Samanta che canta, schiena appoggiata ad una parete nei corridoi dell'Università, e mi guarda. Mi fermo un attimo e poi vado avanti, perché dentro quelle aule c'è l'occupazione, e fuori la rivoluzione, qualcuno dice.
Poi le cose cambiano, e quando trovo il tempo per fermarmi Samanta è fidanzata con un certo René. Mi tocca il compito più gradito, che in gergo si chiama ionizzazione. Studio René da lontano, poi mi avvicino, e alla fine lo conosco, fino a quando il pensiero di Samanta svanisce e vivo un idillio insperato con René. Il quale lascia Samanta e così andiamo a vivere insieme. Con noi c'è anche Buddha, l'elemento certamente di spicco, il cui contributo a questa storia resta però ineludibilmente nullo, anche a causa del suo cattolicesimo.
Anni dopo propongo a René di fare visita a Samanta e introdurla alle delizie dell'amore di gruppo, del quale siamo completamente inesperti, se si eccettuano alcune letture in proposito. Lui aderisce entusiasticamente e ci presentiamo a casa di Samanta. C'è anche il padre di Samanta, che prepara una cena di cui nessuno ricorderà la composizione, ma sul cui carattere egregio nessuno dubita. La cena è dominata dal carisma del padre, che dall'inizio alla fine non fa che sindacare, sentenziare e discernere. D'un tratto io e René ci accorgiamo che in ogni sindacazione, ad ogni sentenza e ad ogni discrezione c'è l'ombra del Sessantotto. Scambio un'occhiata d'intesa con René, e ci prepariamo ad esibire, con la giusta tempistica, alcune delle nostre famose battute fulminanti sul Sessantotto. Il Sessantotto, dal canto suo, non viene mai descritto e analizzato, e probabilmente nemmeno nominato, ma si acquatta come un assassino dietro tutte le sindacazioni e tutte le sentenze.
Alla fine della cena il padre propone di guardare insieme i filmati delle vacanze. Io e René ne siamo assolutamente entusiasti, perché in questo modo riusciremo a sfotterlo e ad avere ragione di lui. Ma dalle prime immagini è subito chiaro che quelle vacanze e quei filmati non hanno niente da condividere con il Sessantotto, e che anzi l'idea stessa, il concetto di Sessantotto è perfettamente alieno e incompatibile con quel tipo se non addirittura con quella tipologia di filmati e di vacanze.
Dopo i filmati torniamo a casa, del tutto ignari dell'esistenza di Samanta che deve averci abbandonato durante i filmati delle vacanze per rifugiarsi nella sua stanza, anche se questa è soltanto un'ipotesi. Durante il ritorno ci chiediamo se la serata che abbiamo trascorso possegga o meno le caratteristiche per dirsi la più grande serata di tutti i tempi, o almeno una delle più cospicue delle nostre vite. Dopo una meditazione di lunghezza media e di profondità appena passabile concludiamo di no, ma conveniamo sul fatto che sia stata una serata davvero molto piacevole.
"Una cena di cui nessuno ricorderà la composizione, ma sul cui carattere egregio nessuno dubita", il lieve dubbio sullo statuto di quel "che" nella frase "del tutto ignari dell'esistenza di Samanta che sembra averci abbandonato", "una delle [serate] più cospicue della nostra vita", il Sessantotto, anno della mia rinascita: una tantum, ho capito assolutamente tutto.
RispondiEliminabeato te.
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