La verità vi renderà miopi
Nel filmato del giudice Mesiano (poco meno di due minuti) ci sono una dozzina di stacchi. E', in sostanza, tutto montaggio, al quale il commento sovrimpone la linearità del racconto.
Quello che ti mostro è "rubato", quindi è verità. L'ho visto coi miei occhi, che ora sono i tuoi. Ecco gli indizi, ecco il commento che ti aiuta a collegarli, a fare il senso. Che c'è, ci deve essere.
Il giudice procede nella sua camminata, il filmato procede nella sua cattura del "reale", il commento processa e sentenzia.
Il filmato mostra un insieme di comportamenti del tutto banali e anonimi, se li si colloca in un contesto interpretativo "economico", quello che utilizzeremmo camminando per strada e gettando casualmente l'occhio da quella parte, o standocene seduti al caffé di fronte. Ma quando te li ritrovi in un "servizio esclusivo" all'improvviso appaiono rilevanti, invocano interpretazioni più complesse: devono essere necessariamente segnali di una verità ulteriore. Lo spettatore, a questo punto, esige il commento.
Non ti filmo perché tu sei sospetto, ma tu sei sospetto perché ti filmo.
E' un'operazione perfettamente adeguata al pubblico. Lo educa alla lettura e insieme ne premia la fedeltà ottusa.
Nel filmato Mesiano non si gratta mai, non si ficca i diti nel naso o nelle recchie, non manda a cacare automobilisti troppo chiassosi, non si volta a guardare eventuali culi.
RispondiEliminaHa ragione Berlusconi. I magistrati sono antropologicamente diversi.