Dato che mi piace l’etimologia, vorrei ricordare — è un fatto poco noto — che in inglese abbiamo black, che significa nero, e in spagnolo blanco — bianco. Così come blanc in francese, branco in portoghese, bianco in italiano. E tutte queste parole hanno la medesima radice, perché credo che la parola originale, sassone, abbia dato origine a due parole inglesi: black (nero) e bleak (che ha perso il suo colore). Si dice per esempio in a bleak mood, quando uno si sente non scolorito ma disamorato, malinconico. Se le parole black e blanco sono legate, è perché in origine black non significava nero, bensì assenza di colore. Così, nell’inglese, avvenne che l’assenza di colore portò la parola black verso il campo dell’ombra, del nero. Mentre, nelle lingue romanze, la stessa parola è stata proiettata verso la luce, verso il chiarore, generando i termini italiani, francesi, portoghesi. È strano: questa parola si ramifica e assume due significati contrari. Siamo soliti opporre il bianco al nero eppure la loro radice significa “senza colore”.
Jorge Luis Borges intervistato da Osvaldo Ferrari, En diálogo / I (Edición definitiva), Siglo XXI, Mexico D.F. 2005, p. 51.
Attenzione, unico amico giocatore! Questo testo costituisce l'aiutino che tanto aspettavi e che potrebbe permetterti di vincere due corone a L'UNICO GIOCO IN CITTÀ©!
bellissimo. probabilmente, come tutto cio' che scrive borges, e' falso. ma di un falso che fa scolorire il vero.
RispondiEliminakk
kk, il tuo bel commento ci impedisce di eliminare il post, ormai inutile (il gioco è chiuso).
RispondiEliminaCiò detto, Borges scrive meno falsi di quel che si crede. E quando non è così, non è lui a mentire: è il nostro mondo, a essere sbagliato.
Bravo Sten, ben detto: è il nostro mondo ad essere del cacchio, e menomale che c'è nonno Borg, e pure Kavà, a raccontar le storie davanti al camino (noi qui ce l'abbiamo ancora spento, e lì?) a Vienna e Johnny, che sono dei ragazzi educati.
RispondiEliminaTiè!
(scusi Ste, il tiè è per kK [ma ke kakkio di nome è?], però piano)
Grazie per il tié (un tié a colazione fa sempre piacere). in effetti kk non è un nome, ma un acronimo.
RispondiEliminakk
Anzitutto, nessuno tocchi Kaino.
RispondiEliminaNon conosco le condizioni del camino lì, so solo che qui da almeno due anni time is out of joint, anche dal punto di vista meteorologico. Piove praticamente tutti i giorni e ci sono escursioni termiche quotidiane di almeno dieci gradi. Non si muore di freddo: è solo per questo che non credo di vivere in Russia. Ma per usare un sms predefinito: Dove sono? Cosa faccio?
Comunque io non mi invento niente, riciclo solo le idee di altri, oltretutto capendole solo a metà. E da fonti dozzinali. Questa, ad esempio, l'avevo trovata su un dépliant della Cineteca di Bologna che presentava una rassegna Kubrick:
2001: ODISSEA NELLO SPAZIO, 1968
Furiosamente ateo, Kubrick fissa su pellicola un’immagine di Dio in grado di soddisfarlo: un parallelepipedo regolare, senza asperità, opaco e perfetto. È un buco nero, e chi lo attraversa compie “the ultimate trip”, come promettevano le locandine dell’epoca (con doppi e tripli sensi). Come capita spesso alle anticipazioni, il tempo ha trasformato “2001” in ucronia. Ma stavolta le previsioni erano rigorosamente esatte; siamo noi a vivere in un presente sbagliato.
Toh, parlava pure dei bosoni!