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Cari God,
Riceviamo da un anonimo e visto che non c'è altro pubblichiamo. Anzi no, rilanciamo pure: se qualche gentile lettore dispone di una delle due versioni del brano di cui si narra, è pregato di mettersi in contatto con noi.
Cari God,
noto che spesso parlate dell'uomo sessuale, di uomini sessuali, talora anche di uomi sessuali. Potrà forse interessarvi che "l'uomo sessuale" è il titolo di una hit immortale (per forza: è una canzone e non un essere vivente) degli anni Ottanta.
L'ho scritta io. Mica da solo: eravamo in quattro (io, l'etrusco, martello e il santo). eravamo eccezionali e in città tutti lo sapevano: L'etrusco e martello erano chitarristi di chiara fame (ma d'estate suonavano alle crociate e tornavano dicendo che avevano scopato, noi li guardavamo con invidia ma era un'invidia simulata perché nessuno ci credeva e infatti era certamente falso); il santo era piccoletto e ticcio conciosiacosaché era un mostro in tutti gli sport, compresa la formula uno che si ostinava a praticare sulla litoranea cagionando gioia in famiglia quando arrivavano le multe.
E io? Io lo si scoprirà solo leggendo.
L'etrusco chitarra, Martello tastiera, il Santo batteria. Io lead vocals. Sognavamo i Genesis (siamo nati in ritardo, tutti quelli nati dopo il 1950) e avevamo un patto segreto: che poi li avrei mandati affanculo, il santo avrebbe preso il microfono e avrebbero fatto roba commerciale e un sacco di palanche [che oggi con la vecchiaia pronuncio alla fransuà: palansc, ma la seconda a puzza di o (che non è una bestemmia, eventually rilegg)].
Il successo si arrese e ci arrise con l'uomo sessuale. Il testo lo scrissi al cesso una domenica mattina che era la viglia di natale (e infatti il primo verso diceva esattamente "la vigilia di natale"). Subito mi accorsi di avere tra le mani roba che pesava (non bastò un rotolo). Corsi da Martello che abitava di fronte a me (io al 205 lui al 200) e dissi scrivi la musica. Martello si chiuse nel cesso. Ne uscì quasi subito, anzi, uscì solo un avambraccio, e disse passami la tastiera. Lo disse proprio l'avambraccio, anzi, il polso, con una rotazione.
Da quel cesso Martello uscì dopo mezz'ora, con in mano il mio rotolo che lui aveva pentagrammato, negli occhi la scintilla del successo e nella mente la hit.
Fu incisa e se ne fece una cassetta con altre hits analoghe ("tei belo te" "circo quagliarulo" "girano") e lanciata per la città con tanto di foto. La cosa produsse non poche vibrazioni nei circoli benpensanti: all'epoca io (e qui si comincia a capire) ero famoso come capetto dei ciellini, insomma uno bravo, che avrebbe fatto le scarpe a formigao (che avevo pure intraconosciuto). Il fatto che potessi scrivere (e interpretare) un pezzo come l'uomo sessuale provocò cortocircuiti deflagranti (?). Mi fossi impegnato avrei anche potuto cuccare (Cuckoo coocoon, have I come too too soon for you?).
L'uomo sessuale è la storia di un uomo che alle feste di natale si inchiappa (dice proprio così) tutti i familiari. La procedura termina in cucina con la madre di tutti gli incesti (quello, appunto, con la madre).
Non posso tacere l'appropriatezza della linea melodica, con un passaggio sulla settima minore da urlo, ma letteralmente: che esaltava la mia vocalità.
Con martello ci siamo rivisti un giorno degli anni 90. Lui mi ha detto sali che ti faccio vedere la tastiera nuova. Fosse stata la collezione di farfalle avrei rifiutato, ma la tastiera nuova mai. La quale tastiera nuova faceva anche da chitarra e batteria, e si autoregistrava. Se si infilava il microfono non c'era nemmeno bisogno del registratore teac sublime del santo. Ci guardammo e scoprimmo che avremmo dovuto fare una nuova versione dell'uomo sessuale. sotto di due toni (la vecchiaia) e con un'impostazione da chansonnier ma non francese sfigato, bensì emiliano e in maggiore. Una cosa alla Modena city eccetera (complesso che ci schifava). Era bellissima.
Ogni tanto, su e giù per San Francisco, sogno di essere allo stadio di quella città, che canto l'uomo sessuale con l'Etrusco, Martello e il Santo. Sogno che abbiamo sedici anni e che parliamo così tanto delle scopate che abbiamo fatto da non ricordarci nemmeno più che non abbiamo mai scopato.
Sogno che canto l'uomo sessuale davanti ad una folla (300 persone) in delirio (che ci insulta, siamo pur sempre in quella città). Sogno che invento nuove rime, che rileggo e attualizzo, che cambio qualche parola sull'ispirazione del momento.