mercoledì 5 agosto 2009

Discriminazioni ragionevoli

Lo scrittore Robert Brasillach, che si considerava un antisemita “moderato”, propose nel 1938 la migliore formulazione del concetto di “antisemitismo ragionevole”:

“Noi ci sentiamo autorizzati ad applaudire Charlie Chaplin, un mezzo ebreo, al cinema; ad ammirare Proust, un mezzo ebreo; ad applaudire Yehudi Menuhin, un ebreo; e la voce di Hitler ci giunge a cavallo delle onde radio che portano il nome dell’ebreo Hertz. Noi non vogliamo uccidere nessuno, non vogliamo organizzare nessun pogrom. Ma pensiamo anche che il miglior modo di impedire le azioni sempre imprevedibili dell’antisemitismo istintivo sia organizzare un antisemitismo ragionevole”.

(Slavoj Zizek, London Review of Books e Internazionale)




E' arrivato (meglio: tornato) il momento delle "discriminazioni plausibili" o "ragionevoli". E' facile riconoscerle: sembrano risolvere un problema, o proporre prendere atto di una situazione di fatto, o ristabilire un ordine naturale delle cose. Sono particolarmente insidiose, quindi, perché rischiano di cogliere di sprovvista anche i meno inclini all'intolleranza. Propongo quindi alcune semplici operazioni di pulizia mentale inadatte a convincere chi ha in mente di colpire in ogni caso questo o quello
, utili, invece, per soccorrere persone inclini a trovare "ragionevoli" quelle discriminazioni.

Vediamo due esempi.
A voi il compito di individuarne altri e di sviluppare tecniche personali per affrontarli.



a) riparare ad un'inadeguatezza: il caso delle badanti di Treviso

Lo notate ? L'esame di dialetto sembra avere qualcosa - diciamo - di "adeguato", un quid che può indurre la considerazione "be', mica male. In effetti, mia nonna parla solo trevigiano".

Resistiamo alla tentazione di affrontare la cosa razionalmente: sarebbe ammettere l'esistenza di una volontà "che sbaglia". Descriviamo semplicemente la situazione: per svolgere il compito X chiedo a un gruppo A di "superare un esame" in più rispetto al gruppo non-A. Sono tecnicamente di fronte a una discriminazione. Se poi le conseguenze non sono circoscritte allo svolgimento di X ma hanno effetti ulteriori, tipo la concessione del permesso di soggiorno, possiamo parlare di "esclusione".

Insomma, ancora prima di entrare nel merito è bene chiedersi: "come mai questo esame non viene chiesto al gruppo non-A ?", "quali sarebbero le conseguenze ?", "perché per svolgere il compito X fino ad oggi non si è mai richiesto esplicitamente di avere quella certa caratteristica ?". E soprattutto: "perché questo esame ha conseguenze del tutto eterogenee rispetto all'obiettivo dichiarato ?"

[ Evoluzione prevista di questo esempio, in base al Ministero della Semplificazione: "tu non fai questo lavoro perché appartieni al gruppo A" ]



b) il motivo dell'ingiustizia: le gabbie salariali al Sud, motivate con il minor costo della vita

Qui stiamo partendo da un fatto (documentato da uno studio di Bankitalia), che sembra segnalare una qualche situazione di relativo e, diciamolo, ingiusto privilegio. Come è noto, colpire le ingiustizie è uno dei capisaldi dell'azione di questo governo, da qui
la proposta di eliminare l'iniquo differenziale, riducendo i salari proporzionalmente.

In questo caso è bene non farsi prendere dalla tentazione di gridare al razzismo, ma rimanere nell'ambito delle argomentazioni razionali, motivandole con qualche dato.

Se si vuole confrontare la situazione economica di due gruppi di popolazione, forse è bene ragionare come confrontando la situazione di due famiglie. Si farà riferimento non solo al costo della vita nelle città in cui abitano, ma ad esempio al livello di reddito, alla situazione e alle prospettive occupazionali, alla disponibilità di servizi pubblici e così via.

E quindi si darà un'occhiata a qualche statistica, magari a un altro testo di Bankitalia, o al rapporto Svimez. Fatelo, anche solo per il piacere di rafforzare con nuovi argomenti fattuali i (già sufficienti, dirà qualcuno) motivi di disprezzo per Calderoli, il suo partito e la sua sbandierata "ragionevolezza". Emerge (surprise !) il quadro di un Mezzogiorno più povero del Nord (PIL pro-capite = 60%, maggiore incidenza della povertà relativa e assoluta, cioé anche al netto dell'effetto Bengodi dovuto al differenziale nel cdv), mercato del lavoro disastrato. Una popolazione che affronta quindi la crisi con fattori di rischio molto superiori e che tra l'altro sta riducendo i consumi più del Nord. In effetti, una qualche sperequazione c'è, basta intendersi sul segno.

[ Evoluzione prevista di questo esempio, in base al Ministero della Semplificazione: "tu devi guadagnare di meno perché non sei del Nord" ]

Nel 2011 festeggiamo i 150 anni dell'unità d'Italia. Forse.

1 commento:

  1. Ma se alposto delle bandiere delle Regioni (alcune orribili) si mettessero venti stelle all'americana... Oppure se l'asta della bandiera la ficcassimo nello sfintere anale di qualche leghista ? Opps...E' vero: i leghisti per me rappresentano una razza inferiore. Chiedo venia.

    Straordinario post.



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