Un'ipotesi già esplorata (anche in una storia di Zio Paperone, se la memoria non ci inganna) ma sempre di grande attualità viene qui elaborata e formalizzata da Paul Olden. Ci pare doveroso pubblicare questo importante e rigoroso contributo in un momento così difficile per l'economia italiana, confidando di fornire interessanti spunti di riflessione al nuovissimo governo, peraltro - va riconosciuto - non certo a corto di idee brillanti e creatività
LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ARIA: UNA GRANDE IDEA LIBERALE
Programma cartolarizzazione del patrimonio atmosferico pubblico al fine di far rientrare la risorsa aria nell’ambito di un moderno e virtuoso regime di libero mercato
Parte prima: L’aria come opportunità economica.
Tutti noi , quasi senza accorgercene, consumiamo ogni giorno un bene pubblico in abbondante quantità. Si tratta dell’aria che respiriamo, che tecnicamente è un composto di anidride carbonica, ossigeno, ozono, gas serra, zolfo, polveri sottili cancerogene e altri gas e componenti in quantità variabili.
Ora è chiaro a tutti che questa risorsa , benchè venga consumata in enormi quantità quotidianamente dalla totalità della popolazione vivente (ovvero i Consumatori), non contribuisce in alcun modo alla crescita del P.I.L.
Si tratta evidentemente di una clamorosa stranezza, di un singolare caso di bene di consumo non monetizzato, posto totalmente al di fuori delle sane e irrinunciabili politiche di mercato.
Il consumo di questo bene, ancorchè abbondante e generalizzato a tal punto da avere il target di mercato più ampio tra quelli mai osservati nella storia del marketing, si trovi scandalosamente privo di una borsa che ne regolamenti il commercio, di una regolamentazione che sancisca le modalità di concessione in sfruttamento e di una adeguata ed efficiente strategia distributiva.
Dati questi presupposti, appare chiaro come le opportunità che potrebbero aprirsi con la privatizzazione del settore siano particolarmente interessanti per gli operatori economici e finanziari privati.
L’inizio di una adeguata politica di sfruttamento commerciale è un fattore irrinunciabile e particolarmente urgente, che potrebbe generare ben presto flussi di cassa talmente cospicui da dare una vigorossissima spinta agli asfittici mercati finanziari, incrementando contemporaneamente l’occupazione, favorendo il risanamento del bilancio degli stati, aiutando i consumatori a vivere una vita migliore traendo gli inevitabili benefici dal regime di sana concorrenza che ben presto verrebbe a crearsi.
Per questi chiari e evidentissimi motivi, la privatizzazione dell’aria non è una delle proposte per rilanciare l’economia e dare il via ad una sana e robusta ripresa: essa è definitivamente La Soluzione, L’Idea , L’Uovo di Colombo. (si notino le maiuscole).
Parte seconda: gli aspetti tecnici della privatizzazione
Il processo di privatizzazione dell’aria che respiriamo dovrebbe essere articolato nelle seguenti fasi principali:
1. Creazione di una S.P.A. a capitale misto, pubblico e privato, denominata “Aria S.P.A.” , che si occuperebbe della lottizzazione degli spazi aerei per quel che riguarda l’utilizzo a scopo respiratoro dei gas in essi contenuti.
2. Successivamente la “Aria S.P.A.” potrà mettere in vendita, con trattativa privata, i lotti prestabiliti, elargendo concessioni per 999 anni ai privati. I privati che avranno titolo per partecipare alla vendita delle concessioni di sfruttamento dovranno ovviamente avere alcuni requisisti base, tra i quali:
a) Un fatturato annuo superire al bilancio dello Stato in cui viene effettuata la transazione.
b) Avere almeno una joint venture in corso con tutte le altre società in lizza per la concessione.
c) Avere almeno un ufficio alle Isole Kayman , una succursale alle Bermuda e almeno 16 conti cifrati in Banche Svizzere di comprovata fiducia.
d) Possedere una quota azionaria di “Aria S.P.A.”
3. Lo stato dovrà istituire una apposita authority per emanare ed applicare linee guida per la fornitura del serivizio. In caso che una società concessionaria risultasse inadempiente a tali linee guida essa potrà essere condannata a pagare multe che vanno da un minimo di 35 euro ad un massimo di 75 euro e 50 centesimi. (in alternativa, però, alla società multata dovrà pur sempre essere garantito l’irrinuciabile diritto di dichiarare impunemente bancarotta e di riaprire i battenti con una nuova ragione sociale)
4. Dal canto loro le aziende provvederanno a costituire un apposito Consorzio per lo sviluppo delle apparecchiature tecnologiche di misurazione dei consumi personali di ogni singolo utente. Il Consorzio ovviamente non potrà fungere anche da cartello tra le aziende per creare turbative del mercato con accordi tra i concessionari. Su questo vigililerà l’Authority, la quale avrà potere di sanzionare con severi rimproveri del tipo: “No, no, non si fa, cattivacci, fate i bravi la prossima volta, eh!”
Parte terza: la struttura di vendita
E’ chiaro che un business ampio e gonfio di opportunità come quello dell’Aria che respiriamo ha bisogno di un sistema di markenting molto avanzato. Innanzi tutto è auspicabile che i consumatori vengano agevolati con pratici abbonamenti annuali, articolati in piani tariffari personalizzati e personalizzabili. Un ventaglio di almeno 200.000 tipologie di contratto appare il minimo indispensabile per garantire la giusta varietà di opzioni e , conseguentemente, un chiaro e agevole confronto tra le tariffe applicabili.
Nella pratica, dunque, ogni singolo consumatore sarà assolutamente libero di scegliere tra i vari gestori per la fornitura di aria da respirare quello che preferisce , mettendo a confronto le tariffe e la qualità dei servizi.
Ovviamente i gestori avranno cura di stipulare contratti di roaming atmosferico con altri gestori per consentire ai propri utenti di continuare a respirare agevolmente anche qualora dovessero spostarsi in zone la cui aria è in concessione a ditte concorrenti. L’uso di carte prepagate da utilizzare in caso di viaggi potrebbe risolvere alcuni problemi pratici e rendere piu’ comodi gli spostamenti degli utenti.
Parte quarta: i vantaggi per tutti
Giunti a questo punto elencare i vantaggi di questa proposta è quasi superfluo: chiunque sia dotato di una sana mentalità liberale avrà già ampiamente intuito le grandiose opportunità di business e le fantastiche conseguenze sul miglioramento della qualità della vita dei consumatori. Tuttavia , permettetemi di riassumerle in un elenco, peraltro non esaustivo:
1. Lo stato incasserebbe grandi cifre utili al risanamento del deficit e del debito pubblico dalla vendita di un bene che attualmente non gli porta alcun introito, ma che , al contrario, genera continue spese di gestione a carico dei contribuenti!
2. I privati si occuperebbero della manutenzione dell’aria avuta in concessione. Ne consengue che avranno tutto l’interesse a controllarne la qualità – pena un calo delle vendite – e dunque opereranno disinquinamenti e pulizie , nonché controlli continui del bene in loro possesso. I privati potrebbero ricavare i fondi necessari al disinquinamento del bene-aria , ad esempio, facendo causa e chiedendo i danni a chi rilascia impunemente puzzette, scoreggioni e flatulenze intestinali varie nell’atmosfera. (ovviamente per le fabbriche inquinanti saranno possibili accordi preventivi con la ditta concessionaria, che permetterà una contrattazione all’ingrosso del permesso di inquinare liberamente a prezzi davvero modici. Anche questo – ca va sans dire – è un bell’incentivo alla crescita economica!)
3. I concessionari dell’Aria che respiriamo apriranno enormi Call-Center per la Customer Care, assumendo milioni di telefonisti con contratti a termine di formazione lavoro giovanile agevolata precarizzata part-time ti do 300 euri al mese ma prima devi fare un corso di formazione che ti costerà solo 3000 euro rateizzabili. E questo , chiaramente, risolve brillantemente il problema della disoccupazione!
Conclusioni:
In conclusione possiamo affermare senza tema di smentita che è finamente giunta l’ora che la privatizzazione dell’aria entri a far parte del programma di tutti i governi che vogliano definirsi modernamente democratici e sinceramente liberali. L’aberrante concetto dell’aria che respiriamo come bene pubblico e collettivo è un orrido residuo dell’era comunista: aboliamolo! Puntiamo decisamente alla modernizzazione della società , per un futuro radioso e ricco, finamente liberi da tutti i retaggi del collettivismo di bolscevica memoria!
Privatizziamo l’aria, liberiamo il capitale! Diamo ai nostri figli un futuro nuovo e radioso! Finamente per tutti i consumatori, aria nuova di libertà da respirare a pieni polmoni!
Paul Olden
Chief Consultant and Senior Fellow of
The Bay of The Pigs Foundation
geniale, paul, ma come tutte le proposte liberali, un po' tardiva: ormai fa schifo, l'aria, a chi vuoi più rifilarla? ora che ne attendi il disinquinamento, passanno decenni.
RispondiEliminapiù semplicemente, fa' così: piazza il copyright sull'inspirazione e vendilo ad un oligopolio di major, dopodiché liberalizza il mercato dell'ossigeno.
ecco tutto.
il wto plauderà al tuo gesto e lo riproporrà su scala mondiale. l'fmi lo inserirà come nuovo modello nei piani di sviluppo per i paesi del terzo mondo, e tu verrai studiato nelle facoltà di economia e marketing internazionale.
dammi retta, semplificati.
il folletto
Si può cambiarla in caso non si resti soddisfatti?
RispondiEliminaOT: le tue prove di blues mi sono piaciute un casino, ma quella del viagra secondo me è da oscar ;-)
RispondiEliminaTra l'altro il mio Bagdad Blues, inizialmente aveva quelle parentesi con le ripetizioni del verso, molte delle quali in inglese. Poi le ho tolte perché allungavo troppo (ho lasciato solo lo oh yeah finale.
[Ste]
@Ste: ti ho risposto via email
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