio nel rifiuto di aggregarsi al No Berlusconi Day, ha già dato una prima indicazione della identità tutta politica che vuole dare all’organizzazione. Del resto, Bersani e buona parte dell’attuale gruppo dirigente del Partito democratico vengono direttamente dalle file di quel Pci che negli anni bui non temette di stare accanto al suo avversario storico, la Dc, per fermare il terrorismo. Ora non siamo affatto nell’emergenza di allora. Ma, oggi come allora, il perno della politica rimane il principio che la governabilità di un Paese dipende dall’assumersi responsabilità. Anche da parte di chi è all’opposizione.

Lucia Annunziata, La sinistra a un bivio, "La Stampa", 14-12-2009.


lunedì 7 dicembre 2009

Undercapodellostatements

Napolitano: "Troppe tensioni minacciano la vita civile". Con questa è ufficialmente candidato a condurre "Elisir". Poi ha aggiunto che su Piazza Fontana "non tutto è chiaro", per tenersi aperta una possibilità a "Mistero".

domenica 6 dicembre 2009

Splendor in the grass, glass under the water.

Quel bicchiere, è da quando vidi il film che lo seguo con lo sguardo perdersi nell'acqua.




venerdì 4 dicembre 2009

L'ambiente c'est moi

Potevano forse quelli di Greenpeace essersi dimenticati di lui?

berlusconi_pollution

Love, actually

Non divertirò

non ri piacerò

ma non mi faccio comprare.



Enrico Ruggeri, Il rock'n' roll, 1984.





Esco di casa all'alba, gli occhi gonfi di sonno, di mancanza di sonno, della grappa di ieri sera, di chissà cos'altro. Mia moglie mi saluta con un bacio, mi abbraccia forte, mi accarezza, mi sorride e mi sussurra: "Dai. Oggi parla Spatuzza".

giovedì 3 dicembre 2009

Sir, I think I was trying to suggest something about the duality of man, sir! The jungian thing, sir!



Due settimane prima di andare a Oslo per accettare il Premio Nobel per la Pace, Obama vende al mondo il suo nuovo Vietnam in versione "lite" tenendo un discorso in un'accademia militare. Onore a George Orwell. È proprio vero che la guerra è pace.



Pepe Escobar,
Vietnam-lite is unveiled. (Traduzione integrale qui.)

mercoledì 2 dicembre 2009

Ormai soltanto un commercialista ci può salvare

Mi scrive:



Pagare le tasse nel regno di Berlusconi sembrerebbe una perversione.

Se non altro è a buon mercato: passare un paio d'ore in uno scantinato con un'attempata trans, con assunzione di moderate dosi di cocaina, costa quasi tre volte tanto.




E poi mi fa notare che gli ho spedito un assegno scrivendo due cifre diverse nella parte in numeri arabi e in quella in lettere. Ah, e poi ci sarebbe il trascurabile dettaglio della mia firma mancante, nel suddetto assegno: mi son dimenticato di aggiungerla. Mi fa notare tutto ciò con gentilezza, ma documentandolo con un jpeg allegato del demenziale assegno in questione. Rispondo: "non ho parole per l'imperdonabile doppio errore commesso nello stilare l'assegno. Ti dà un'idea dello stato confusionale di stanchezza in cui mi trovo. Provvedo subito a stilare un nuovo assegno".

La sua risposta non si fa attendere:



nessun problema.

Nella classificazione ufficiale degli errori imperdonabili non figura l'errata compilazione di assegni.

Non si possono perdonare invece, ad esempio:

 

1) bere la birra con la fonduta di formaggio

2) un golf verde sui pantaloni marroni

3) dire "è un presepe" di un qualsiasi banale paesaggio da cartolina




Una prece al Ministro della Semplificazione. Lasci intatto l'incomprensibile sistema fiscale del nostro Paese. Ci toccherebbe fare a meno dei commercialisti. E non ci sarebbe davvero più nulla da ridere.

La caduta nel quotidiano/1

Caro Doktor Professor Heidegger, vorrei sapere che cosa intende con l’espressione “caduta nel quotidiano”.

Quando ha avuto luogo questa caduta? Dove stavamo noi quand’è avvenuta?

Saul Bellow, Herzog, Feltrinelli, Milano 1976, p. 69.





Generatore manuale di commenti: la nostra sfavillante e multiforme vita nei social network, ovvero come smettere di preoccuparsi e cominciare ad amare il tasto “annulla”.



Ma anche no.emoticoneprr



– L'avevo pensato prima di te, ma molto meglio.



– Il gatto della foto è morto da settimane. :-D :-D :-D



– Non preoccuparti, prima o poi non ti capiterà mai anche a te.



– Rogo degli scritti keynesiani 'stocazzo.



– Un consiglio, se posso permettermi: rifiuta l'amicizia a te stesso.



– Ride di te, non con te.



– Te la suoni e te la laiki, eh?



– No. Jean-Michel Jarre no.



– Guarda, sono d'accordo. Se ciascuno di noi, nel suo piccolo, quotidianamente, rinunciando ai propri egoismi ma anche senza pretese e soprattutto senza illusioni, piantasse un semino e magari chiedesse consiglio a un amico giardiniere o almeno a un'amica il cui nipote fa il giardiniere, anche se non proprio a due fermate della metro, insomma, sì, ce la possiamo fare a fare qualcosa che serva a qualcosa per qualcuno.

martedì 1 dicembre 2009

Rock me baby

Un sasso non può essere interpretato. Non chiede di essere perdonato, né può esserlo - non sapremmo dare un senso a qualcosa del genere. Neanche ci racconta la storia della sua vita, che, essendo lunghissima e povera di turning points, rischia di essere parecchio noiosa.

Penso che sogni di sgocciolare via scavato dalla proverbiale gutta, o riprodursi in tanti frammenti piccoli e leggeri, fino alla polvere. Ma sono ipotesi oziose: potrebbe anche canticchiarsi all'infinito una filastrocca, o architettare piani per conquistare il mondo, o semplicemente aspettare quieto di veder passare il nostro cadavere.



Lo accetti, lo usi, lo getti, senza attenderti alcuna reazione. Ne sopporti il peso sapendo che non potrà mai calare. Sta lì, ingombrante, inespressivo, pesante, inerte, totalmente disanimato, in attesa che altri lo agiscano.



Il sasso, credo, si è imposto saggiamente il silenzio, una dieta talmente equilibrata da consentirgli solo impercettibili variazioni di peso, un'espressione impenetrabile, da poker. Inutile irritarsi e prenderlo a martellate: non parla. Vuole essere accettato naturalmente, senza mediazioni, per quel che è e sarà.



E' riuscito sapientemente, nei millenni, a selezionare ed affinare le caratteristiche più adatte a svuotare finalmente di senso tante futili domande, che poi si riassumono in una sola: "Perché sei così ?".

 

From Bielorussia with love

Spuntano le prime scottanti rivelazioni dagli archivi KGB gentilmente forniti al nostro premier da Lukashenko.





lunedì 30 novembre 2009

Ma allora mi strozzi... ma quanto mi strozzi? E mi spari... ma quantomi spari?

Un posto dove non esistano problemi… Toto, secondo te c’è un posto simile? Deve esserci. Certo, non sarà un posto che si possa raggiungere in nave o in treno. È molto, molto lontano. Dietro la luna, al di là della pioggia.

Dorothy Gale (Judy Garland) al cagnolino Toto (accreditato come “Toto”: ma in realtà si chiamava Terry): oltre l’arcobaleno nel Mago di Oz (Victor Fleming, 1939).


 


Nel caso peggiore, e quando il mondo parrebbe ridotto a un’unica uscita, sempre ce ne sarebbero due: questa e l’uscita dal mondo. Ma l’uscita dal mondo è parte di esso, come la porta è parte della casa.

José Ortega y Gasset, La ribellione delle masse.

domenica 29 novembre 2009

Bara con nighthawk e cowboy

[Considerazioni a margine di una sfida lanciata da un godardo su FriendFeed: riflessione post visita alla mostra di Palazzo Reale: c'è qualcuno a cui NON piace Hopper ?]








Don't that picture look dusty?

Jesse James (Brad Pitt) nell'
Assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (Andrew Dominik, 2007).




Parlo da ex cinefilo e poi ex cinefago. Per entrambi, senza Hopper non si dà né lo Huston urbano di Città amara né il Malick agreste dei Giorni del cielo (dove la fotografia dell'ormai quasi cieco Almendros si nutre di moltissime altre influenze, da Vermeer a Wyeth). Ognuno parla guardando le storie, i film che si proietta: il che significa che ognuno parla senza ascoltare quel che dice. Proprio stasera, rivedendo un pezzo del would-be Malick ma non disonorevole Jesse James di Dominik, mi sono detto che se proprio si volesse fare un appunto a Hopper, esso muoverebbe da una blanda critica per un eccesso di nitidezza iperrealista, che sembra rassicurare sulla presenza viva dell'essere proprio mentre vorrebbe rappresentarne la sottrazione. Non dico che l'artista avrebbe avuto in pugno l'Unheimlich se si fosse limitato a rendere blurry le sue figure come nelle immagini di questo strano film dove il futuro assassinio di un uomo si rappresenta borgesianamente agli occhi dell'omicida come già compiuto, inesorabile: "His fingers skittered over his ribs to construe the scars where Jesse was twice shot. He manufactured a middle finger that was missing the top two knuckles. He imagined himself at 34. He imagined himself in a coffin. He considered possibilities and everything wonderful that could come true". È come se Hopper fosse scivolato sulla rutilante superfice della tradizione americana senza mai scrivere la propria Isola del tesoro, che infatti firmò uno scozzese ma in cui c'era già tutto Peckinpah, più classico di quel che si pensa, se "classico" significasse qualcosa. Raccontare the ultimate pirate story, sapendo che quel tempo è concluso, e integrare la consapevolezza di questa narrazione post mortem all'interno del quadro stesso.

L'isola del tesoro
è scritto come in soggettiva, da una bara. Più che alla
celebre sequenza di Vampyr, penso a Long John Silver e ai suoi pirati come a un mucchio selvaggio ante litteram o anche alla didascalia finale di Barry Lyndon, assente dal romanzo di Thackeray. E forse ci ho pensato anche perché sono convinto che la grandezza del romanzo di Stevenson risieda nella sua perfetta inadattabilità, nel suo essere un libro fatto esclusivamente di carta, che comincia e finisce in letteratura. Il fallimento dei vari adattamenti mi sembra confermarlo, e persino il Fleming richiede allo spettatore di non aver letto o di accantonare il ricordo del libro e di guardare esclusivamente Wallace Beery. Mentre in effetti ci sono pittori che sembrano aspettare di essere adattati (e risolti, spesso in modo migliore) al cinema, il che non toglie nulla al loro genio ma ai miei occhi li rende l'equivalente pittorico e "alto" di uno Stephen King, scrittore tutt'altro che spregevole, a scanso d'equivoci.




 



Ma d'altra parte, può darsi che Hopp
er abbia avuto l'intuizione della contemporaneità, qualcosa che Stevenson forse non poteva immaginare, ossia la presa del potere non da parte di Luigi XIV, e neppure da parte del "popolo" o del "cittadino", ma dell'ascensore, e che si sia adattato a rappresentare una metafisica d'ascensore, un'attesa dell'ascensore, un'assenza di Dio nell'ascensore.

Strozzature

Dedicato a quelli che scrivono di mafia







sabato 28 novembre 2009

To sleep. Perchance to fish

Individuato l'autore de "La Piovra".

Sarebbe tale Luca Brasi.





 

Chi scrive male pensa male e vive male. (Ma forse guadagna bene).

Sono il Vasco Rossi del ventunesimo secolo.

Vasco Rossi





Quando ero piccolo prima di addormentarmi pensavo a Franz Kafka. Egli, pensavo, perché da bambino quando la terza persona è soggetto si chiama Egli, in realtà faceva qualcosa come il recupero crediti, e allora A) chissà quanto valgono le raccomandate da lui vergate allo scopo di recuperare quei crediti, qualcosa tipo "orribile scarrafone, lei ci deve" e poi interrotta lì, e quel credito che non si recupera mai, B) chissà che belle, da leggere, quelle raccomandate.



Per emulare Marco Travaglio, ho subito un piccolo intervento chirurgico (dalle sicure implicazioni politiche). Prima , però, ha dovuto firmare un foglio scritto non da Franz Kafka, ma almeno da Alessandro Baricco, o addirittura da Moccia o Moggia o come si chiama, sul nome proprio non mi pronuncio. Il foglio diceva:



Gentile Paziente,

il suo consenso informato al processo di cura è il modo trasparente con il quale la Fondazione ritiene di stabilire con lei l'alleanza terapeutica per garantire l'umanizzazione delle cure erogate. Ha ricevuto già dal medico cui lei è stato affidato le info necessarie affinché possa esprimere il suo parere su quanto propostole. Il presente modulo vuole ricordarle che in qualsiasi momento può chiedere al Coordinatore Tecnico di contattare i curanti per ricevere ulteriori informazioni che reputa necessarie al fine di poter sottoscrivere il suo consenso informato valido agli atti medici che le sono stati proposti.

La ringraziamo per la sua collaborazione a partecipare al suo processo di cura.




Prego. In tutti i sensi.


lunedì 16 novembre 2009

Gli interventi dei nostri politici al vertice FAO

Brunetta: "I mangiapane a tradimento".

Bondi: "Accattoni artisti — la fame aguzza l'ingegno".

Carfagna: "I cibi alternativi".

La Russa: "Bombardare gli affamati"

Maroni: "Affamati sì, ma regolari".

Calderoli: "Nutrirsi di radici".

Berlusconi: "Ridurre la durata dell'inedia".

sabato 14 novembre 2009

Donne livide

Per l'efficacissimo commissario Gouette l'omicidio seriale si portava appresso la lettera del corvo così come la nube si porta appresso il temporale, il capitalismo la guerra, il formaggio troppo maturo la larva, il baubau le pulci e l'ambizione smisurata la caduta.

Pierre Siniac, Femmes blafardes, Rivages 1997, p. 134
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martedì 10 novembre 2009

lunedì 9 novembre 2009

Il Sessantotto

Samanta che canta, schiena appoggiata ad una parete nei corridoi dell'Università, e mi guarda. Mi fermo un attimo e poi vado avanti, perché dentro quelle aule c'è l'occupazione, e fuori la rivoluzione, qualcuno dice.

Poi le cose cambiano, e quando trovo il tempo per fermarmi Samanta è fidanzata con un certo René. Mi tocca il compito più gradito, che in gergo si chiama ionizzazione. Studio René da lontano, poi mi avvicino, e alla fine lo conosco, fino a quando il pensiero di Samanta svanisce e vivo un idillio insperato con René. Il quale lascia Samanta e così andiamo a vivere insieme. Con noi c'è anche Buddha, l'elemento certamente di spicco, il cui contributo a questa storia resta però ineludibilmente nullo, anche a causa del suo cattolicesimo.



Anni dopo propongo a René di fare visita a  Samanta e introdurla alle delizie dell'amore di gruppo, del quale siamo completamente inesperti, se si eccettuano alcune letture in proposito. Lui aderisce entusiasticamente e ci presentiamo a casa di Samanta. C'è anche il padre di Samanta, che prepara una cena di cui nessuno ricorderà la composizione, ma sul cui carattere egregio nessuno dubita. La cena è dominata dal carisma del padre, che dall'inizio alla fine non fa che sindacare, sentenziare e discernere. D'un tratto io e René ci accorgiamo che in ogni sindacazione, ad ogni sentenza e ad ogni discrezione c'è l'ombra del Sessantotto. Scambio un'occhiata d'intesa con René, e ci prepariamo ad esibire, con la giusta tempistica, alcune delle nostre famose battute fulminanti sul Sessantotto. Il Sessantotto, dal canto suo, non viene mai descritto e analizzato, e probabilmente nemmeno nominato, ma si acquatta come un assassino dietro tutte le sindacazioni e tutte le sentenze.



Alla fine della cena il padre propone di guardare insieme i filmati delle vacanze. Io e René ne siamo assolutamente entusiasti, perché in questo modo riusciremo a sfotterlo e ad avere ragione di lui. Ma dalle prime immagini è subito chiaro che quelle vacanze e quei filmati non hanno niente da condividere con il Sessantotto, e che anzi l'idea stessa, il concetto di Sessantotto è perfettamente alieno e incompatibile con quel tipo se non addirittura con quella tipologia di filmati e di vacanze. 



Dopo i filmati torniamo a casa, del tutto ignari dell'esistenza di Samanta che deve averci abbandonato durante i filmati delle vacanze per rifugiarsi nella sua stanza, anche se questa è soltanto un'ipotesi. Durante il ritorno ci chiediamo se la serata che abbiamo trascorso possegga o meno le caratteristiche per dirsi la più grande serata di tutti i tempi, o almeno una delle più cospicue delle nostre vite. Dopo una meditazione di lunghezza media e di profondità appena passabile concludiamo di no, ma conveniamo sul fatto che sia stata una serata davvero molto piacevole. 

Tre devotchke per tre drughi















August Sander

Tre contadini (1914)

     Sergej Michailovič Prokudin-Gorskij

     Contadine russe (1909)


domenica 8 novembre 2009

Ostequi

— What in fact has been created? An international community. A perfect blueprint for world order. When the sides facing each other suddenly realize that they're looking into a mirror, they'll see that this is the pattern for the future.

— The whole world as the Village?

— That is my hope. What's yours?

— To be the first man on the moon.

Il n° 2 (Leo McKern) spiega al n° 6 (Patrick McGoohan) che dal Villaggio non si evade nella serie televisiva creata da Patrick McGoohan The Prisoner (1967, 2° episodio: “The Chimes of Big Ben”).




"Signore! Aiutami a sopravvivere in mezzo a questo amore mortale." Dmitrij Vrubel', 1989 (rest. 2009).




Letto l'editoriale della Spinelli, bellissimo.


Solo due domande:

1. Quale crollo del muro? Non sarebbe meglio parlare di momentanea flessione?


2. In che senso Stalin dismetteva?





Insomma, io non mi ricordo tanto bene.


 

Dio non esiste, Marx è morto, e io non mi ricordo tanto bene.



Meno Adorno e più contorno!

Meno Marcuse e più Mabuse!

...

...

Meno Horkheimer, più Alzheimer!



Herbert George Wells, The First Men in the Moon, copertina dell'edizione cecoslovacca, 1964. Illustrazioni di Adolf Hoffmeister. Altre immagini qui.

sabato 7 novembre 2009

Z come Zingarelli, zingari, Zorro



Guardando "Blu Notte".

Qualcuno usa "pedagogia" per descrivere l'impegno di Peppino Impastato. Parla come se avesse levigato negli anni il ricordo, cercando una parola-pugno che stringesse lo studio, la politica, il rapporto di quel suo amico con la comunità e con lui stesso. Nelle interviste ricorrono "compagno" - naturalmente - e poi "controinformazione", "militanza", "dibattito", "extraparlamentare".

Queste parole avevano peso e sostanza per Peppino Impastato. Erano cose e progetti, lo spiegavano. E gli sarebbero state cucite tutte insieme addosso per confezionargli l'abito del terrorista. Ora (e non per colpa di Lucarelli) appaiono residuali, frattaglie ideologiche che si perdono nel ridurlo a martire, nel ritagliarlo a sagoma - più compatibile coi tempi - di "ragazzo onesto" che voleva "far trionfare la legge" contro "i criminali mafiosi".



Mi accorgo di avere vissuto abbastanza per vedere tante parole invecchiare e perdere forza, come se gli avessero sfilato le cose di sotto. Ridotte a pensionate balbettanti, ridicole come calzini bianchi sotto i bermuda, sono presenze tetre e imbarazzanti, prive di funzione, improduttive. Le si sopporta solo per farsi raccontare vecchie favole o per rispetto a un morto - e mi sembrano davvero lasciate a seccare là sui binari.



Stanno avanzando giovani parole, pulsanti di nuove cose, forti di realtà più fresche. Le osservo sfilare e ritrovo in qualcuna i tratti dei genitori, ma mescolati con altro sangue, nascosti o esaltati da abiti e ornamenti più vivaci. Ecco "identità", "tradizione", "lingua". E quel "finanza" che ridicolizza "economia", "ranking" che succede a "autorevolezza".

In fondo, sbertucciati e sfigurati, si trascinano i perdenti. Parecchie facce note. Riconosco "comunismo".



venerdì 6 novembre 2009

Il toro nella rena






Non appartengo a nessuno e appartengo a tutti.

Eravate cornuti prima di vedermi, e lo sarete ancora quando me ne andrò.

Denì Diderò, Tori di cuori  (trad. it. di Scortichini Guido), Pizzighettone 2008.

giovedì 5 novembre 2009

Il crocimobile

Esitammo qualche secondo prima di prendere in affitto quell'appartamento. Non solo perché carissimo, non solo perché in nero: era quel crocifisso nel corridoio che ci metteva a disagio. Alla fine firmammo il contratto (che non esisteva) ed entrammo: anche perché la proprietaria ci aveva assicurato che lei era di sinistra, come tutta la sua famiglia.

Fummo René ed io a decidere, qualche mese dopo, di risolvere il problema del crocifisso: la situazione in casa si era fatta intollerabile. Buddha, che doveva il suo nome d'arte ad una prodigiosa somiglianza con il Mahatma, si astenne perché cattolico praticante, anche se non credente (era la fidanzata a obbligarlo a praticare). E' un vero peccato che Buddha sia un personaggio marginale in questa storia, perché era di gran lunga il più interessante della triade. Per il lettore curioso dirò che era un vegano che si nutriva solo di gelato da lui stesso composto e di porto sandeman, e quest'ultimo particolare lo rendeva particolarmente inidoneo all'intervento di precisione che si richiedeva per chiudere il contenzioso che quel crocifisso rappresentava.



Io reggevo la scala perché soffrivo di vertigini, fu René a togliere il crocifisso dal muro. Lo portammo con cura sul tavolo di cucina dove avevo preparato coltelli e cacciaviti. Mentre René lo teneva fermo in verticale io riuscii con due colpi incrociati di coltello e cacciavite a estrarre i chiodi delle mani. Stavo per passare al terzo chiodo, quello sulle caviglie, quando René mi fermò e mi indicò la statuetta. Privata dei vincoli sui palmi, si era lanciata in avanti, arrestandosi in una posizione di equilibrio e ponderazione mirabili. Dall'immagine di un uomo crocifisso era scaturito un tuffatore, morbido, plastico, perfetto, precariamente oscillante intorno ad una posizione di equilibrio instabile.

Buddha disse che non esistono oscillazioni attorno ad una posizione di equilibrio instabile, e imputò la configurazione del crocifisso tuffatore ad un miracolo, al quale lui si rifiutava di credere ma che dedicava alla sua fidanzata. René ed io imputammo la sua dichiarazione più al sandeman che al fatto che studiasse ingegneria.

René appese il Tuffatore dove prima stava il Crocifisso. Nei tempi a seguire saliva di tanto in tanto a correggere eventuali deviazioni o librazioni minacciose. Buddha si sposò. Io divenni God.

La proprietaria fu abbandonata dal marito a vantaggio della segretaria.

mercoledì 4 novembre 2009

lunedì 2 novembre 2009

Per soluTori più che abili

Ehi, bella bionda bella, più bella, molto più bella di Rosy Bindi! Che pizza quei pesciolini ke pesciolinano sul tuo desktop mentre ti rifai lo smalto alle ciglia, vero vero? La foto di George senza Eli è troppo demodata? Troppo stufevole lo skatto preso col cellulare di quella torta di fragole e panna comprata da papi nella migliore pasticceria di Secondigliano, con quelle stupide stupide stupide 18 corte candeline già pronte a spegnersi prima ancora ke la tua silhouette si sia fatta la sua passeggiatina nella Casa del Grande Fratello, pietosa guitta ke al bagaglino si pavoneggia, in un book scritto da Emilio Fede, tutto tags & messaggini?

Tranqui, bella bionda bella: ci sono i GOD! Pensa te ke kulo! Afferra il tuo pennarellone nero indelebile, segui le istruzioni qui sotto (giù!) e sullo schermo del tuo pc vedrai apparire, finalmente, il tuo nuovo e definitivo screensaver!




domenica 1 novembre 2009

Morti politicamente scontate, irrevocabilmente corrette

Di una cosa sono certo: del comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in quest'occasione.

Ignazio La Russa, ministro della Difesa della Repubblica italiana.




Lo sento dire queste parole l'altro ieri sera, al Tg1. E subito mi indigno: ma come si permette di giudicare prima ancora che siano concluse le indagini? La reazione, mi rendo conto (sì, lo so: mo' vieni) solo l'indomani mattina, è scontata ma irrazionale. Uno passa il tempo a blaterare di ucronie e a coltivare giardinetti biforcuti solo per farsi fregare dalla prima successione temporale, confidando nella sua natura crono-logica. Quella dichiarazione non viene dopo la morte di Cucchi, ma prima. Non è una conseguenza dell'omicidio, ma la sua vera causa.



Anni fa io quell'uomo lo incrociai per strada. Giolitti, lo storico gelataio di via degli Uffici di Vicario dove mio padre aveva pianta stabile (e prezzi di favore, sospetto), si trova a dieci metri da Montecitorio. Camminiamo, e a un certo punto ecco che mi trovo davanti Ignazio La Russa, come sempre ilare. Lo guardo negli occhi e istintivamente cambio marciapiede. Non per dichiarare la mia velleitaria opposizione, ma perché ho paura che mi picchi: quell'uomo la violenza ce l'ha stampata in volto.

(En passant, questo sembra essere un marchio lombrosiano di moltissimi ex-AN. Anche se i lombrosiani non mi sono mai piaciuti. L'ho rivisto nella faccia di Giorgia Meloni, in un video in cui il ministro della Gioventù della Repubblica italiana [non] risponde alle domande di una giornalista australiana.)



Prevedo che l'uomo si rassegnerà a imprese ogni giorno più atroci; presto non vi saranno più che guerrieri e banditi; dò loro questo consiglio: l'esecutore di un'impresa atroce immagini d'averla già compiuta, s'imponga un futuro che sia irrevocabile come il passato.

Jorge Luis Borges, Finzioni ("Il giardino dei sentieri che si biforcano"), Einaudi, Torino 1955, p. 82.






mercoledì 28 ottobre 2009

Invito a cena con Partito

                                    Interno notte/ ristorante


             Bersani è seduto dietro ad un tavolo con la moglie. Arriva un cameriere


                                    Cameriere


                                    Cosa desiderate...?


                                     Bersani


                                      per me né carne, né pesce..


                                     Cameriere


                                benissimo.....allora le servo il PD

giovedì 22 ottobre 2009

Icone italiane: Il toro Osborone/7

Un confronto inevitabile: il toro Osborone contro la sua volgare imitazione iberica 

(GUARDA LA FOTOGALLERY COMPLETA)




Il mattino ha il toro in bocca


Born to be Osborone

mercoledì 21 ottobre 2009

Icone italiane: Il toro Osborone/6

Questa sera Bruno Vespa presenterà una puntata speciale per ricostruire le vicende del clamoroso caso del toro Osborone. Ospiti in studio il ministro Brambilla, Brontolo e Pisolo



(GUARDA LA FOTOGALLERY COMPLETA)




Corna a Corna



Corna a corna

Il Papi-roh di Osboronide

Osborone c'era

Serie Arte e Archeologia


Ritrovato documento antichissimo in Scriminatura ondulata B.





A vói un add-on !

Come fosse Antani, però 2.0

"Senti, io mi collego a 'sto sito ma non si vede niente. C'è scritto tipo nòtfàund"

"Hai per caso premuto Ctrl-Shift-Alt-Canc-F12 ? Dimmi che non l'hai fatto"

"Ma.. direi proprio di no"

"Pffuiii. Per un attimo ho temuto. Vediamo.. Internet con l'opzione web l'hai installato ? "

"Stamattina funzionava.."

"Hai scaricato la preversione -1.0 del plugin dell'addon opensource miniSD di t10d10 ? Dovrebbe esserti apparsa una popup cardbox nella gnutextarea. Aiuta parecchio nel rendering delle immagini .pom, .ping e .blow. A volte sbava un po', a dire il vero"

"Ma.. proprio non avevo idea che servisse"

"Potresti aver attivato per errore usato il protocollo TVTB. No, non credo: il tuo browser supporta solo la release 4.ff4ncul0. Forse ti sei connesso tunnellando dalla backdoor. Voi utenti ne sapete una più del diavolo"

"Oddio, può anche essere.. ma involontariamente, eh, davvero"

"E' chiaro; il firewall ti ha LOLllato, ROTFLato e bumpato nell'ethernet. Mi chiedo se non sia meglio blankare definitivamente il savescript e sideloadare un file di trasfigurazione. Cachato e loggato come infrauser.. chissà.."

"Accidenti.. siamo messi così male ?"

"Rischi di perdere il lavoro della settimana, o di trovarlo criptato con password anonima e infrangibile in decima forma normale. Son cazzi, dopo"

"Ma che scherzi ? No, io spengo e riavvio, ecco cosa"

"SEI PAZZO ? Vuoi beccarti un 4 nel registry e farti cassare ?"

"No, per carità ! Guarda, non tocco un tasto"

"Ma insomma, che diavolo puoi aver combinato ? Hai per caso bloggato con nickname 'creator' quando il firewall era ibernato ? Hai simulato un frame iphonico spacciandoti per Googlewaver ? Improbabile: non puoi avere le permissions"

"(...)"

"Scrivimi l'indirizzo di quel sito.. NON SULLA MIA TASTIERA ! MA MI VUOI ROVINARE PURE A ME ? SUL MEMOTAK !!"

"Ecco qua.. A me pare normalissimo"

"Vabbe', adesso l'esperto sei tu. Ma per favore. Questa è una cazzutissima blacklist analfa-beta-test con inviti pushup. Puoi provare - a tuo rischio, te lo dico, eh - a prefissarlo con 'www.'. Non garantisco niente. Nel caso funzioni, MA SOLO IN QUEL CASO, riavvia la macchina"

Icone italiane: Il toro Osborone/4

SENSAZIONALE DOCUMENTO!


Trovarla è  stata un'odissea, ma risale al 2001 la scoperta della primissima installazione del toro Osborone

(Nella foto: l'esultanza di Spazio Azzurro)



Lo Sborolito






GUARDA LA GALLERY

lunedì 19 ottobre 2009

Icone italiane: Il toro Osborone/3

Per zittire i tanti cassandri, fanfalucchi, farfuglioni e quaquaraquà che le gettano discredito e negatività, prosegue l'affascinante viaggio per rilanciare l'immagine della nostra bella Italia, oggi più che mai valorizzata grazie alla campagna del Toro Osborone



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La groppa azzurra




domenica 18 ottobre 2009

Prima di uscire dal nostro campo visivo

La verità vi renderà miopi

Nel filmato del giudice Mesiano (poco meno di due minuti) ci sono una dozzina di stacchi. E', in sostanza, tutto montaggio, al quale il commento sovrimpone la linearità del racconto.



Quello che ti mostro è "rubato", quindi è verità. L'ho visto coi miei occhi, che ora sono i tuoi. Ecco gli indizi, ecco il commento che ti aiuta a collegarli, a fare il senso. Che c'è, ci deve essere.



Il giudice procede nella sua camminata, il filmato procede nella sua cattura del "reale", il commento processa e sentenzia.



Il filmato mostra un insieme di comportamenti del tutto banali e anonimi, se li si colloca in un contesto interpretativo "economico", quello che utilizzeremmo camminando per strada e gettando casualmente l'occhio da quella parte, o standocene seduti al caffé di fronte. Ma quando te li ritrovi in un "servizio esclusivo" all'improvviso appaiono rilevanti, invocano interpretazioni più complesse: devono essere necessariamente segnali di una verità ulteriore. Lo spettatore, a questo punto, esige il commento.



Non ti filmo perché tu sei sospetto, ma tu sei sospetto perché ti filmo.



E' un'operazione perfettamente adeguata al pubblico. Lo educa alla lettura e insieme ne premia la fedeltà ottusa.

sabato 17 ottobre 2009

Ai confini del tg

GOD1: Ho fatto il minutaggio del tg1, per nostra curiosità.

GOD2: Il minutaggio! Un delirio, quel tg.

GOD1: Sì, con i titoli.

GOD2: Roba boliviana.

GOD1: Sì. I minuti sono del servizio vero e proprio, senza introduzione della tizia.

GOD2: Allucinante. Ai confini del tg.

GOD1: Sì. A un certo punto deraglia. Ho segnato questa frase: 02:10-02:18 “Posso fare una previsione? Il 30% che attualmente di italiani non paga il canone secondo me supererà abbondantemente il 50%”

GOD2: Dice proprio così, out of the bluespace? "Il 30% che attualmente di italiani non paga il canone"? Tutto sballato?

GOD1: Sì. E più lo ascolto più sono convinta che sia sotto l'effetto di farmaci. Parla come in modo impastato.

GOD2: Sì, certo che lo è. Anche Franceschini. Non ho osato dirtelo. Lo so, in fondo ti piace. Ma era da paura. Lo so che lo hanno tagliato male, ma mi pare abbia detto "sacrifici" 4 volte.

GOD1: :-D

GOD2: Che te ridi, scusa?

GOD1: E poi NON mi piace, France. E comunque è riuscito a fare una battuta. Berlusconi, dico.

GOD2: Quale?

GOD1: In Abruzzo, durante la foto di gruppo con i volontari della Protezione Civile: a un certo punto alzano tutti le braccia, lui compreso (sono su un palco, credo). E lui dice nessuno faccia le corna, quelle posso farle solo io.

Eh.

Siamo nelle mani di un simpatico umorista. Abbiamo i film di Natale tutto l'anno.

GOD2: E non siamo neanche cattolici. Osborone. Ma che fa, ci legge?

GOD1: Osborone in pieno. Parrebbe. Ben due citazioni in un giorno.

GOD2: No, però Franceschini è sublime.

GOD1: Ho trascritto il suo intervento: "Bisogna avere il coraggio di cambiare. I cambiamenti richiedono sempre dei sacrifici. I cambiamenti sono sempre dolorosi, comportano sempre qualche sacrificio".

Tutto questo dolore in soli sette secondi.

GOD2: Eccolo. È lui.

GOD1: Dopo dice una cosa leggermente migliore. "Bisogna fare delle scelte, bisogna guardare avanti, non contro qualcuno. Io proprio per questo non avrei mai accettato di fare Bassolino capolista di una delle mie liste in queste elezioni primarie."

GOD2: Io non dico "wow", guarda. Dico uau. Questa è la reazione, faccina compresa: uau.

GOD1: Anch'io dico uau. No wow.

GOD2: Ci manca il no wow.

GOD1: Già.

GOD2: …

GOD1: …

GOD2: Minchia, che post.





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01:22-02:41 Berlusconi: giustizia, riforma costituzionale.

02:54-04:04 Schifani: responsabilità sulle riforme.

04:05-05:08 Fini: giustizia, scelte condivise.

05:17-07:01 Dibattito politico su parole premier.

07:14-08:43 PD, candidati a confronto su web e TV.

08:53-10:13 Napolitano: informazione rispetti il pluralismo.

10:14-10:44 Polemica su un video di Mattino 5 e un articolo del Giornale sul giudice Mesiano.

10:58-12:26 A Messina i funerali dei due bambini.

12:27-13:42 Preoccupa il maltempo in Sicilia.

14:05-15:02 A TV7 il presidente della BCE.

15:33-16:31 Parigi, trattori sugli Champs Elysées.

16:44-18:08 Pakistan, la guerra dei video.

18:22-19:30 La Russa: convivere col terrorismo.

19:43-21:06 Sopravvisse alla strage, domani si sposa.

21:07-21:38 È morta la novantenne ferita durante uno scippo mercoledì scorso a Molfetta.

21:51-23:24 I segreti delle sette.

23:26-23:46 La Procura di Catanzaro ha chiesto l'archiviazione per il deputato del PDL Giuseppe Galati.

23:56-24:36 Carrozzina sotto la metro, bimbo illeso. A Melbourne.

24:49-26:00 Bimbo nel pallone, era una beffa.

26:11-27:40 I rischi delle droghe fai da te.

27:49-29:01 Alunni col fischietto, multe agli automobilisti.

29:14-30:40 Le regole per gli anziani alla guida.

30:41-30:58 Cambia nome il quotidiano L'Altro di Piero Sansonetti.

31:09-32:17 Cellulari super lusso.

32:27-33:37 Caro vecchio salvadanaio.

33:48-36:15 Richard Gere al Festival del Film di Roma.

venerdì 16 ottobre 2009

Santa Teresa, Italia, annoduemilaseicentosessantasei








Battute di largo consumo




A quella stessa ora i poliziotti che smontavano dalla notte si ritrovavano a far colazione da Trejo's, una tavola calda lunga e stretta, con poche finestre, simile a una bara. Là bevevano caffè o mangiavano uova alla ranchera o uova alla messicana o uova con la pancetta o uova fritte. E si raccontavano barzellette. A volte erano monotematiche. Le barzellette. E abbondavano quelle sulle donne. Per esempio, un poliziotto diceva: com'è la donna perfetta? Be', alta mezzo metro, con gli orecchi grossi, la testa piatta, senza denti e bruttissima. Perché? Be', di mezzo metro perché ti arrivi esattamente ai fianchi, imbecille, con gli orecchi grossi per maneggiarla con facilità, con la testa piatta per avere un posto dove appoggiare la birra, senza denti perché non ti faccia male all'uccello e molto brutta perché nessun figlio di puttana te la rubi. Certi ridevano. Altri continuavano a mangiare le loro uova e a bere il loro caffè. E quello che aveva raccontato la prima barzelletta continuava. Diceva: perché le donne non sanno sciare? Silenzio. Perché in cucina non nevica mai. Certi non capivano. La maggior parte dei poliziotti non aveva mai sciato in vita sua. Dove si scia in mezzo al deserto? Ma altri ridevano. E quello che raccontava le barzellette diceva: forza, belli, definitemi una donna. Silenzio. E la risposta: be', un insieme di cellule mediamente organizzate che circondano una vagina. E allora qualcuno rideva, un agente della giudiziaria, fantastica questa, Gonzàlez, un insieme di cellule, sissignore. E un'altra, stavolta internazionale: perché la Statua della Libertà è donna? Perché per metterci il belvedere avevano bisogno di qualcuno con la testa vuota. E un'altra ancora: in quante parti è diviso il cervello di una donna? Be', dipende, belli! Da cosa dipende, Gonzàlez? Dipende da quanto la picchi duro. E ormai infervorato: perché le donne non sanno contare fino a settanta? Perché quando arrivano al sessantanove hanno già la bocca piena. E ancora più infervorato: che cos'è più scemo di un uomo scemo? (Questa era facile). Be', una donna intelligente. E sempre più infervorato: perché gli uomini non prestano la macchina alla moglie? Perché dalla camera alla cucina non c'è la strada. E nello stesso stile: cosa ci fa una donna fuori dalla cucina? Aspetta che si asciughi il pavimento. E una variante: cosa ci fa un neurone nel cervello di una donna? Be', turismo. E allora lo stesso agente della giudiziaria che aveva riso rideva ancora e diceva bellissima, Gonzàlez, molto azzeccata, un neurone, sissignore, turismo, molto azzeccata. E Gonzàlez, instancabile, continuava: come sceglieresti le tre donne più stupide del mondo? Be', a caso. L'avete capita, belli? A caso! Tanto è uguale! E poi: cosa bisogna fare per ampliare la libertà di una donna? Be', darle una cucina più grande. E di nuovo: cosa bisogna fare per ampliare ancora di più la libertà di una donna? Be', attaccare al ferro da stiro una prolunga. E qual è la giornata della donna? Be', una giornata senza pensieri. E quanto ci mette una donna a morire per un colpo in testa? Be', sette o otto ore, dipende da quanto ci mette la pallottola a trovare il cervello. Il cervello, sissignore, borbottava l'agente della giudiziaria. E se qualcuno rimproverava a Gonzàlez di raccontare troppe barzellette maschiliste, Gonzàlez rispondeva che era più maschilista Dio, che ci aveva fatto superiori. E proseguiva: come si definisce una donna che ha perso il novantanove per cento del suo quoziente di intelligenza? Be', muta. E cosa ci fa il cervello di una donna in un cucchiaino da caffè? Be', galleggia. E perché le donne hanno un neurone in più dei cani? Perché quando puliscono il bagno non bevano l'acqua del water. E cosa fa un uomo quando butta una donna dalla finestra? Be', inquina l'ambiente. E in cosa somiglia una donna a una pallina da squash? Be', più forte la batti, più velocemente torna da te. E perché le cucine hanno una finestra? Be', perché le donne vedano il mondo. Finché Gonzàlez non si stancava e beveva una birra e si lasciava cadere su una sedia e gli altri poliziotti ricominciavano a occuparsi delle loro uova. Allora l'agente della giudiziaria, esausto dopo una notte di lavoro, borbottava quanta sacrosanta verità era nascosta nelle barzellette popolari. E si grattava le parti basse e posava sul tavolo di plastica il suo revolver Smith&Wesson 686, quasi un chilo e duecento grammi di peso, che sbattendo contro la superficie del tavolo faceva un rumore secco, come quello di un tuono in lontananza, e riusciva ad attrarre l'attenzione dei cinque o sei poliziotti più vicini, che ascoltavano, no, che vedevano le sue parole, le parole che l'agente della giudiziaria voleva dire, come se fossero clandestini persi nel deserto e vedessero un'oasi o un villaggio o una mandria di cavalli selvaggi. Quanta sacrosanta verità, diceva l'agente della giudiziaria. Chi cazzo inventerà le barzellette?, diceva l'agente della giudiziaria. E i proverbi? Da dove cazzo vengono? Chi è il primo a pensarli, chi è il primo a dirli? E dopo qualche secondo di silenzio, con gli occhi chiusi, come se si fosse addormentato, l'agente della giudiziaria socchiudeva l'occhio sinistro e diceva: date retta all'orbo, imbecilli. Le donne dalla cucina al letto, e per la strada legnate. Oppure diceva: le donne sono come le leggi, sono fatte per essere violate. E le risate erano generali. Una grande coperta di risate si innalzava nel locale lungo e stretto, come se i poliziotti la usassero per lanciare in aria la morte. Non tutti, naturalmente. Alcuni, ai tavoli più distanti, finivano le loro uova con il chili o le loro uova con la carne o le loro uova con i fagioli in silenzio o parlando fra loro, delle loro cose, isolati dal resto. Facevano colazione, per così dire, coi gomiti appoggiati sull'angoscia e sul dubbio. Appoggiati sull'essenziale che non porta da nessuna parte. Intirizziti dal sonno: cioè voltando le spalle alle risate che sostenevano un altro sogno. Altri invece, coi gomiti appoggiati in fondo al bancone, bevevano senza dire nulla, limitandosi a guardare quella baraonda, o a mormorare che roba, o senza mormorare nulla, imprimendosi semplicemente sulla retina i poliziotti e gli agenti della giudiziaria.



Roberto Bolaño, 2666**, traduzione di Ilide Carmignani, Adelphi, Milano 2008, pp. 259-62.







Il toro Osborone: contributo antonioniano

Continuano a piovere nuove segnalazioni di avvistamenti del Toro Osborone in tutta la penisola. Questa ad esempio ce la manda Stenelo direttamente dalla bassa Padana.



Il muggito




Land of 1000 voters

C'erano una volta tre uomini venuti da lontano per tentare la fortuna nel Paese Democratico, collocato al centro della Terra di Medio.

E questi tre uomini fecero un patto solenne, che però non riguardava il whisky, cari i miei furbacchioni, ma l'elezione ad un'importante quanto indecifrabile carica, che per semplicità chiameremo "Vitello d'oro".

E quali erano i loro nomi, vien da chiedere ? Già questa fu una faccenda difficile da risolvere, perché tutti avrebbero voluto chiamarsi Mr. Black, ma alla fine si accordarono su Mr. Pink, Mr. Orange e Mr. Red.

"Facciamo votare solo gli affiliati più stretti", propose Mr. Pink

"E i semplici credenti ? Sono la vera base della nostra fede. Solo chi avrà la maggioranza dei loro voti sarà il vero vincitore" ribatté Mr. Orange

"E se nessuno raggiunge il 50%+1 ? Credo che in quel caso l'ultima parola spetterebbe al Consiglio dei Mille Saggi" aggiunse Mr. Red

Pensa che ti pensa, i nostri amici convennero che la decisione più lineare e razionale e ovocolombiana era senza dubbio quella di accettare tutte le proposte, nell'ordine in cui erano state presentate.



Dopo un lasso di tempo indicibilmente estenuante venne il giorno del primo voto.

E chi ti va a vincere se non Mr. Pink ?



Poi venne il gran raduno di tutti i credenti. E questa volta - com'è come non è - vinse Mr. Orange.

Solo con il 48%, però.



A questo punto toccava al Consiglio dei Mille Saggi. Provati dal lungo periodo elettorale, frastornati dai mille mes/saggi che si incrociavano e dalle liti tra i candidati, nonché ormai incapaci di distinguerli l'uno dall'altro, molti tra i Mille sbagliarono voto.

Vinse Mr. Red.



L'ordine del mondo era definitivamente sconvolto, e questo, come ognun sa, è nelle favole preludio a svolte drammatiche.

Nel Paese dove il "sì, ma" suona, si scatenò uno scazzo furibondo, paranoide e senza sbocchi.

Per cominciare, le forze del male e del buio ebbero il sopravvento e nacquero vitelli a tre teste. Poi, molti votanti (alcuni dei quali erano giunti a travestirsi per poter votare in più occasioni) cominciarono in massa a dare segni di follia, chi mettendosi ad adorare la propria tv, chi uccidendo i figli col pretesto di risparmiare loro un mondo orribile, chi bruciando in piazza "Che fare ?" e sventolando come nuovo testo sacro "Il libro dei coniglietti suicidi". I più trovarono sollievo in una banale schizofrenia. Alle casse dei supermarket si chiedevano almeno due controlli dello scontrino, le riunioni condominiali dovevano essere tenute tre volte e gli arbitri di calcio passavano il tempo a contare i giocatori in campo, per non dire del numero di gol segnati. A un uomo scoppiò scanneristicamente il cranio di fronte a una schedina del Totocalcio: non riusciva a convincersi che esistessero veramente solo tre possibilità a partita.

I più coraggiosi cercarono scampo nei paesi confinanti, che però ordinarono ai loro eserciti di abbatterli a vista alla frontiera come appestati.



Un caos del genere non può durare a lungo, non nei racconti fantastici. Il Paese era diventato un po' la vergogna di tutto il mondo della fantasy, tipo che elfi e hobbit lo nominavano a stento, e sempre tossicchiando imbarazzati. Qualcuno doveva provvedere, altroché.



E difatti - canonicamente - il cielo si aprì e una pioggia di sterco e rane cadde su quell'infelice landa. Una grande fenditura spaccò a zigzag il terreno, e poco a poco tutta la superficie del paese vi sprofondò dentro
come un tappeto floscio, lasciandosi dietro solo una vasta, piatta, desolata distesa di cartacce e piadine.

Ci fu un suono come di mille pernacchie. Poi, pigra e solenne, la fenditura si richiuse.



E del Paese Democratico nessuno sentì mai più parlare.

Icone italiane: Il toro Osborone/2

AGGIORNAMENTO

Nuovo editto bulgaro! Berlusconi entusiasta della task-force di GOD, da Sofia ha appena dichiarato: "
Bisogna prendere il toro per le corna".




Il piazzista dei miracoli




giovedì 15 ottobre 2009

Icone italiane: il toro Osborone

Anche noi come in Spagna! Abbelliamo i nostri paesaggi con il toro Osborone, simbolo dello Zeitgeist italico!



Reagiamo agli onanistici cavilli dei mangiaranocchi e alle perfidie frigide di Albione popolando con questo maschio emblema il nostro bel paese!

Ecco due esempi di quello che potrebbe e soprattutto dovrebbe essere il nostro autentico panorama:











La sagoma del toro Osborone, simbolo della nuova Italia, è un bene comune: puoi scaricare da
qui la versione base dell'immagine e da qui quella con i pali di supporto. Non ti resta che incollarla sul panorama che preferisci (è trasparente) e inviarci o segnalarci le tue cartoline qui nei commenti, su Friendfeed o su Facebook!

mercoledì 14 ottobre 2009

martedì 13 ottobre 2009

Questa libertà di stampa non s'ha da fare

Io mi guardo bene dall'augurarmi che de Bortoli condivida le nostre idee e capisco anche che — come scriveva il Manzoni — "il coraggio chi non ce l'ha non se lo può dare". Ma da qui a sottacere il significato della deriva italiana, morale, politica, economica, sbandierando come titoli di merito verso il governo gli articoli scritti in suo favore, quelli scritti a suo tempo contro il governo Prodi, infine la definizione di Repubblica come un gruppo editoriale nemico del premier e degli interessi del Paese, ebbene questo è un modo volutamente rassegnato di praticare una professione che ha come primo principio deontologico quello di controllare il potere ad ogni passo e in ogni istante.

Eugenio Scalfari, Il coraggio della stampa, "la Repubblica", 13 ottobre 2009.

Zebre

Figlia7, aspettando che il padre si degni di prepararle da mangiare, dimentica la fame parlando al telefono con nonnacrucca.

Dopo cena guardiamo l'ultimo episodio delle Avventure di Pinocchio di Luigi Comencini. Lo vidi quando avevo l'età, e poi mai più. Non ricordavo praticamente nulla, a parte il celebre motivetto. Sconvolgente. Potrei scriverci sopra dieci pagine, ve le risparmio tutte. Figlia7 si prende paura vedendo Pinocchio ciuchino, con Mario Adorf crudelissimo domatore, e zompa sulle mie ginocchia, ho appena il tempo di spegnere la sigaretta. (Personalmente resto sbalordito da Geppetto-Manfredi, che alla fine vuole restare nel ventre della balena: come posso essermelo scordato?).

Poi a nanna, mentre figlia7 canticchia le note di Carpi. Sarà l'unica francese a conoscerlo, sono soddisfazioni.

Nel computer, trovo una mail di nonna crucca:



Avevo raccontato a figlia7 la storia dello zoo distrutto a Gaza. Per consolare i bambini, hanno dovuto dipingere due asini facendo finta che fossero zebre.

Le ho detto che le avrei mandato la foto per farle vedere che questa volta era vero, non una delle nostre favole telefoniche.





lunedì 12 ottobre 2009

Lo dicevo io che facevamo meglio a chiamarci i Fulminei Avvoltoi





Il segno del riconoscimento (The "High Sign", 1921) di Edward F. Cline e Buster Keaton.