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sabato 16 gennaio 2010

Buffi stupidi costumi locali: oggi, Auschwitz!

Dedicato all'on. Paolo Grimoldi, Camera dei deputati (gruppo Lega Nord) della Repubblica italiana

e

agli ill.mi genitori della scuola "Lina Mandelli" di Usmate Velate (MB).




lunedì 30 novembre 2009

Ma allora mi strozzi... ma quanto mi strozzi? E mi spari... ma quantomi spari?

Un posto dove non esistano problemi… Toto, secondo te c’è un posto simile? Deve esserci. Certo, non sarà un posto che si possa raggiungere in nave o in treno. È molto, molto lontano. Dietro la luna, al di là della pioggia.

Dorothy Gale (Judy Garland) al cagnolino Toto (accreditato come “Toto”: ma in realtà si chiamava Terry): oltre l’arcobaleno nel Mago di Oz (Victor Fleming, 1939).


 


Nel caso peggiore, e quando il mondo parrebbe ridotto a un’unica uscita, sempre ce ne sarebbero due: questa e l’uscita dal mondo. Ma l’uscita dal mondo è parte di esso, come la porta è parte della casa.

José Ortega y Gasset, La ribellione delle masse.

sabato 14 novembre 2009

Donne livide

Per l'efficacissimo commissario Gouette l'omicidio seriale si portava appresso la lettera del corvo così come la nube si porta appresso il temporale, il capitalismo la guerra, il formaggio troppo maturo la larva, il baubau le pulci e l'ambizione smisurata la caduta.

Pierre Siniac, Femmes blafardes, Rivages 1997, p. 134
.




venerdì 16 ottobre 2009

Santa Teresa, Italia, annoduemilaseicentosessantasei








Battute di largo consumo




A quella stessa ora i poliziotti che smontavano dalla notte si ritrovavano a far colazione da Trejo's, una tavola calda lunga e stretta, con poche finestre, simile a una bara. Là bevevano caffè o mangiavano uova alla ranchera o uova alla messicana o uova con la pancetta o uova fritte. E si raccontavano barzellette. A volte erano monotematiche. Le barzellette. E abbondavano quelle sulle donne. Per esempio, un poliziotto diceva: com'è la donna perfetta? Be', alta mezzo metro, con gli orecchi grossi, la testa piatta, senza denti e bruttissima. Perché? Be', di mezzo metro perché ti arrivi esattamente ai fianchi, imbecille, con gli orecchi grossi per maneggiarla con facilità, con la testa piatta per avere un posto dove appoggiare la birra, senza denti perché non ti faccia male all'uccello e molto brutta perché nessun figlio di puttana te la rubi. Certi ridevano. Altri continuavano a mangiare le loro uova e a bere il loro caffè. E quello che aveva raccontato la prima barzelletta continuava. Diceva: perché le donne non sanno sciare? Silenzio. Perché in cucina non nevica mai. Certi non capivano. La maggior parte dei poliziotti non aveva mai sciato in vita sua. Dove si scia in mezzo al deserto? Ma altri ridevano. E quello che raccontava le barzellette diceva: forza, belli, definitemi una donna. Silenzio. E la risposta: be', un insieme di cellule mediamente organizzate che circondano una vagina. E allora qualcuno rideva, un agente della giudiziaria, fantastica questa, Gonzàlez, un insieme di cellule, sissignore. E un'altra, stavolta internazionale: perché la Statua della Libertà è donna? Perché per metterci il belvedere avevano bisogno di qualcuno con la testa vuota. E un'altra ancora: in quante parti è diviso il cervello di una donna? Be', dipende, belli! Da cosa dipende, Gonzàlez? Dipende da quanto la picchi duro. E ormai infervorato: perché le donne non sanno contare fino a settanta? Perché quando arrivano al sessantanove hanno già la bocca piena. E ancora più infervorato: che cos'è più scemo di un uomo scemo? (Questa era facile). Be', una donna intelligente. E sempre più infervorato: perché gli uomini non prestano la macchina alla moglie? Perché dalla camera alla cucina non c'è la strada. E nello stesso stile: cosa ci fa una donna fuori dalla cucina? Aspetta che si asciughi il pavimento. E una variante: cosa ci fa un neurone nel cervello di una donna? Be', turismo. E allora lo stesso agente della giudiziaria che aveva riso rideva ancora e diceva bellissima, Gonzàlez, molto azzeccata, un neurone, sissignore, turismo, molto azzeccata. E Gonzàlez, instancabile, continuava: come sceglieresti le tre donne più stupide del mondo? Be', a caso. L'avete capita, belli? A caso! Tanto è uguale! E poi: cosa bisogna fare per ampliare la libertà di una donna? Be', darle una cucina più grande. E di nuovo: cosa bisogna fare per ampliare ancora di più la libertà di una donna? Be', attaccare al ferro da stiro una prolunga. E qual è la giornata della donna? Be', una giornata senza pensieri. E quanto ci mette una donna a morire per un colpo in testa? Be', sette o otto ore, dipende da quanto ci mette la pallottola a trovare il cervello. Il cervello, sissignore, borbottava l'agente della giudiziaria. E se qualcuno rimproverava a Gonzàlez di raccontare troppe barzellette maschiliste, Gonzàlez rispondeva che era più maschilista Dio, che ci aveva fatto superiori. E proseguiva: come si definisce una donna che ha perso il novantanove per cento del suo quoziente di intelligenza? Be', muta. E cosa ci fa il cervello di una donna in un cucchiaino da caffè? Be', galleggia. E perché le donne hanno un neurone in più dei cani? Perché quando puliscono il bagno non bevano l'acqua del water. E cosa fa un uomo quando butta una donna dalla finestra? Be', inquina l'ambiente. E in cosa somiglia una donna a una pallina da squash? Be', più forte la batti, più velocemente torna da te. E perché le cucine hanno una finestra? Be', perché le donne vedano il mondo. Finché Gonzàlez non si stancava e beveva una birra e si lasciava cadere su una sedia e gli altri poliziotti ricominciavano a occuparsi delle loro uova. Allora l'agente della giudiziaria, esausto dopo una notte di lavoro, borbottava quanta sacrosanta verità era nascosta nelle barzellette popolari. E si grattava le parti basse e posava sul tavolo di plastica il suo revolver Smith&Wesson 686, quasi un chilo e duecento grammi di peso, che sbattendo contro la superficie del tavolo faceva un rumore secco, come quello di un tuono in lontananza, e riusciva ad attrarre l'attenzione dei cinque o sei poliziotti più vicini, che ascoltavano, no, che vedevano le sue parole, le parole che l'agente della giudiziaria voleva dire, come se fossero clandestini persi nel deserto e vedessero un'oasi o un villaggio o una mandria di cavalli selvaggi. Quanta sacrosanta verità, diceva l'agente della giudiziaria. Chi cazzo inventerà le barzellette?, diceva l'agente della giudiziaria. E i proverbi? Da dove cazzo vengono? Chi è il primo a pensarli, chi è il primo a dirli? E dopo qualche secondo di silenzio, con gli occhi chiusi, come se si fosse addormentato, l'agente della giudiziaria socchiudeva l'occhio sinistro e diceva: date retta all'orbo, imbecilli. Le donne dalla cucina al letto, e per la strada legnate. Oppure diceva: le donne sono come le leggi, sono fatte per essere violate. E le risate erano generali. Una grande coperta di risate si innalzava nel locale lungo e stretto, come se i poliziotti la usassero per lanciare in aria la morte. Non tutti, naturalmente. Alcuni, ai tavoli più distanti, finivano le loro uova con il chili o le loro uova con la carne o le loro uova con i fagioli in silenzio o parlando fra loro, delle loro cose, isolati dal resto. Facevano colazione, per così dire, coi gomiti appoggiati sull'angoscia e sul dubbio. Appoggiati sull'essenziale che non porta da nessuna parte. Intirizziti dal sonno: cioè voltando le spalle alle risate che sostenevano un altro sogno. Altri invece, coi gomiti appoggiati in fondo al bancone, bevevano senza dire nulla, limitandosi a guardare quella baraonda, o a mormorare che roba, o senza mormorare nulla, imprimendosi semplicemente sulla retina i poliziotti e gli agenti della giudiziaria.



Roberto Bolaño, 2666**, traduzione di Ilide Carmignani, Adelphi, Milano 2008, pp. 259-62.







martedì 13 ottobre 2009

Questa libertà di stampa non s'ha da fare

Io mi guardo bene dall'augurarmi che de Bortoli condivida le nostre idee e capisco anche che — come scriveva il Manzoni — "il coraggio chi non ce l'ha non se lo può dare". Ma da qui a sottacere il significato della deriva italiana, morale, politica, economica, sbandierando come titoli di merito verso il governo gli articoli scritti in suo favore, quelli scritti a suo tempo contro il governo Prodi, infine la definizione di Repubblica come un gruppo editoriale nemico del premier e degli interessi del Paese, ebbene questo è un modo volutamente rassegnato di praticare una professione che ha come primo principio deontologico quello di controllare il potere ad ogni passo e in ogni istante.

Eugenio Scalfari, Il coraggio della stampa, "la Repubblica", 13 ottobre 2009.

Zebre

Figlia7, aspettando che il padre si degni di prepararle da mangiare, dimentica la fame parlando al telefono con nonnacrucca.

Dopo cena guardiamo l'ultimo episodio delle Avventure di Pinocchio di Luigi Comencini. Lo vidi quando avevo l'età, e poi mai più. Non ricordavo praticamente nulla, a parte il celebre motivetto. Sconvolgente. Potrei scriverci sopra dieci pagine, ve le risparmio tutte. Figlia7 si prende paura vedendo Pinocchio ciuchino, con Mario Adorf crudelissimo domatore, e zompa sulle mie ginocchia, ho appena il tempo di spegnere la sigaretta. (Personalmente resto sbalordito da Geppetto-Manfredi, che alla fine vuole restare nel ventre della balena: come posso essermelo scordato?).

Poi a nanna, mentre figlia7 canticchia le note di Carpi. Sarà l'unica francese a conoscerlo, sono soddisfazioni.

Nel computer, trovo una mail di nonna crucca:



Avevo raccontato a figlia7 la storia dello zoo distrutto a Gaza. Per consolare i bambini, hanno dovuto dipingere due asini facendo finta che fossero zebre.

Le ho detto che le avrei mandato la foto per farle vedere che questa volta era vero, non una delle nostre favole telefoniche.





venerdì 11 settembre 2009

9/11

L’11 settembre 1962 Nicholas Ray crollò sul set dei 55 giorni a Pechino (il film venne terminato dall’ozioso Guy Green, e per le scene di battaglia dal subalterno Marton). Dopo essere andato a trovare Ray all’ospedale, Charlton Heston annota il 15 settembre nel suo diario: “He looks… not bad, really, but quelled, somehow”. La parola quelled è traducibile in modo imperfetto, perché indica al contempo l’annientamento e la calma che segue l’annientamento.

Jean-Patrick Manchette, Les Yeux de la momie, Rivages / Ecrits noirs, Paris 1997, p. 312.







mercoledì 9 settembre 2009

God's Gods: Death isn't what it used to be

Nel corso del tempo amo sempre di più gli zombi e sempre meno gli esseri umani.

George A. Romero a Venezia, dove oggi presenta in concorso il suo Survival of the Dead. (fonte: repubblica.it)



martedì 18 agosto 2009

giovedì 2 luglio 2009

venerdì 19 giugno 2009

lunedì 15 giugno 2009

giovedì 11 giugno 2009

biGODe

Hitler non era affatto un imbianchino.

È una calunnia.

Hitler era un pittore di paesaggi.

Georges Tabard (Michael Lonsdale) in Baci rubati (François Truffaut, 1968).




È l'ora che god getti la maschera. Sono figlio di João Texeira Schlegelmann-Levi. Avete capito bene, il grande Texeira Eastman, che dall'esilio dell'isola Holbox scrisse il manifesto, appunto, di Holbox, in cui vagheggiava (vaneggiava?) l'unità di tutti i latinoamericani.

Texeira considerava Lula un coniglio e, sorprendentemente, giunse a trattare persino con Pinochet. Al punto che io mi incazzai e gli chiesi: Padre, ma come? Lui non rispose.

La risposta me la diede anni dopo mia nonna, sua madre, Esmeralda
Texeira Schlegelmann-Levi.

Mi raccontò una storia della sua giovinezza a Berlino, una storia della sua famiglia ebrea (madre ashkenazita, padre sefardita, quindi disprezzato nonché sosia di Chaplin, mia nonna assomigliava a Chaplin, ma senza i baffetti, che infatti Chaplin non aveva, come Groucho) e degli amici ebrei nella prima metà degli anni '30. A tavola, arrivava sempre il momento in cui qualcuno domandava a tutti gli astanti: "Ma voi che fareste, se vi trovaste faccia a faccia con Hitler, liberi di dirgli e fargli quel che vi pare?". E immancabilmente la risposta era sempre quella: "Cercherei di spiegargli perché sta sbagliando".



A dimostrazione che si può ereditare una cultura plurimillenaria e restare sciemi.







domenica 31 maggio 2009

L'ultimo gioco in città

XIX — JELLYFISH





Non mi ricordo di ieri. Oggi pioveva.

Joseph Turner (Robert Redford) ne I tre giorni del Condor (Sydney Pollack, 1975).






Questa casa è un garage Olimpo! Ma in un altro appartamento si impicca quel che quassù (o laggiù?) chiamano la "crémaillère", termine intraducibile, lì (o qui?).

Ma in questa camera con tuffo manca il titolo di un film. Forse lo si nota di più guardandone altri. Dicci come si chiama, vinci tre fiammiferi made in Los Teques (o Marienbad?)












P.S.: Ti ricordiamo che le regole de L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate presso gli eredi del notaio Altamante Fruzzetti e possono essere consultate qui. Se non ti piace la medusa in piscina, chiedi asilo alla Gorgone nel labirinto.



Attenzione: la partita si è conclusa sull'altro tavolo da gioco domenica 31 maggio alle 22.13. Il film invisibile era Vengeance (Johnnie To, 2009). Quando abbiamo preparato il filmato non lo avevamo neppure visto, sapevamo solo che era un film con Johnny Hallyday. L'abbiamo visto pochi giorni fa.



Il film racconta l'incontro tra Johnny e due dei killers (tanto per restare al bar Hué Ming-wai) della banda di The Mission: il ciccio che pensa solo a magnare (a destra in piscina) e l'eurasiatico silenzioso e vaiolato (quello che si becca il fiammifero nella sigaretta), due tra le meglio facce da poker di tutta la storia del cinema (non che il cinema abbia una storia, perlatro). Johnny ha un problema. Prima si chiamava Frank Costello e faceva il samurai. Poi si beccò una bullet nella head, e da allora si ritrova con letteralmente con una spada di Damocle sulla testa, come Lara Croft in Tomb Raider 2 o 3, non ricordiamo. Ora si chiama Francis Costello, e sa che prima o poi non ricorderà più nulla, e allora calerà la notte e lui dormirà in silenzio, e nel sonno si metterà in posizione di tiro. Dimenticando persino perché vuole vendicarsi, e di chi. E poi nei film di To piove sempre. Perché a To piace da matti mostrare strade piene di ombrelli. Esergo di GOD. Allora si segna tutto, come in Memento. Sulla pistola, traccia con il pennarello indelebile (quello che uso per scrivere i titoli dei film sui dvd) il nome di George Fung. Ma se Fung non indossa sempre lo stesso cappotto, lui non lo riconosce. Forse. Forse basta una faccina autoadesiva, come con The Comedian o nei messaggini predefiniti. Esergo su ealcinemavaccitu. Il vincitore è il solito ignoto. Gli abbiamo appena dedicato un omaggio nella nostra pagina di facciabucio.

Omaggio ad afasol, vincitore del quiz domenicale. Non riesco quasi mai a fregarlo. La musica di "Election" 1 e 2, regia di Johnnie To, l'angelo. Le immagini non c'entrano un vermicello secco.










La prossima sfida si terrà domenica 7 maggio. Segnatevelo sulla pistola.



L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.

GRADUATORIA

afasol: 14 fiammiferi made in Hong Kong, France.

arcomanno : 11 fiammiferi made in Hong Kong, France.

bianca: 3 fiammiferi made in Hong Kong, France.

YagaBaba: 3 fiammiferi made in Hong Kong, France.

gegio: 3 fiammiferi made in Hong Kong, France.

maxeramax:
fiammiferi made in Hong Kong, France.

mercoledì 20 maggio 2009

Prima o poi lo abbiamo detto tutti: E se mettessimo su un giornale?

Oggi Stanley Kubrick è morto e io non mi sento tanto bene.

In realtà è morto più di dieci anni fa, ma l'errore mi ispira un progetto editoriale molto redditizio. Mettiamo su un giornale che porti la data giusta, ma presentiamo notizie del passato, date presentate e commentate come se il fatto fosse contemporaneo. Qualche esempio:

— CORRE PER CHILOMETRI E MUORE ALLA META — "Da Maratona ad Atene sola andata" — Il medico della delegazione persiana: "tracce sospette all'antidoping": ed è subito polemica. — La madre di Fidippide in lacrime: "Me l'hanno rovinato!" — Il record in discussione alla commissione Guinness: mancava il notaio — Foto esclusive.

— LA FOLLA PREMIA UN LADRO DI POLLI E METTE IN CROCE UN POVERO CRISTO! — Un suo amico dichiara: "Non l'ho mai visto, non so chi sia, sono solo un onesto lavoratore" — La madre di Gesù affranta dal dolore accusa: "Era tanto un bravo ragazzo, guardate come me l'hanno conciato" — Infuria la polemica: la crocifissione, una pedagogia antiquata? — Foto shock!

— GOSSIP DEL GIORNO: Enrico IV e Matilde di Canossa : Amore sincero o invenzione giornalistica? — Il nostro reporter sotto le lenzuola!

— IN CULTURA: Il nuovo libro di Stevenson divide la critica — Jekyll e Hyde: una metafora della condizione umana? — Ma la comunità scientifica mette all'indice il romanzo: "Del tutto inverosimile, basato su presupposti infondati".

— La ditta Hermes presenta la sella del futuro: cuoio ricoperto di strass, briglie di pizzo, design anticonformista: il cavallo è femmina. Divampa la polemica sui limiti di velocità.



Eccetera. In fondo pare che in Argentina, ogni volta che trasmettono Gardel, la gente dica: "canta meglio ogni giorno che passa" o addirittura, variante ancor più didascalica: "Oggi Gardel canta meglio di ieri".

Il titolo del giornale: "L'ETERNO RITORNO": troppo scontato? Magari con un sottotitolo sobrio, tipo "Quotidiano d'informazione e d'attualità". Ma se preferite continuare a sorbirvi le dichiarazioni di La Russa e Maroni, liberi voi.