sabato 13 giugno 2009

Alternate version (con perla rara)

Ah, e poi volevo dirle una cosa. Non ci spedisca più testi contenenti le seguenti parole:

Cazzo.

Fica.

Tette.

Culo.

Scopare.

[continua]

Sa, questo giornale può capitare davanti agli occhi dei bambini.

Cambio di direzione in un prestigioso quotidiano. Un redattore mi comunica telefonicamente una lista di parole proibite.




Tony, perché non ci vuoi andare in quell’albergo?


Non lo so.

Sì che lo sai. Dai, Tony, dimmelo.

Non ho voglia.

Per piacere…

No.

Dai, Tony, dimmelo.

Davanti allo specchio del bagno, il piccolo Danny Torrance (Danny Lloyd) parla con Tony, il bambino che vive nella sua bocca. Sta per andare a vivere sei mesi all’Overlook Hotel, solo con mamma e papà. Tony non vuol dire cosa non gli piace dell’Overlook Hotel, ma dato che Danny insiste, decide di farglielo vedere in Shining (Stanley Kubrick, 1980).






S.B. è malato.

V.B.




Per vari motivi, mentre penso a quel film che si chiude con uno schermo nero e la voce di una donna che dice in tedesco "Dobbiamo stare più attenti ai nostri bambini", mi ritrovo nell'hard disc la versione statunitense di Shining. Comporta una ventina di minuti in più, che il regista decise giustamente di tagliare quando il film venne distribuito nel resto del mondo (per l'America era troppo tardi). Nella versione lunga la piega sbalorditiva del film (realizzare, nel contempo e distintamente, un racconto dell’orrore e un saggio sulla paura) appare più palese, ma anche un tantino meccanica e volontaristica, e paradossalmente più intellettualistica, più "europea".

Si potrebbe scrivere un saggio sulle differenze tra i due montaggi (mi sono limitato a rilevarne un paio, qui e qui), e credo sia stato fatto, forse più di una volta. Più televisione, più cartoni animati gore tipo bip-bip e Willy il coyote, più tunnel disneyani dell'orrore. Ma soprattutto uno sguardo più impietoso su Jack e Wendy, descritti come "stronzi inaffidabili" dal cuoco Hallorann quando al telefono dell'aeroporto chiede a un amico di trovargli un gatto delle nevi.



"
Larry, just between you and me, we got a very serious problem with the people taking care of the place. They turned out to be completely unreliable assholes."



"Fareste educare i vostri figli da quest'uomo?"



Non entro nel merito "politico" della domanda, se fosse opportuna o meno, elettoralmente furba o meno. Mi limito a rispondere, dato che si tratta in effetti di una "domanda molto semplice": no.



Nella versione statunitense di Shining, quindi, la sequenza inedita più lunga si trova tra uno degli stacchi più violenti dell'opera kubrickiana. Nella stanza da bagno dell'appartamento di Denver il piccolo Danny strabuzza gli occhi di fronte alla rivelazione di un passato-futuro costituito da un immenso rosso fiume eracliteo, alla visione ineludibile di un tempo di sangue che straborda dalle feritoie di un rassicurante ascensore. Subito dopo, la didascalia su sfondo nero CLOSING DAY. E stavolta è l'intera famigliola a scalare la montagna, discutendo allegramente di cannibalismo: "
See? It's OK. He saw it on the television!".

Questa scena, quindi, si trova tra il primo "shining" di Danny e la didascalia. Senza di essa, il film è indubbiamente migliore, ma a suo diverso, alternativo modo, produce un certo effetto. Oltre a ricordare che Jack è un alcoolizzato, cosa che nell'edizione europea si scopre solo in media res, durante il primo incontro con il barman dell'Overlook Hotel, fa subito capire che anche Wendy è completamente squilibrata e quantomeno irresponsabile.

E forse suggerisce che in assoluto non faremmo educare i nostri figli da nessuno. Neppure da noi stessi, se fosse possibile.







6 commenti:

  1. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta. Mi consenta.

    Una storia italiana, 2001.

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  2. mi si consenta, il tag desperatehousedaddies è fantastico.

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  3. C'è di peggio, pensa al povero Jack, con quella che si cuce il vestitino riciclando il copriletto.

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  4. aveva gia' l'aria della pazza folle nel resto del film...

    ma certo in questa scena e' una pazza folle disarmante!

    (o forse semplicemete una stronza inaffidabile)



    o.a.



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  5. Disney ha capito che la rappresentazione della realtà consiste nel far subire all’apparenza deformazioni spaventose. È esilarante vedere con che cura l’impresa Disney ricostituisce iperrealisticamente forma e movimento di una goccia d’acqua, in una storia il cui eroe è un topo in mutande che possiede un cane. Che lo scopo di Disney sia sempre stato traumatizzare i marmocchi per far loro accettare la realtà non ha importanza. La realtà, ad ogni modo, i marmocchi la conoscono: essa li schiaccia. Ma diventare un topo che possiede un cane e gira in mutande, ecco quel che Disney ci proponeva come valido obiettivo, e che ora vogliamo realizzare, e che nessun film miserabilista ci farà più dimenticare.

    Jean-Patrick Manchette a proposito di Buon compleanno Topolino, in Les yeux de la momie, Rivages / Ecrits noirs, Paris 1997, p. 20.

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