mercoledì 3 giugno 2009

Le carte altamantine

Voglio le carte là.

On. Min. A. Fruzzetti.





L'ecomostro non è solo la riflessione perfetta delle onde sonore, né uno scrittore prolisso. Ma che vi dobbiamo spiegare, voi cielo sapete benissimo, cielo sapete da God. Il dunque è che nei pilastri dell'ecomostro è stato rinvenuto Altamante Fruzzetti (che quindi non era morto, era solo svenuto) e soprattutto le sue fantomatiche carte: da gioco, geografiche, e di credito. In esse è tracciata la sua parabola, anche se in modo ellittico, con ripetuto uso di iperboli e argomenti circolari. Ma anche questo cielo sapete. Non resta che pubblicare le carte medesime, augurandovi buona lettura, nel senso che è meglio spegnere e leggere un bel libro.



Se il primo fu Altamente, o fui io, è materia inestricabilmente avvolta nella grafia di un ostetrico analfabetizzato, perché già di ritorno. La a è facilmente sovrapponibile alla e che è facilmente sovrapponibile a qualsivoglia ideogramma ippocratico. Non si sa, anche se è un'informazione chiavica: potendo arrecare in sé medesima (se si desidera l'accento), o in se stessa (se lo si rifugge) la decrittazione delle differenze tra due gemelli mutuamente ortogonali benché non solo omozigoti, ma anche coetanei e conterranei, e secondo certi filosofi d'oltralpe (se vivete di là), contestuali.



Detta in big coins, Altamente capiva tutto laddove io nulla. Il mio epitelio frontale si squamava e accartocciava, le mie ghiandole salivavano, i miei occhi si ramazzottizzavano nella misura in cui la fronte di Altamente sembrava passata con lo stira e con l'ammira (e a tratti financo inamidata), le sue ghiandole crepitavano ubertose e i suoi occhi sembravano quelli di un'aquila taxidermizzata.



Fu verso la maggiore età (maggiore delle precedenti ma minore delle successive) che risolsi di domandargli perché io non capissi nulla: lui, certamente, lo aveva capito. Altamente non distolse le pupille dall'orizzonte (che io intuivo come vertice, a causa dell'ortogonalità) e disse con-testualmente: A Artamà, nun se capisce.  A cosa, comme cazzo se chiama, ah sì, a vida, nun è fatta pe esse capida. Te piace la forisma?



Quella fu la cosa, la prima cosa che capì: mio fratello gemello Altamente era il più grande imbecille di tutti i tempi.

La seconda: io capivo di non capire. E se l'uomo più saggio è quello che sa di non sapere, quello che capisce di non capire è il più capiente: il più intelligente di tutti i tempi.

La terza: il destino aveva concentrato il massimo della fortuna e della sfortuna in due gemelli: e quello che aveva avuto la peggio ero io.

La quinta: avrei trascorso il resto della mia esistenza a dimostrare con il massimo rigore quanto detto.

La sesta: incidentalmente avrei reso un servizio all'umanità: stabilendo esattamente l'ordinamento del genere umano in base all'intelligenza. Visto il livello dell'umanità, nel migliore dei casi sarei stato ignorato, nel peggiore ucciso da un sicario a calci nel culo: o viceversa.



Decisi quindi di progettare l'intelligenziometro (che un quotidiano locale ha definito fantomatico. Mi preme sottolineare che ho dedicato anni preziosi affinché l'intelligenziometro non fosse assolutamente fantomatico, proprio per nulla, ma per un cazzo! Scusate se mi scaldo ma mi preme sempre di più e un bel giorno scoppio). La macchina era facile, la parte più complicata fu trovarne il principio fondazionale. Alla fine il principio mi balenò, anzi mi squalò, mi orcassassinò quando sentì un bambino di cinque anni raccontare la barzelletta del pof pof.



Qui termina la prima carta di Altamante Fruzzetti. Nella seconda si spiega (insomma) in cosa consista la barzelletta del pof pof. Ma noi chiediamo ai nostri appassionati lettori di ricostruirla dal solo indizio che la barzelletta include, in qualche forma, il pof pof, e che serba in sé medesima o se stessa il principio della misura dell'intelligenza.

Nella prossima carta altamantina  si spiegherà perché tale principio, benché non fallimentare, non soddisfi il criterio di completezza richiesto da Altamante, e si sia reso necessario ricorrere all'invenzione complementare, il noto imbecillometro, il cui principio, come i nostri lettori più affezionati sanno, risiede nelle proprietà dei raggi cattolici.

2 commenti:

  1. La quarta che hai detto. E comunque non ho capito che cavolo hai capito.

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  2. finalmente un post che non si capisce. vedete che se volete cela facete.

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