martedì 19 gennaio 2010

Via Craxi

Si diceva che fosse di legno, e a me il legno non dispiace. Si diceva anche che fosse socialista, in anni e contesti in cui socialista significava craxiana. In una donna la craxianità mi intrigava, forse per via della x. Se allora avessi saputo il portoghese mi avrebbe introgato ancora di più.

Quella sera il torrente studentesco, settimanalmente pendolante a maggiore onore e pecunia delle effesse, ci mise in contatto, e poi fianco a fianco, catalizzando l'occasione, che ritenevo forse unica, di arrivare a lei. (Il tempo avrebbe poi dimostrato che l'occasione era, in effetti, molto probabilmente unica). Mi mancava però un algoritmo: dovevo pensare rapidamente e efficientemente, lo feci, e trovai: arrivare a lei via Craxi.

Craxi all'epoca era, e ancora è, un ottimo argomento di conversazione, presumibilmente uno dei sette migliori argomenti di conversazione di tutti i tempi. Negli anni avevo fatto mambassa di una congrua quantità di schemi e aperture di possibili conversazioni a proposito di Craxi, che avevo poi codificato in una teoria di sintagmi e paragrammi, raccolti infine in apposite schede. A guardarle oggi, più che schemi, si direbbero quasi sussunzioni (per quanto schematiche: non potrebbe essere altrimenti).

Lo schema che adottai quella sera, che avevo battezzato, con una sorprendente dose di ironia, bottiglia di Gross, consisteva nel fingere un'analisi con pochi elementi di originalità, da schizzare con un procedimento ad angolo giro e da far poi convergere, più lentamente possibile, ad un punto concettuale fisso, il quale, approfondito, si scopriva che oscillava, ma non impercettibilmente: in maniera assolutamente percettibile. In sintesi, benché non estrema, si trattava di sostenere che la parabola di Craxi fosse tutt'altro che riassumibile in schemi.

Il ritardo effesse mi regalò non soltanto una buona mezzora, ma soprattutto la desertificazione delle fermate dei bus, provocando una passeggiata con valigia, che fu da me astutamente pilotata verso paraggi del tutto miei, e per nulla suoi. Esattamente in quel punto si produsse la conversazione che segue:

- Non ci sono autobus. Dormi da me.

- Sei pazzo.

Capii immediatamente che l'indomani, se non addirittura la sera stessa, avrebbe detto a tutti che l'avevo importunata, aggiungendo, se non l'avesse fatto il suo interlocutore, che io ero uno che importunava. Immediatamente dopo capii che io bramavo, più del suo corpo craxiano, che lei dicesse a tutti che io ero uno che importunava. L'ultima cosa che capii è che il conseguimento di ciò che si è bramato non schiude orizzonti di felicità, almeno non sempre, almeno non immediatamente. 


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