giovedì 5 maggio 2005

Pezzi vs. post

Impossibile - e spesso inutile - citare tutti gli interventi apparsi in rete sulla primogenitura dello specettamento degli omissis, argomento che vorremmo a questo punto considerare abbondantemente sviscerato. Ci interessa invece proporre qualche scambio di pareri sul rapporto tra giornalisti e blogger, e per farlo ci serviamo di tre brani (ulteriori suggerimenti su questa linea sono ovviamente ben accetti).




Questo è l'incipit di un articolo comparso sul Manifesto a firma Francesca Longo:

Il mondo dei blogger non può che esultare. In rete si conoscono quasi tutti, indipendentemente dal nick scelto, vivono

ventiquattr'ore su ventiquattro, insultare o gratificare è all'ordine del giorno. Lo stesso vale per il micropianeta dei giornalisti, non quelli di fama conclamata, quelli che operano nelle segrete delle redazioni, nel pianetino dei freelance, nelle oscurità delle province....(segue qui)



Il secondo brano è tratto dal blog di Massimo Mantellini

..Scrivere su Repubblica o sul Corriere, "l'ho letto su Macchianera" e' una realta' inconfessabile per chiunque abbia una considerazione simbolica della propria attivita' professionale. Tutta roba legata al mondo che fu. La mail del lettore greco o messinese e' compatibile con la funzione di filtro informativo del giornalista (anche se ridotta alla odiosa formula "alcuni lettori ci informano.."). La lettura della notizia su un blog no. I blog, nell'immaginario ristretto di molta stampa rappresentano una sorta di concorrente sleale: non e' possibile citarli pena il rischio che qualcuno li associ, per capacita' di informazione ed analisi, alla informazione professionale.

Ora la cosa divertente e' che questa e' a tutti gli effetti una paranoia. Una specie di ossessione cristallizzata di molta stampa che non riesce a comprendere che oggi l'informazione viaggia a velocita' molto superiori alla capacita' di controllo di chiunque.

Sempre piu' spesso le notizie importanti usciranno da viottoli differenti delle solite 4 agenzie di stampa.

E questo avverra' senza che nessuno decida a tavolino di violare il sacro orticello degli iscritti all'ordine. Il cui potere va piano piano calando non certo per colpa delle eventuali aspirazioni giornalistiche dei blogger, quanto per banali ragioni di contesto tecnologico...
 

(qui il post completo)



Infine un brano dal numero 282 de "La catena di San Libero" di Riccardo Orioles

Lo scoop di Macchianera sul rapporto Calipari mi fa venire strani pensieri su quel che succederebbe il giorno che ttti 'sti blog del cazzo si organizzassero e dicessero "d'ora in poi i giornali siamo noi". Secondo me è solo per abitudine che consideriamo Corriere, Repubblica ecc. come "i giornali", "l'informazione", ecc. Secondo me già ora i giornali siamo noi, e solo siamo troppo timidi e imbranati per capirlo



A voi la parola

47 commenti:

  1. oh, che bel post!

    allora, dico la mia alla veloce:



    più l'informazione è rappresentativa, alla portata di tutti e pluralista, come lo sono i blog, più è democratica.



    possiamo dire altrettanto, oggi, dei nostri media ufficiali?



    il fatto che il blog si identifichi in piena aderenza con la persona che lo crea mette il lettore nelle condizioni di recepire una news come *visibilmente* filtrata dalla soggettività del blogger in quanto essere umano prima ancora che dal suo colore politico (ogni cosa che passa nelle mani dell'uomo è di per se soggettiva, sicché più la soggettività è esplicitata, più è un bene per il lettore. la verità assoluta ce l'ha solo Dio).



    possiamo dire la stessa cosa dei media ufficiali?



    il blogger non ha la necessità di dover mantenersi con gli investitori.

    è un media indipendente.



    possiamo dire la stessa cosa dei media ufficiali?



    nei confronti delle notizie lette su un blog, un lettore è spesso molto critico e sta molto più attento alla veridicità delle fonti espresse che sono spesso pubbliche e linkabili, perché un bravo blogger di solito le mette sempre.



    possiamo dire la stessa cosa dei media ufficiali?



    infine, se vogliamo metterla sul discorso della qualità, devo dire che anche da questo punto di vista c'è un mito da sfatare: i blog non sono da meno autorevoli della carta stampata. semplicemente, esistono blog autorevoli e blog meno autorevoli. dipende dalla serietà della persona che ci scrive sopra. inoltre, il blog è personale. egoico. un blogger ha tutto l'interesse a mantenere alta la qualità del suo spazio. pena la perdita immediata dell'infedele virtual lettore. infine, il rapporto diretto con il feedback del lettore tramite i commenti all'articolo (pardon, post) è pubblico e istantaneo: il che è un grande incentivo, quasi una sfida alla qualità del post medesimo.



    possiamo dire la stessa cosa dei media ufficiali?



    insomma

    io son contenta che esistano i blog.

    ma è evidente che sono assolutamente di parte: lavoro per le alternative dal basso, io ;).



    un abbraccio!

    folletto

    RispondiElimina
  2. Per molti versi sono d'accordo con Giorgia anche se la mia ottica è diversa: da fruitore di informazione ricerco, appunto, informazione, e non il festival dell'ego. Ora, se il blog è un arcipelago, non posso fruirne, per il motivo elementare che a saltare da un'isola all'altra impiego più di 24 ore, e io voglio essere informato tutti i giorni, e 5 ore me le tengo per il sonno. Occorre quindi, se non un minimo di struttura, una sorta di florilegio di blog, o forse semplicemente un motore di ricerca che, inserita una parola chiave riguardante il soggetto di mio interesse, mi elenchi i contributi presenti nei blog. Mi direte: pezzo di brodo, c'è già e si chiama google. Vero. Ma io voglio qualcosa di più efficiente. Google mette le isole in fila. Io voglio che da diecimila isole me ne restino tre-cinque per argomento, le migliori. Allora quello sarebbe un buon giornale.



    Un giornale senza linea editoriale, mi si dirà. Bene: io trovo che nella realtà dell'informazione non ci sia niente di più meschino e talvolta abietto ma con componenti melliflue e in alcuni casi decisamente untuose, della linea editoriale.



    Linea editoriale significa che c'è un pisquano, in carne ed ossa (il direttore) o astratto (il pool di banche finanzianti, o Berlusconi) che decide a priori l'opinione particolare, l'ottica, il giudizio da dare agli eventi. Poteva andare bene quando i lettori erano dei mammalucchi o addirittura dei babbei quando non completamente balenghi, ma non in una situazione in cui l'informando è più colto, vigile, indipendente dell'informante.



    "Nessuna linea editoriale" è un imperativo informativo fondamentale. E questo i blog lo offrono.



    Inoltre, il blog permette di commentare e smascherare il giornalista impostore e mistificatore, quando non del tutto furfantesco o addirittura maramaldo. Il blog permette agli esperti di intervenire e rinchiude i paranoici, i farneticatori ma anche gli sfaccendati, i perdigiorno e i pusillanimi in una riserva.



    Oriana Fallaci, per dirne una, nel mondo dei blog sarebbe uno zimbello. Nel mondo di carta è una semidea.



    Gino Canesten

    RispondiElimina
  3. Be', ormai sono passati parecchi giorni, e direi che sarebbe il caso di riportare la realtà dei fatti con precisione. Primo: chiamare "scoop" la faccenda è un po' eccessivo. Insomma, era solo questione di ore e se ne sarebbero comunque accorti tutti. Secondo: è chiaro che non è importante chi se ne è accorto per primo (dicono un blogger greco) ma chi ha reso pubblica la cosa per primo. E in questo caso, si badi bene, il merito va a Indymedia, che riportava il testo senza omissis già la sera prima, intorno a mezzanotte. Oltretutto nessuno puo' sapere se i giornalisti di Repubblica o del Corriere se ne fossero accorti, ma abbiano comunque atteso per non prendersi la responsabilità di violare un documento classificato per primi, con tutte le conseguenze politico-legali che un giornale - a differenza di un blogger - puo' aspettarsi.

    Insomma, per concludere, qual è il merito di Gianluca Neri? Probabilmente quello di avere chiaramente un ego ipertrofico che lo ha spinto a lavorarci sopra una mattinata intera per sbandierare poi il presunto scoop a destra e a manca, avendo cura di apporre il suo logo e la sua firma dappertutto e di rivendicare con pervicacia ossessiva il primato.

    RispondiElimina
  4. Ops, manca di nuovo la firma. Sono Paul Olden. (dannato Splinder, non avrai il mio scalpo)

    RispondiElimina
  5. M'intrometto, sperando di non ribeccarmi caterve d'insulti (tra l'altro scrivo da un computer 'ospite' visto che il mio è stato gioiosamente hackerato e non posso rispondere): dal mio punto di vista in tutti i commenti suesposti c'è del vero e questo perchè la realtà ha molte facce. Ogni giornalista ne racconta una, quella che vede o intuisce (meglio se la vede). Pertanto il discorso non è solo Indymedia o Neri o il greco o gli omissis o i giornalisti di Repubblica e Corriere e quelli d'agenzia: sono tutti questi fattori che si sono uniti per determinare una cosa peraltro importantissima (e mai abbastanza sottolineata qui) ossia la consegna del dossier integrale alla magistratura italiana (cosa se ne faranno se non possono giudicare nè probabilmente sentire i soldati americani lo sa solo iddio...).



    Dico concause perchè c'è stata, quel I° maggio, forte casualità. Se il Corriere non avesse messo in rete il testo di Neri (senza citarlo, ma con l'indirizzo) probabilmente le agenzie non sarebbero risalite a Macchianera (e senza Neri le agenzie concorrenti non sarebbero arrivate al greco, ecc.). Se Neri non fosse stato facilmente raggiungibile via telefono quel giorno, probabilmente la cosa sarebbe rimasta lì (tra l'altro non è facile convincere nessuno che una rete che sbugiarda gli Usa sia una notizia seria, provare per credere). Se non fosse stato il 1° maggio sicuramente qualche giornalista ecc. Se, se e se.



    Tanti più se in quanto una notizia del genere, in linea di massima, è sottoposta a controllo vigile centrale. Onore al merito dei blogger, che sono sfuggiti dalle maglie del sistema, evidenziandone le pecche. Attenzione, perchè adesso il sistema risponderà.



    Esempio: anni fa ogni volta che la polizia beccava clandestini kurdi inviava alle agenzie trionfali comunicati in lingua zulù per annunciare i meravigliosi risultati della mitica operazione. Poi un giorno 43 kurdi riuscirono a restare in Italia proprio 'per colpa' di uno di quei comunicati finito in mano a un giornalista umanamente coinvolto dalla vicenda. I kurdi si salvarono, un vicequestore si vide distrutta la folgorante carriera e da allora sparirono i comunicati e quindi anche le notizie sugli ingressi.



    Credo che succederà qualcosa di simile anche ai blog. Come? Non lo so, non sono abbastanza informatizzata, ma il recente caso Indymedia non tranquillizza per nulla. Capisco l'entusiasmo di Neri (anche se penso sia una forma di giovanilismo, lo fregheranno ben bene), sicuramente molti blog offrono spunti per una buona informazione e sicuramente questa occasione è stata un'ottima vetrina di lancio, ma questo è il momento di stare attenti sul serio perchè dal cambiamento che ci potrebbe essere dipendono molte cose, in positivo e in negativo. Scusate il disturbo

    La RdB



    Ps: approfitto per rispondere pubblicamente a Kevin Keegan, amico di forum ormai da 5 anni e migrante con la sottoscritta (e Lulla) per varie esperienze, che mi ha invitata a leggere God: non so se ho più voglia di partecipare a nulla. I meravigliosi tempi del 'Mo Basta sono sepolti, quelli altrettanto belli del Barbiere finalmente dimenticati (o quasi): in entrambi i casi avevamo spunti di fantasia spiazzante (credo che la fortuna fu proprio quella). Se ritorna, bene. Ma non ritorna tra gente che si conosce più o meno tutta e che ha creato il proprio piccolo 'orto'. Finisce in rissa tra bande (vedi dibattito sui commenti del Bds). Ciao a tutti

    La RDb

    RispondiElimina
  6. Si', cara RdB, ci vogliono forze nuove, come direbbe Roberto Fiore. Grazie di avere accolto il mio invito.



    Kevin Keegan

    RispondiElimina
  7. Massimo Boccuzzi mi segnala questo post di Gabriella, che mi era sfuggito e di cui riporto il finale. (Gabian: mea culpa)



    "..I grandi giornali snobbano i bloggers? E perché non dovrebbero? Io non ho letto fonti originali. Cioè i blogger italiani non mi sembrano autonomi cacciatori di notizie. Il caso degli omissis svelati non fa testo. E’ un caso, non una regola. Dimostratemi il contrario."

    RispondiElimina
  8. Mah, la casualità. C'è, esiste. A tanti capita di arrivare a scoprire l'uovo di Colombo. Poi c'è chi ci crede e chi no, chi si pompa e autopompa e chi se la ride sotto i baffi. Snobbare non è il caso, non va snobbato nulla. Caso mai si verifica quello che c'è da verificare.

    Ma a quanto ho capito in questo caso c'è conflitto di io. Io di qua, io di là, io per tutta la città!

    Perchè prendersela coi giornalisti in vacanza? Hanno un lavoro, ha ragione Gabriella, e non è mica diverso da quello del giornalaio o da quello dell'impiegato di banca! Hanno le festività, le ferie. Magari qualcuno dice 'Beati loro!'. Sì, non è proprio il caso di esaltare nulla. Anzi, meglio se non ci esaltiamo per nulla.

    RispondiElimina
  9. boh per me non è tanto questione di chi è meglio, chi è peggio fra blogger e giornalisti. io ne faccio una questione di strumenti (di media, appunto), e come tali li metto a confronto.



    prima ho esaltato il blog in quanto mezzo di espressione libero e democratico, non certo in quanto fatto da blogger. ritengo assai superficiale la discussione "blogger vs giornalista" dal momento che esistono persone che a volte sono giornaliste, a volte blogger, a volte entrambe.



    e poi scusate ma c'è blogger e blogger: un conto è il diario personale, un conto è il blog dell'osservatorio pubblico sul commercio internazionale (tradewatch), ecchecacchio.



    giorgia v



    PS: allora gino canesten esiste. sono emozionata.



    PPS: anche il folletto.

    RispondiElimina
  10. Mah, siamo d'accordo. Forse è uno scoop?

    RispondiElimina
  11. Anch'io ritengo che dal blog strutturalmente non nasca informazione originale, e che la "concorrenza" ai giornalisti sia un fatto del tutto occasionale. La contrapposizione blogger/giornalista, poi, è impropria: il primo termine designa una persona che usa una certa tecnologia, il secondo definisce l'appartenenza ad una professione che tra l'altro si serve di molteplici tecnologie, fra cui lo stesso blog. Non sto nemmeno a parlare della risibile nozione di "bloggers" come soggetto collettivo.

    Il ruolo potenzialmente "antagonista" del blog rispetto ad altri media però ce lo vedo. Il blog si adatta bene a fare opinione, controinformazione, controllo e forse, su scala locale, anche informazione tout court. Non mi pare che attualmente in Italia stiamo assistendo a qualcosa del genere su larga scala - il blog rimane in prevalenza uno strumento di comunicazione personale. Più interessante quello che avviene in campo musicale e cinematografico, dove la figura del critico penso debba seriamente confrontarsi con la presenza sia di enormi stock di informazione sul web sia di numerosi blogs tematici. La rivista Duel - segnalo - da due numeri dedica una pagina alla recensione di un blog che si occupa di cinema. Questo mese è la volta di Alphaville.

    RispondiElimina
  12. E invece secondo me la dicotomia giornalaro-bloggaro ha senso, nonostante possa essere ospitata nello stesso involucro corporeo. Anzi, forse a fortiori. Andiamo sul pratico e prendiamo il caso di un bloggaro che vuole fare del suo blog un giornale. Parte svantaggiato: nessuno lo paga, ma è anche vero che ha meno spese (30 euro/mese di internet veloce, più vari extra di software), per cui uno sponsor, anche piccolo, anche microlocale, lo può trovare.



    Non ha tessere né assistenza. Non ha il dentista gratis -e questo mi taglia immediatamente fuori dal gioco- né affitti INPGI. Non può scroccare i concerti né gli spettacoli teatrali. Ma questi sono marginalia.



    La prova del nove è quando telefona a qualcuno di famoso e gli chiede un'intervista. E per cosa? Per il mio blog? blog notes? No, è una roba di internet? No, non compro niente. Dico, la rete, il modem, pippippitroooooooooozap, ah, le cose porno, parliamone...



    Insomma c'è un problema di riconoscibilità del bloggaro a livello collettivo. Che si farà ma ci vuole tempo. L'impresa alla Neri, che sia casuale o addirittura rubata, aiuta. E God t'aiuta.



    Gino Canesten



    ps: Giorgia e Folletto, ricambio l'emozione. Mi asepttavate e non lo sapevo.



    ppss: sui blog specialistici e settoriali, direi che l'esautorazione della carta è già in moto da tempo.

    RispondiElimina
  13. Riporto parte di un commento su Neuronal scritto da BabsiJones, che ringrazio per la segnalazione del suo post.



    "..quando ci fu il blackout, io lavoravo per un'agenzia stampa come free lance per l'area ex-jugoslava; notammo tutti che Indymedia aveva *bruciato* le agenzie stampa di tre, quattro, cinque ore - che in tempi giornalistici odierni sono un abisso: l'unica fonte di informazione in tempo reale per sapere cosa accadeva da Aosta a Palermo per molte ore fu Indymedia. E' chiaro che non si tratta di abilità: è la struttura orizzontale e la distribuzione dei server a permettere a Indymedia simili colpacci. Io scrissi una lettera riflettendo sulla questione (e questa

    lettera, che è qui potrebbe interessarti, Dust, per il dibattito sugli "omissis".... Era una lettera provocatoria, anche paradossale per certi versi, ma spiega - credo - come io vedo evolversi il mondo dell'informazione. Non è molto diverso da come lo vede, per citarne uno, Candito nel suo "Reporter di guerra"; il tempo reale della rete ha creato spazi e modi nuovi, con cui saranno i "vecchi mestieranti" a doversi confrontare e a calare le braghe. Non accettare questa sfida (che passa anche attraverso la modifica delle leggi sull'informazione, attraverso il concetto di no copyright e una serie di altre cosine interessanti) significa non accettare il proprio tempo storico..."

    RispondiElimina
  14. La lettera di BabsiJones e' piena di idee interessanti e sospetto che sia meno paradossale di quello che sembra. Notevole anche l'idea dell'esattezza, garantita dalla rete e dalle sue istantanee possibilita' di verifica, che spodesta l'imbrattacarte e il suo pressapochismo spacciato per analisi. Finto il tempo dei "circa" e dei "forse". La parola ai dati. Questo e' progresso.



    Tra cinque anni ci saranno due classi di individui: quelli che abitano la rete e quelli che guardano la tv. E sara' un mondo migliore.



    I giornali? Se Mieli e Scalfari (Mauro non esiste, e' come l'omino sorridente e strappacazzo di Windows che ti importuna con i suoi suggerimenti deliranti) da domattina non aprono i commenti, sono fottuti per sempre (E sara' un mondo migliore 2).



    Gino Canesten

    RispondiElimina
  15. Gianluca Neri è un giornalista iscritto a un ordine professionale. Scrive su quotidiani, periodici e riviste online. Non vedo tutto questo scindere tra blog e giornalismo: cambiano i supporti, il mezzo, ma che sia carta o una pagina web, poco importa.



    Piuttosto mi concentrerei su Indymedia o altri portali di informazione antagonista, controinformazione o informazione alternativa: quelli che, per esempio, sono censurati dalla Magistratura o dimenticati dal mainstream quando si tratta di riconoscere la paternità dello scoop che Neri si è arrogato.

    RispondiElimina
  16. Va bene la genuinità dell'informazione, ma la verifica delle fonti dove sta? Non è che tutti sono dei Baldoni che vanno sul posto e raccontano. Chi fa il blog dal proprio ufficio o da casa propria deve limitarsi a copyncollare materiale raccolto nella rete. Macchianera e tutti quelli che hanno svelato il mistero degli omissis hanno fatto un buon lavoro, ma è difficile pensare che i blog possano essere il futuro dell'informazione. Sui blog ci posso trovare notizie curiose o spunti originali. Magari documenti che altri media non hanno tempo o voglia di andare a cercare e di pubblicare. Ma se io leggo una notizia sul Corriere.it (o Repubblica) so che è una notizia certa, perché prima di essere messa in rete è stata verificata da una redazione dove lavorano redattori e capiservizio, ognuno con responsabilità professionali e penali e vincoli deontologici. Dove, come in tutti i giornali, si controlla con scrupolo l'attendibilità di chi dichiara qualcosa o fornisce un documento. Nei blog questo generalmente non succede.

    RispondiElimina
  17. Ci sono migliaia di persone che, senza essere giornalisti, conoscono perfettamente un solo argomento, molto meglio di tutta la Stampa.

    Prima avevano solo la possibilità di scrivere un libro, e pubblicarlo, sempre che fossero in grado di trovare un editore.

    Ora possono mettere tutto il materiale da loro raccolto su un loro sito personale e sperare poi che gli interessati lo raggiungano attraverso qualche motore di ricerca, oppure avere la fortuna che qualche blog affronti un tema simile.

    Il visitatore, poi è libero di leggere solo le notizie pubblicate sulle pagine stampate, perchè più controllate, oppure può decidere di esaminare anche quanto si trova nei blog e nelle pagine dei singoli siti. I motori di ricerca sono ora più raffinati e se uno lo desidera può su un singolo argomento avere sufficenti elementi per esprimere una opinione sull'attendibilità delle fonti.



    Columellla

    RispondiElimina
  18. Mah, il manicheismo non paga mai; anche stavolta, secondo me, la ragione e' fifty-fifty. Si tratta di considerare le tecniche del tempo. Gli egizi che scrivevano le notizie del giorno sulle foglie di papiro erano "giornalisti"? Erano iscritti a un Albo? E gli "annales", sono robe erodotesche o c'è, spesso, più giornalismo laddentro che in molti giornali di oggi?

    Pero', c'è un pero'. Da quando s'è parlato di giornalismo come di una professione , secoli fa, questo s'è tradotto sempre nell'identificabilità di stampatore, articolisti etc. etc. Si può dire lo stesso dei blog o di tante testate web?? No (vero, Ragazza del Bar?). Per cui i blog sono esclusivamente delle simpatiche bacheche, con dentro gli ori di Tutankamen: non sono tuoi, non diventeranno mai veramente tuoi anche se li arrafferai furtivamente, ma potrai degnamente spacciarli come tuoi se farai qualcosa per "renderli" tuoi. Per esempio, un'attenta e scrupolosa verifica. Perche' che le Twin Towers fossero state al centro di un attacco - non dimentichiamolo - s'è saputo prima di tutto attraverso un blog aggiornato tramite un laptop connesso con la sua phonecard... la tecnologia "è" il modo di comunicare notizie, oggi.

    Ma i media tradizionali li vedo difficilmente scalfibili, in giro c'è bisogno di certezze. Io lettore o telespettatore non voglio news da un nickname, dietro il quale si può celare chiunque e spesso - come nei tanti multiblog che io stesso sto animando per la Rete - oggi Tizio, domani Caio, dopodomani Sempronio... Eh no, ci vogliono certezze; firme; volti; storie professionali, se possibile.

    Cal



    Ah, dimenticavo: non è vero che "tutto è uguale a tutto", come molti vorrebbero farci credere. Io sono io; tu sei tu... sensibilità, gusti, percorsi diversi. E' per questo che alcuni si permettono di dire che Ezio Mauro "non esiste"; secondo altri, magari "non esistono" Valentino Parlato o Emilio Fede.

    RispondiElimina
  19. Oh, ma che simpatica situazione. Anzi, piu' che simpatica, direi paradossale: succede che il Barbiere chiude i commenti, restringe la policy, si ridimensiona. Poi succede che il Barbiere stesso dia spazio a G.O.D. che pubblica quello che il barbiere non pubblica e ci apre sopra dei dibattiti. I gestori di G.O.D. si danno anima e corpo alla gestione dei commenti che dovrebbero stare sul barbiere, ma non ci stanno, e vengono ospitati estemporaneamente su G.O.D.

    Succede anche che questi dibattiti che avvengono su G.O.D. sopperiscano non poco al grigiore imperante sul barbiere amputato.

    Ora io, da umile lettore, mi chiedo: ma perchè 'sto giro e rigiro?

    Non era piu' semplice che i signori di G.O.D. entrassero stabilmente nel desk del barbiere per supportarlo e ampliarlo, evitando il decurtamento di servizi e di spazi?

    Perchè non unire le forze, e fare un sito nuovo, ampio, dove ci sia spazio per tutto, anche per i commenti, anche per quello che c'è su G.O.D.?

    A che serve dividere, scomporre, disintegrare?

    Quando la base si divide, il Tiranno impera meglio.

    RispondiElimina
  20. Neri ha fatto lo scoop? è chi l'ha detto? A quanto mi risulta i primi a dare la notizia bomba sono stati quelli di Indymedia. Ma solo quando è arrivato Macchianera è successo il casino. Perché? Semplice, Macchianera è attendibile. L'attendibilità e la qualità delle notizie proposte è larma vincente di chiunque voglia trattare con l'informazione. Non ci vuole la tessera in tasca per questo. Dov'è la novità?

    RispondiElimina
  21. Beh, sul rapporto giornalisti-blogger Vi posto un passo di un saggio uscito in questi giorni, si intitola Penne digitali. Dalle agenzie ai blog: fare informazione nell'era di Internet, edito dal Centro di Documentazione Giornalistica e scritto da due giornalisti del web, Carlo Baldi e Roberto Zarriello. La riflessione mi sembra interessante:



    I blog possono fare controinformazione e mostrarci l’altra faccia della notizia, mettendo in circolo voci e dettagli che le fonti ufficiali non si sognerebbero di diffondere e con esse molte delle testate autorevoli quanto omologate ed allineate con i palazzi del potere. Quella dei blog sovente è un’informazione che parte dal basso: il blogger non solo diffonde informazioni e spunti di riflessione inediti ma sottopone al giudizio dei suoi lettori anche articoli di giornale, citandoli e linkandoli. I blogger danno vita ad un fenomeno di personalizzazione del giornalismo, “ruminando” i contenuti.

    Vedendo il loro monopolio minacciato da nuove forme di comunicatori, molti giornalisti “all’antica” guardano ai blog come a un prodotto autoreferenziale, frutto del lavoro amatoriale di persone del tutto prive di competenza. Questo approccio è indice di una conoscenza approssimativa dei blog. Innanzitutto essi non sono autoreferenziali, poiché le riflessioni pubblicate nascono quasi sempre da un argomento che tiene banco su tv e giornali. Tali “diari” poi, non sono scritti da autori sprovveduti, visto che alcuni tra i blog più noti e cliccati sono opera di giornalisti o comunque di professionisti di un certo settore.

    I blogger dal canto loro vedono nei circuiti mediatici tradizionali un ambiente elitario e arrogante, accusandoli di veicolare versioni dettate da interessi economici. Questa polemica, che ha avuto una buona risonanza nella comunità dei blogger, tocca due argomenti di fondamentale importanza: il rapporto tra blog e giornalismo ed il concetto di comunità. I blogger si sentono partecipi di una web community aperta ed in continua espansione, che sta cercando di autoregolarsi, come dimostrato dalle “32 regole per una blogosfera migliore”, una sorta di codice deontologico dei blogger, proposto da Rebecca Blood in un suo libro. Per molti blogger il weblog non è più soltanto un “gioco”, quanto un efficace mezzo di comunicazione, con una credibilità sempre maggiore nella produzione di informazione.

    ciao,

    jup

    RispondiElimina
  22. PS. Tra l'altro nel libro si cita pure il Barbiere della Sera, definito come community di giornalisti che esercita un ruolo di "coscienza degli operatori della comunicazione" e, riprendendo la definizione di un saggio di Franco Carlini, anche come «l’unico giornale italiano che pubblica le smentite con la stessa evidenza della notizia originale». Sottoscrivo in pieno. ;)



    jup

    RispondiElimina
  23. La questione non sussiste, secondo mio modestissimo parere. Non comprendo questa presunta contrapposizione tra blogger e giornalisti. Se tra i primi ci sono molti aspiranti, questo non significa che sia il blog lo strumento per diventare dei professionisti. E i giornalisti dovrebbero avere meno paura di vedersi invasi nel "loro territorio". Tanto più che ho la sensazione che a fare da sintesi a questa "falsa contrapposizione" ci siano i lettori: che leggono i giornali. E anche i blog. Sono formule che rispondono a bisogni informativi differenti. Ribadisco: mia umilissima opinione. Ma posso dire che nasce da un'attenta riflessione, visto che l'argomento fa parte della mia tesi sul Barbiere, ormai conclusa! Grazie dell'ospitalità!

    RispondiElimina
  24. in bocca al lupo per la tesi, e se per l'occasione hai bisogno di un papiro personalizzato facci sapere

    RispondiElimina
  25. Papiro personalizzato Dust? Comunque orma il "capolavoro" è concluso, devo solo discuterla il 21. Ovviamente, con tanto di ringraziamenti scritti al caro padrino Dust!

    RispondiElimina
  26. per un esempio di papiro (ho paura che questa usanza non sia poi così diffusa) ti rinvio a questo esempio

    RispondiElimina
  27. mi riferisco solo alla persona che rivendicava il primato di indymedia per gli omissis, ma prima di tutto mi riconosco e rubrico in quella comunità limbica sopra descritta, non mi qualifico oltre per il presente, ma sicuramente in passato ho pubblicato su indymedia.

    Ogni tanto sento qualcuno domandare: "a ma tu sei di indymedia?" e la risposta è sempre la stessa immancabilmente, mentre io me la ridacchio da lontano sotto i baffi.

    Indymedia e diciamo i siti che oggi cercano di essere all'avanguardia (...) accolgono il contributo dal basso di chiunque, forse stanchi proprio di quegli immobilismi e alibi mentali dietro i quali ciascuno di noi ama nascondersi del "vorrei ma non posso".

    Accontentandosi spesso dell "faccio quello che posso, oggi!" e sia lode a ciò; non lo abbiamo inventato noi, in altre epoche c'era altro tipo di giornalismo di confine, altri rischi, altre opportunità.

    Condivido quando si dice che poco dopo la scoperta sarebbe stata fatta comunque; se non altro la vicenda offre lo spunto di riflessione sulle grandi opportunità che oggi anche una persona generalmente considerata di fasce marginalizzate all'interno della nostra società, ha opportunità prima ristrette agli addetti ai lavori.

    Lavoriamo gente, lavoriamo!

    P.s. grazie per gli spunti. Oli

    RispondiElimina
  28. ha opportunità prima ristrette agli addetti ai lavori.



    Per me questo è il punto. Adesso con le fibre ottiche, .XHTML .RSS un pugno di volontari può competere con le maggiori agenzie nazionali rd internazionali.

    Se si è bravi si riesce, magari anche solo in settori di nicchia ad acquistare autorevolezza e credibilità.

    Siamo solo all'inizio di una nuova realtà: tra i professionisti alcuni l'hanno capito, altri no.

    Columella

    RispondiElimina
  29. BabsiJones mi segnala anche questo post di Francesco Mollo, che fa riferimento a questo pezzo di Giovanni De Mauro su

    Internazionale:



    "Gianluca Neri è il nostro personaggio dell’anno, finora. Trentatré anni, milanese, è lui che per primo ha pubblicato nel suo blog (www.macchianera.net) il testo integrale del rapporto americano sulla vicenda Calipari. Nella versione digitale del documento c’erano le pecette nere degli omissis. Si è incuriosito, ha trafficato un po’ ed è riuscito a leggere quel che c’era scritto sotto. Qualcuno ha voluto lasciar trapelare il contenuto del rapporto? O è stata semplice sciatteria, indice dello sfascio in cui si trova la burocrazia della più grande superpotenza del mondo? Forse non lo sapremo mai, ma poco importa. Nel dare la notizia dello scoop di Neri, solo pochi mezzi d’informazione hanno citato la fonte. È il solito malcostume. Ma c’è una curiosa coincidenza: tutto è successo nel giorno in cui i quotidiani non erano in edicola per il 1 maggio. Data da ricordare, perché segna anche in Italia l’ingresso dei blog nel salotto buono del giornalismo"

    RispondiElimina
  30. A mio avviso la differenza fondamentale tra blog e carta stampata risiede nella tipologia della comunicazione. Mi spiego: il giornale e anche radio e TV costituiscono un canale monodirezionale, con un soggetto attivo (chi edita) e uno passivo (chi riceve). Questo è il limite, direi democratico, partecipativo, di questa tipologia di media. La Tv ci riporta ad una comunicazione di tipo simbolico, con la prepotenza dell'immagine. Radio e carta stampata sono una forma più lineare, storica, ma comunque sempre monodirezionale.

    Il blog è invece il precursore di quel sistema di comunicazione a rete che dovrebbe rappresentare (visione un po' ottimistica) l'optimum della completezza per interattività e presenza plurima di sogggetti attivi. Potrebbe paragonarsi all'antica agorà per partecipazione fattiva e interconnessa.

    Ma il discorso si fa complesso e non si può purtroppo escludere che forme, per ora non immaginabili, di controllo e canalizzazione da parte dei poteri vanifichino le potenzialità della rete.

    Un altro rischio, già evidenziato da altri, è l'atomizzazione dei messaggi che produce, se non organizzata, l'inefficacia comunicativa degli stessi.

    Mi scuso per il mattoncino.

    RispondiElimina
  31. Non ci si crederà ma un elogio dei blog oggi compare anche sulla prima pagina del Giornale a firma di Filippo Facci

    RispondiElimina
  32. Non mi sorprende, invece. Facci è proprio uno di quelli che i blog li bazzicano

    RispondiElimina
  33. citazione da Facci:

    ".. Per quanto ci si sforzi di contrapporre i giornalisti ai blogger, è un dibattito di cui non riusciamo a cogliere il senso, se non quello, già sterile, di quando si contrapposero i giornali alla radio e alla televisione. Sullo sfondo rimane l'informazione come unico fine, rispetto a dei mezzi che mutano di continuo: discriminante è solo la professionalità e Gianluca Neri, nel caso, è un professionista come altri che già opossiedono dei blog. In questa stessa rubrica i blog sono stati citati come qualsiasi fonte purché fosse seria.." (testo completo qui)

    RispondiElimina
  34. Non penso affatto che il dibattito sia sterile, come non lo era quello tra la radio e la televisione: la seconda, pecoreccia e sbracata, ha costretto la prima in una riserva (anche se di qualita').



    Un fattore importante della sconfitta della radio e' noto agli addetti ai lavori come la "trasmissibilita' della tetta", o cumunque di un congruo quantitativo di carne femminile: la radio non potra' mai competere con la tv su questo campo. Mentre sara' proprio li' che i blog soppianteranno i giornali, altroche' interattivita' e democrazia, tutte seghe mentali.



    Ben altre, di seghe, attendono l'uomo del futuro, che gia' puo' trarne un assaggio frequentando Macchianera. Il sempregeniale Neri, infatti, posta periodicamente dei "wallpapers", dove la pervasivita' della vulva troneggia, in un crescendo di malinconia e passione, che definirei... come... che definirei, quasi... che definirei...



    Kevin Keegan

    RispondiElimina
  35. Sono formule che rispondono a bisogni informativi differenti.



    chi blogga ha opportunità prima ristrette agli addetti ai lavori.



    Concordo in pieno con queste due affermazioni di Noeyalin e Columella.



    E penso anche, come scrive Kevin Keegan, che il dibattito sia foriero di spunti ed essenziale, come agli esordi di qualunque nuovo medium, per aiutarci a capire la portata del fenomeno e assumerne la responsabilità.



    jup

    RispondiElimina
  36. Beh, intanto secondo me - come hanno detto molti - non ha tanto senso dividere in due categorie separate i blogger e i giornalisti. Ci sono moltissimi giornalisti-blogger, anche se alcuni usano il loro diario in modo giornalistico, altri in modo personale.

    Secondo punto: ma non sarà che un giorno, non molto lontano ahimè, faranno delle regole per i blog, regole restrittive, proprio per impedire che le fonti d'informazione vengano soppiantate dai blog?

    Io sono blogger e giornalista, ma se un giorno decidessero di "limitare" la libertà oggi totale dei blogger penso che sarei molto arrabbiato. Magari con un contentino che faccia passare la nuove regolamentazione come un vantaggio, del tipo: da oggi i blogger sono equiparati ai praticanti, dopo due anni di blog puoi fare l'esame e prenderti la tessera da giornalista...

    Mah, forse è fantascienza...

    RispondiElimina
  37. compare oggi sul Barbiere della sera la segnalazione di "Penne digitali", un testo che affronta l'argomento del giornalismo online

    RispondiElimina
  38. Mando anche a voi quanto già inviato al Barbiere. Grazie per lo spazio (tra l'altro siamo in tema: è giusto rispolverare un link semi ignoto- via Barbiere non ci si arriva- per recuperare materiale che è di fondo proprietà altrui? E quali sono i rapporti legali tra un sito che chiede il copywright e nel contempo pubblica qualcosa che chiede all'autore a sue spese venga depositata in Siae?)



    "Quando i rapporti s'incrinano, il desk deve lavorare con maggior delicatezza. Purtroppo



    Trovo quest’oggi uno strano pezzullo d’anonimo ('Una bussola per le penne digitali') piazzato sul Barbiere, che sembrerebbe un modo per far rileggere quanto altrimenti non era più raggiungibile, dal momento che il “Manuale del bravo giornalista” era linkato allo sponsor e, se non ricordo male, uscì a puntate. Ho provato per mesi a cercarlo nella sua ‘interezza’, ma l’unica fonte in realtà era l’archivio del mio computer. Cercavo, è vero, su www.ilbarbieredellasera.com e non su http://spazioinwind.libero.it/barberold/libribarbiere/manuale/manualecompleto.html , di cui ignoravo l’esistenza.



    Suppongo sarebbe il caso di cancellare il link collegato al Manuale di cui a suo tempo concessi la pubblicazione " a puntate" sul Barbiere con lo pseudonimo di Prof. Magrit. Materiale depositato alla Siae, su suggerimento di Figaro, all’epoca.



    Non ho avuto richieste di pubblicazione on line, nemmeno dalla nuova proprietà del sito, ovvero l'associazione Barbiere della Sera. Ben felice di essere stata citata dall’Agenda del giornalista, ma per favore togliete il link di torno.



    Il problema è semplicissimo: io mi chiamo Francesca Longo e per anni mi sono firmata Ragazza del bar (e anche C.Magrìt). Ho collaborato col Barbiere della Sera e, all’epoca, sono stata anche contenta d’averlo fatto. Dal dicembre 2003 mi sono limitata a leggerlo e talvolta a scrivere commenti, conservando un nick a cui non posso non essere affezionata. Ma gradirei quanto meno essere interpellata quando si rimettono in rete testi che comunque sono di mia proprietà".



    Francesca Longo

    RispondiElimina
  39. Sul numero 283 della sua Catena di S.Libero Riccardo Orioles ritorna sull'argomento del giornalismo online:

    "Pero' ormai siamo un bel po' di ragazzi a fare giornalismo professionale e indipendente su web - e mi pare che ormai sia abbastanza chiaro, al di la' delle (giustificate) vanterie di qualcuno, che qua c'e' almeno altrettanto giornalismo che nelle tivvu' o nei giornali di quei signori. Mi chiedo se non saremmo gia' capaci di fare qualcosa di meglio che non presentarci a uno a uno ciascuno col suo bel webbino o col suo blog o con la sua e-zine. Secondo me, abbiamo gia' superato la massa critica iniziale e l'unico problema e' che siamo talmente timidi (e individualisti) da non riuscire a tirare la manetta per il decollo. Gia', dici tu, e i soldi? I soldi, gia'. Nessuno sa ancora bene come funzionino esattamente i soldi nell'internet. In ogni caso, comunque, stiamo gia' facendo un sacco di belle cose senza soldi, cosi' tanto per divertirci. Divertimento per divertimento, tanto varrebbe cominciare a divertirsi tutti insieme e volando alto..."

    RispondiElimina
  40. Complimenti Rdb, quel pezzo è davvero un gioiellino, peccato non abbia avuto un seguito cartaceo, ma non sono sicuro di aver ben capito: vuoi far togliere il link perchè il manuale è una tua proprietà intellettuale, perchè non vuoi più essere associata al Bds o perchè vorresti che ti venisse attribuito con il tuo vero nome?



    batman

    RispondiElimina
  41. Chiarissimo. Stando così le cose ti do ragione, ma temo, pur dal basso delle mie conoscenze informatiche, che tu sia rimasta vittima della una memoria cache di google. Non saprei bene come spiegarla, ma in rete si crea continuamente e raramente si distrugge, e spesso anche il materiale cancellato lascia tracce che lo rendono reperibile anche a distanza di tempo. Non so se è questo il caso, ma è probabile che il tuo anonimo estimatore l'abbia recuperato così.



    Grazie anche per avermi chiarito alcuni aspetti delle vicende che ti hanno portato al distacco da Figaro & soci. Non entro nel merito, ma a quel tempo, per il sottoscritto, è stato un piccolo lutto.



    affettuosi saluti

    Batman

    RispondiElimina
  42. ehm, sono -indyano- ovviamente, o -mazzetta- :D



    p.s.

    x RDB

    dai che è tutta pubblicità, non farti il sangue cattivo ;)

    RispondiElimina
  43. Indyano, pubblicità de che?

    RispondiElimina
  44. finche se ne parla è bene, anche se sarebbe bene parlarne in occasioni migliori, ne convengo.

    Almeno così dicono i sacri testi ;)

    convengo con chi ha detto che la moltiplicazione dei contenuti avviene senza responasbilità di chi -se le fa copiare- è vero che google copia tutto, tra l'altro.



    continua a lavorarci che vale la pena ;)

    RispondiElimina
  45. un inciso

    un Pm di bologna ha ritenuto che alcune frasi dei volantini di tre studenti, che hanno la brutta abitudine di occupare stabili inutilizzati, integrassero un progetto volto ad insidiare l'ordine democratico.



    "la cultura non si vende", tra le altre, sarebbe la dimostrazione di "sovvertire" il sistema di copyright

    quindi arrestati come terroristi



    e noi di che parliamo?

    .............sono decine ormai i provvedimenti campati sul nulla, basta aprir bocca per fornire pretesti che poi in tribunale non reggono, ma intanto....

    RispondiElimina
  46. se qualcuno vuole studiare la correlazione tra i temi che tratta il mio fotoblogg e quelli che tratta la repubblica affari & finanza dopo n giorni e' benvenuto ;)

    RispondiElimina
  47. ehm, anonimo, non so come dirtelo... vediamo se ci arrivi da solo

    RispondiElimina