domenica 1 novembre 2009

Morti politicamente scontate, irrevocabilmente corrette

Di una cosa sono certo: del comportamento assolutamente corretto da parte dei carabinieri in quest'occasione.

Ignazio La Russa, ministro della Difesa della Repubblica italiana.




Lo sento dire queste parole l'altro ieri sera, al Tg1. E subito mi indigno: ma come si permette di giudicare prima ancora che siano concluse le indagini? La reazione, mi rendo conto (sì, lo so: mo' vieni) solo l'indomani mattina, è scontata ma irrazionale. Uno passa il tempo a blaterare di ucronie e a coltivare giardinetti biforcuti solo per farsi fregare dalla prima successione temporale, confidando nella sua natura crono-logica. Quella dichiarazione non viene dopo la morte di Cucchi, ma prima. Non è una conseguenza dell'omicidio, ma la sua vera causa.



Anni fa io quell'uomo lo incrociai per strada. Giolitti, lo storico gelataio di via degli Uffici di Vicario dove mio padre aveva pianta stabile (e prezzi di favore, sospetto), si trova a dieci metri da Montecitorio. Camminiamo, e a un certo punto ecco che mi trovo davanti Ignazio La Russa, come sempre ilare. Lo guardo negli occhi e istintivamente cambio marciapiede. Non per dichiarare la mia velleitaria opposizione, ma perché ho paura che mi picchi: quell'uomo la violenza ce l'ha stampata in volto.

(En passant, questo sembra essere un marchio lombrosiano di moltissimi ex-AN. Anche se i lombrosiani non mi sono mai piaciuti. L'ho rivisto nella faccia di Giorgia Meloni, in un video in cui il ministro della Gioventù della Repubblica italiana [non] risponde alle domande di una giornalista australiana.)



Prevedo che l'uomo si rassegnerà a imprese ogni giorno più atroci; presto non vi saranno più che guerrieri e banditi; dò loro questo consiglio: l'esecutore di un'impresa atroce immagini d'averla già compiuta, s'imponga un futuro che sia irrevocabile come il passato.

Jorge Luis Borges, Finzioni ("Il giardino dei sentieri che si biforcano"), Einaudi, Torino 1955, p. 82.






15 commenti:

  1.  
    L’uomo è socialmente cattivo, un cattivo soggetto. E quando trova una tortora, qualcuno che parla troppo piano, qualcuno che piange, gli butta addosso le proprie colpe, e, così, nascono i pazzi. Perchè la pazzia, amici miei, non esiste. Esiste soltanto nei riflessi onirici del sonno e in quel terrore che abbiamo tutti, inveterato, di perdere la nostra ragione. (Alda Merini).

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  2. No, non credo che La Russa sia un pazzo.

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  3. hai frainteso, intendevo dire che La Russa è socialmente cattivo... e a pagare son sempre gli ultimi! Quindi le colpe ricadono sempre sui più deboli! 



    p.s. mea culpa, avrei dovuto specificare.


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  4.  la violenza genera  pazzia (la paura di tutti di perdere la ragione) e in certi casi anche la morte.

    "gli butta addosso le proprie colpe" era riferito alla vittima! 




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  5.  E questa poi. Che c'entra la Quantum ElectroDynamics?

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  6.  Vedo che, tranne sul cinema, abbiamo i medesimi gusti in fatto di ORRORE, Sten....

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  7.  C'è da riflettere anche sul perché una persona ci terrorizza!

    Per esempio a me quest'uomo non terrorizza affatto... semplicemente perché non mi rappresenta.

    Non sopporto nemmeno chi si guarda allo specchio ogni mattina e dice a se stesso " ah come sono buono! come sono Buono!". 

    Come dice la Merini, non è vero niente... e cercare di nascondere la parte "nera" di noi , quella che rifiutiamo e non vogliamo vedere non serve a nulla, la puoi nascondere o far finta che non ti appartiene e il risultato è l'autodistruzione.

    Riflettiamo troppo poco su noi stessi, perché riflettere su noi stessi ci provoca dolore. 

    Voleva solo essere una riflessione che non vuole mettere assolutamente in discussione la cattiveria di quest'uomo...

    In poche parole: forse si diventa così cattivi quando non siamo in grado di riconoscere la parte oscura di noi, quella che rifiutiamo, con l'inevitabile risultato di non riuscire a dominarla e/o veicolarla , esorcizzarla potrebbe essere una soluzione ... attraverso l'arte per esempio. 


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  8. Poi ci sono situazioni che tu hai elaborato dentro te, hai capito le dinamiche, le hai capite perfettamente... ma l'altro è troppo accecato dall'odio o da altri sentimenti che riversa su di te e niente, nemmeno la creatività, la preghiera, l'arte può aiutarti... a quel punto per salvare te stesso o l'altro l'unica soluzione è la fuga. Una fuga trattenuta, riflessiva e riflettente, una fuga coraggiosa.



    "Per noi, la causa prima dell'angoscia è l'impossibilità di realizzare l'azione gratificante, e sottrarsi a una sofferenza con la fuga o la lotta è anch'esso un modo di gratificarsi, quindi di sfuggire all'angoscia."



    "...perseguire un obiettivo che cambia continuamente e che non è mai raggiunto è forse l'unico rimedio all'abitudine, all'indifferenza, alla sazietà. E' tipico della condizione umana ed è elogio della fuga, non per indietreggiare ma per avanzare. E' l'elogio dell'immaginazione mai attuata e mai soddisfacente".



    http://www.fuggire.it/fuga/elogio.htm




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  9. Perché è terrificante un ex fascista, ora ministro della Difesa di un Paese appartenente all'Unione europea, che augura alla televisione di Stato la morte dei giudici della Corte della stessa Unione? No, guarda, per darmi una risposta non credo di dover riflettere tanto.

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  10.  e così questo bloggo nel frattempo (e nel contempo) è diventATO UN COVO  di laboristi? (e non correggo manco le maiuscule, tanto a me che me frega)

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  11. Inaccettabile... è il termine giusto .

    il mio discorso voleva toccare altri nodi, spunti di riflessione.

    L'importanza si mantenersi lucidi per affrontare la catastrofe e 

    metterci nelle condizioni per poterla affrontare, dominando "la paura",  "il terrore" e responsabilizzandoci. Un discorso più ampio sulla cattiveria umana. 


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  12. Guarda, intanto mi accontenterei delle dimissioni di La Russa. Il fatto è che volente o nolente quel signore mi rappresenta, e la cosa mi dà un po' fastidio. Per ampliare il discorso e riflettere sulla cattiveria umana c'è sempre tempo.

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  13.  La catastrofe c'è già stata. Leggete Gambini.



    Dunco (sfida Sartuna)

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  14. Non mi uccise la morte ma due guardie bigotte, mi cercarono l'anima a forza di botte.

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