Gospel del predicatore Simon Kautzsch (Warren Oates) in Little Blues (Stan Lubrick, 2008).
— :(
— :(
— :D
— :(
Ultimo scambio di sms tra i due ladroni.
In tutt’altre faccende affaccendato, una storica settimana Dio si scordò di pagare la bolletta della Telecom. Lunedì mattina scoprì che gli avevano tagliato la linea telefonica. E l’ottavo giorno fu costretto a creare il cellulare. Poi si recò da Vodafone per comprarlo. Doveva far presto, aveva dieci sms da inviare urgentemente a un vecchio compagno di bevute partito in montagna per disintossicarsi all’Overlook Hotel. Quando accese l’aggeggio si accorse che esisteva una funzione imprevista. Forse l’ultimo, maligno scherzo di un angelo caduto. Si chiama “Msg Predefiniti”: sul motorola di Dio se ne contano, appunto, dieci. Manco a farlo apposta: scherzo del caso o destino cinico e baro? Ah, saperlo. Anche perché si suppone, come vedremo, che modelli più sofisticati ne comportino molti di più. Ma un povero cristo non può permettersi di pagare più di 39 euro.
A scorrere la lista, sembra di leggere il canovaccio di un film: un po’ trito, certo, un po’ noioso, ma almeno coerente. Chissà, forse un buon regista potrebbe ricavarne “un classico”:
1) Ti richiamo più tardi
2) Urgente! Chiamami!
3) Ritarderò di —— minuti
4) Ti aspetto alle ——
5) Appuntamento a ——, ora:——, luogo:——
6) Tanta felicità per ——
7) I’ll wait for you at subway —— station/bus station/—— exit/platform
8) Non prendertela!
9) Buona giornata!
10) Ti amerò sempre
Come da copione: non manca niente. Prima del finale strappalacrime ci sta persino la scappatella col tenebroso e un po’ prolisso straniero, nell’annoso e stropicciatiello wagon-lit, north by northwest. Un americano nervoso o un paziente inglese, quello si deciderà in fase di sceneggiatura e compatibilmente con gli accordi di co-produzione.
Dio creò il mondo, e all’inizio tutto era semplice. Ma il classico dura poco, perché la realtà tende al polpettone barocco, a complicare tutto, inutilmente: è nella sua natura (o nel suo character?). “Pourquoi faire simple quand on peut faire compliqué?” si chiedeva infatti GOD(ard). E allora quale film vedremmo, se si moltiplicasse anche solo per due il numero dei messaggini predefiniti, se insomma si acquistasse un cellulare di 78 euro?
1) W l’alluminio
2) Dove sono? cosa faccio?
3) Ti —— la fica/il cazzo
4) Follie! Follie! Delirio vano è questo/Sparse le trecce morbide/Stella stellina la notte s’avvicina
5) Ciao! Lo sai che il dottore mi ha appena diagnosticato un ——? Mi restano solo —— mesi di vita! :D
6) Ricordi quella canzone di Giuni Russo?
7) ¡Olé guapa! Ahora no es el caso, mi querida. sto affilando il rasoio
8) Il carrello della spesa è una questione morale
9) Mi passeresti l’olio/l’aceto?
10) Quando accaddero furti di polli, tutti dissero: “Oeh! per un furto di polli!”: e quando accadde qualche fatto più grave, tutti dissero: “Povero cristo, anche lui! ha da guardare mezzo circondario! e con quella gamba di alluminio!”. Altri dissero: “Ha moglie e figli!”. Altri, facendo spallucce: “Vivere e lasciar vivere!”. Son buona gente, nel Maradagàl.
11) Lascia stare, e datti una calmata
12) Fammi felice/una sega/trotta trotta cavallino
13) No tv and no beer makes Homer go something something
14) Voglio un pompelmo e un panino/un castello di sabbia/vincere al superenalotto
15) Abbasso il gelato al pistacchio
16) Sei proprio meravigliosa/vraiment dégueulasse/una brava ragazza
17) 69?
18) Scusa ma non ho capito una mazza di quel che mi hai scritto. Potresti rispedirmi tuo ultimo sms, usando esattamente le stesse parole e senza cambiare neppure una virgola?
19) Oggi no, domani forse/neppure/è un altro giorno/è più o meno come oggi
 

 Tra le prime timide richieste degli studenti del Liceo Classico Luigi Galvani di Bologna nel 1968 c'era l'abolizione del grembiule nero per le alunne
Tra le prime timide richieste degli studenti del Liceo Classico Luigi Galvani di Bologna nel 1968 c'era l'abolizione del grembiule nero per le alunne









 

 
 In questa estate del nostro scontento il cerchio cocente del sole viene quadrato in pallida scacchiera dal solerte sindaco sceriffo. Ma i suoi sono tutti provvedimenti che sembrano piccini, timidi, e immaginiamo i primi cittadini sgomenti di fronte a un compito di cui intuiscono l'immensità  vertiginosa, un mare che sono destinati ad affrontare con il proverbiale cucchiaino. Un'effusione qua, un torso nudo là, una panchina sovraffollata, lascivi massaggi, ambulanti inquietanti, accattoni ladroni... una casistica talmente attenta a pestare solo i piedi giusti (cioé a non pestare i piedi dei giusti) da rischiare di diventare enciclopedica, un tentativo di esaurire tutti i luoghi dell'indecenza pubblica. Là dove sarebbe forse grossolano, ma senz'altro chiaro ed efficiente usare "negro", "peccatore", "povero" ci si costringe a sottili distinzioni che, una volta accostate, come in un puzzle, faranno pur sempre ricomparire le silhouettes di "negro", "peccatore", "povero". Ma partire dalle grandi categorie potrebbe apparire operazione datata, indurre nella mente dei più sensibili, o anche solo dei più anziani, fastidiosi effetti di déjà vu.
In questa estate del nostro scontento il cerchio cocente del sole viene quadrato in pallida scacchiera dal solerte sindaco sceriffo. Ma i suoi sono tutti provvedimenti che sembrano piccini, timidi, e immaginiamo i primi cittadini sgomenti di fronte a un compito di cui intuiscono l'immensità  vertiginosa, un mare che sono destinati ad affrontare con il proverbiale cucchiaino. Un'effusione qua, un torso nudo là, una panchina sovraffollata, lascivi massaggi, ambulanti inquietanti, accattoni ladroni... una casistica talmente attenta a pestare solo i piedi giusti (cioé a non pestare i piedi dei giusti) da rischiare di diventare enciclopedica, un tentativo di esaurire tutti i luoghi dell'indecenza pubblica. Là dove sarebbe forse grossolano, ma senz'altro chiaro ed efficiente usare "negro", "peccatore", "povero" ci si costringe a sottili distinzioni che, una volta accostate, come in un puzzle, faranno pur sempre ricomparire le silhouettes di "negro", "peccatore", "povero". Ma partire dalle grandi categorie potrebbe apparire operazione datata, indurre nella mente dei più sensibili, o anche solo dei più anziani, fastidiosi effetti di déjà vu.





 

 Questo qui era la copertina di un disco di John Zorn, ad esempio, e vale un manuale sul noir USA. Cito solo "Naked City" di Dassin, stesso titolo di una
Questo qui era la copertina di un disco di John Zorn, ad esempio, e vale un manuale sul noir USA. Cito solo "Naked City" di Dassin, stesso titolo di una 










