mercoledì 3 settembre 2008

Lezioni di gastronomia vissuta

Lezione n° 1: Ma l'oliva no.




Vedete, è tutta questione di ritmo. Un Manhattan va agitato a tempo di fox-trot; un Bronx a tempo di one-step; un dry martini… un dry martini solo a tempo di valzer.

Nick Charles (William Powell) ne L’uomo ombra (The Thin Man, 1934) di W.S. Van Dyke.




Ricordo di aver letto da qualche parte una dichiarazione di Coppola (o era Scorsese?): in ogni suo film cerca di inserire una ricetta di cucina. Così, anche se il film è brutto, almeno non è inutile.

Oggi, quindi, se permetti, ti spiego come si fa un dry martini.

Prendi una caraffa di vetro. Mettici dentro una quantità INDUSTRIALE di cubetti di ghiaccio. Aggiungi un fondo di Martini Dry o anche Extra Dry. Prendi un cucchiaio o qualsiasi utensile da cucina appropriato e mescola vigorosamente. Quindi filtra il Martini conservando solo i cubetti di ghiaccio nella caraffa. Frulla il Martini dalla finestra, se vivi in una città il cui sindaco-sceriffo non ti ha proibito di farlo. Altrimenti dallo “ar gatto” o, in alternativa, “ar sorcio”. Se non hai simpatici animaletti per casa, c’è sempre quel lavandino di tua moglie: lo sai che ha un debole per gli alcool da vecchie zie.

Adesso nella caraffa piena di cubetti di ghiaccio versa il gin (il Gordon è il minimo, se hai gin di qualità inferiore è meglio che ci metti la schweppes). La bottiglia l’hai tirata fuori dal freezer. Rimescola furiosamente. Prendi un bicchiere (da Martini, preferibilmente). Versaci dentro il gin senza il ghiaccio. Aggiungi uno schizzetto di scorza di limone: è essenziale.

A stomaco vuoto, due è il massimo. Sennò stramazzi. Ma forse è proprio quello che vai cercando.

Ultima osservazione: l’oliva è puramente decorativa. Non aggiunge né toglie nulla al cocktail: sta lì, come una bella statuina, inutilmente verde. A me il barocco rompe, quindi via l’oliva.

Grazie a tutti.

2 commenti:

  1. Non mi piace il cocktail, mi piace solo l' oliva cocktalata. L' oliva deve rimanere immersa nel cocktail per un po' di tempo e poi, sollevata con miniargano,mangiata. Quindi, per rigovernare il bicchiere, si butta il cocktail, eventualmente anche al pipistrello, Batman permettendo. Il problema ancora irrisolto, considerando anche il Principio di Archimede, è quanto deve restare immersa l' oliva. Consigliati minibatiscafi qualora l' oliva affondi e se ne voglia studiare il comportamento, gli usi ed i costumi.

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  2. No, ecco, appunto, volevo dire, non mi sono spiegato e ti passo l'eufonica, da buon borrettore di cozze: anche se la lasci lì un anno l'oliva non è cocktailata manco per il piffero: cioè, insomma, non assorbe neanche un goccio di gin né trasuda chissà quali proprietà organolettiche. Oliva era, oliva rimane: sta lì, come il paccalà o 'u pisc' a stuocc'. Tanto vale che ti bevi il martini e ti magni un'oliva: è inutile ficcarcela dentro. È come gli gnocchi agli spinaci: cambia nulla. Assolutissimamente nulla, gaff.

    P.S.: Batman non può permettere né proibire niente, attualmente: è fuggito sulla sua batmoto. Ma come ho detto altrove, il suo ultimo film è un must see senza indugi: no funny jokes.

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