venerdì 16 ottobre 2009

Land of 1000 voters

C'erano una volta tre uomini venuti da lontano per tentare la fortuna nel Paese Democratico, collocato al centro della Terra di Medio.

E questi tre uomini fecero un patto solenne, che però non riguardava il whisky, cari i miei furbacchioni, ma l'elezione ad un'importante quanto indecifrabile carica, che per semplicità chiameremo "Vitello d'oro".

E quali erano i loro nomi, vien da chiedere ? Già questa fu una faccenda difficile da risolvere, perché tutti avrebbero voluto chiamarsi Mr. Black, ma alla fine si accordarono su Mr. Pink, Mr. Orange e Mr. Red.

"Facciamo votare solo gli affiliati più stretti", propose Mr. Pink

"E i semplici credenti ? Sono la vera base della nostra fede. Solo chi avrà la maggioranza dei loro voti sarà il vero vincitore" ribatté Mr. Orange

"E se nessuno raggiunge il 50%+1 ? Credo che in quel caso l'ultima parola spetterebbe al Consiglio dei Mille Saggi" aggiunse Mr. Red

Pensa che ti pensa, i nostri amici convennero che la decisione più lineare e razionale e ovocolombiana era senza dubbio quella di accettare tutte le proposte, nell'ordine in cui erano state presentate.



Dopo un lasso di tempo indicibilmente estenuante venne il giorno del primo voto.

E chi ti va a vincere se non Mr. Pink ?



Poi venne il gran raduno di tutti i credenti. E questa volta - com'è come non è - vinse Mr. Orange.

Solo con il 48%, però.



A questo punto toccava al Consiglio dei Mille Saggi. Provati dal lungo periodo elettorale, frastornati dai mille mes/saggi che si incrociavano e dalle liti tra i candidati, nonché ormai incapaci di distinguerli l'uno dall'altro, molti tra i Mille sbagliarono voto.

Vinse Mr. Red.



L'ordine del mondo era definitivamente sconvolto, e questo, come ognun sa, è nelle favole preludio a svolte drammatiche.

Nel Paese dove il "sì, ma" suona, si scatenò uno scazzo furibondo, paranoide e senza sbocchi.

Per cominciare, le forze del male e del buio ebbero il sopravvento e nacquero vitelli a tre teste. Poi, molti votanti (alcuni dei quali erano giunti a travestirsi per poter votare in più occasioni) cominciarono in massa a dare segni di follia, chi mettendosi ad adorare la propria tv, chi uccidendo i figli col pretesto di risparmiare loro un mondo orribile, chi bruciando in piazza "Che fare ?" e sventolando come nuovo testo sacro "Il libro dei coniglietti suicidi". I più trovarono sollievo in una banale schizofrenia. Alle casse dei supermarket si chiedevano almeno due controlli dello scontrino, le riunioni condominiali dovevano essere tenute tre volte e gli arbitri di calcio passavano il tempo a contare i giocatori in campo, per non dire del numero di gol segnati. A un uomo scoppiò scanneristicamente il cranio di fronte a una schedina del Totocalcio: non riusciva a convincersi che esistessero veramente solo tre possibilità a partita.

I più coraggiosi cercarono scampo nei paesi confinanti, che però ordinarono ai loro eserciti di abbatterli a vista alla frontiera come appestati.



Un caos del genere non può durare a lungo, non nei racconti fantastici. Il Paese era diventato un po' la vergogna di tutto il mondo della fantasy, tipo che elfi e hobbit lo nominavano a stento, e sempre tossicchiando imbarazzati. Qualcuno doveva provvedere, altroché.



E difatti - canonicamente - il cielo si aprì e una pioggia di sterco e rane cadde su quell'infelice landa. Una grande fenditura spaccò a zigzag il terreno, e poco a poco tutta la superficie del paese vi sprofondò dentro
come un tappeto floscio, lasciandosi dietro solo una vasta, piatta, desolata distesa di cartacce e piadine.

Ci fu un suono come di mille pernacchie. Poi, pigra e solenne, la fenditura si richiuse.



E del Paese Democratico nessuno sentì mai più parlare.

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