XIX — JELLYFISH
Non mi ricordo di ieri. Oggi pioveva.
Joseph Turner (Robert Redford) ne I tre giorni del Condor (Sydney Pollack, 1975).
Joseph Turner (Robert Redford) ne I tre giorni del Condor (Sydney Pollack, 1975).
Questa casa è un garage Olimpo! Ma in un altro appartamento si impicca quel che quassù (o laggiù?) chiamano la "crémaillère", termine intraducibile, lì (o qui?).
Ma in questa camera con tuffo manca il titolo di un film. Forse lo si nota di più guardandone altri. Dicci come si chiama, vinci tre fiammiferi made in Los Teques (o Marienbad?)
Ma in questa camera con tuffo manca il titolo di un film. Forse lo si nota di più guardandone altri. Dicci come si chiama, vinci tre fiammiferi made in Los Teques (o Marienbad?)
P.S.: Ti ricordiamo che le regole de L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ™ sono depositate presso gli eredi del notaio Altamante Fruzzetti e possono essere consultate qui. Se non ti piace la medusa in piscina, chiedi asilo alla Gorgone nel labirinto.
Attenzione: la partita si è conclusa sull'altro tavolo da gioco domenica 31 maggio alle 22.13. Il film invisibile era Vengeance (Johnnie To, 2009). Quando abbiamo preparato il filmato non lo avevamo neppure visto, sapevamo solo che era un film con Johnny Hallyday. L'abbiamo visto pochi giorni fa.
Il film racconta l'incontro tra Johnny e due dei killers (tanto per restare al bar Hué Ming-wai) della banda di The Mission: il ciccio che pensa solo a magnare (a destra in piscina) e l'eurasiatico silenzioso e vaiolato (quello che si becca il fiammifero nella sigaretta), due tra le meglio facce da poker di tutta la storia del cinema (non che il cinema abbia una storia, perlatro). Johnny ha un problema. Prima si chiamava Frank Costello e faceva il samurai. Poi si beccò una bullet nella head, e da allora si ritrova con letteralmente con una spada di Damocle sulla testa, come Lara Croft in Tomb Raider 2 o 3, non ricordiamo. Ora si chiama Francis Costello, e sa che prima o poi non ricorderà più nulla, e allora calerà la notte e lui dormirà in silenzio, e nel sonno si metterà in posizione di tiro. Dimenticando persino perché vuole vendicarsi, e di chi. E poi nei film di To piove sempre. Perché a To piace da matti mostrare strade piene di ombrelli. Esergo di GOD. Allora si segna tutto, come in Memento. Sulla pistola, traccia con il pennarello indelebile (quello che uso per scrivere i titoli dei film sui dvd) il nome di George Fung. Ma se Fung non indossa sempre lo stesso cappotto, lui non lo riconosce. Forse. Forse basta una faccina autoadesiva, come con The Comedian o nei messaggini predefiniti. Esergo su ealcinemavaccitu. Il vincitore è il solito ignoto. Gli abbiamo appena dedicato un omaggio nella nostra pagina di facciabucio.Omaggio ad afasol, vincitore del quiz domenicale. Non riesco quasi mai a fregarlo. La musica di "Election" 1 e 2, regia di Johnnie To, l'angelo. Le immagini non c'entrano un vermicello secco.
La prossima sfida si terrà domenica 7 maggio. Segnatevelo sulla pistola.
L'ULTIMO GIOCO IN CITTÀ.
GRADUATORIA
afasol: 14 fiammiferi made in Hong Kong, France.
arcomanno : 11 fiammiferi made in Hong Kong, France.
bianca: 3 fiammiferi made in Hong Kong, France.
YagaBaba: 3 fiammiferi made in Hong Kong, France.
gegio: 3 fiammiferi made in Hong Kong, France.
maxeramax: fiammiferi made in Hong Kong, France.







Egli crede, e non immagina neppure che un uomo moderno possa pensare diversamente, che un oggetto il quale ubbidisca perfettamente allo scopo cui è destinato non può non essere bello. Il primo dei suoi articoli di fede nella costruzione delle sue macchine per scrivere è dunque questo: l'armonia del prodotto in vista del suo fine, e l'armonia di ciò che a quel prodotto s'ispira e che quel prodotto serve, infine l'armonia reciproca di tutti gli elementi che costituiscono il ciclo della produzione.
E appena prima avevo scritto a un piccolo giornale locale, con il quale collaboravo sporadicamente. Tanto poco importa la maggiore o minore notorietà delle testate, ormai piccoli e grandi giornali sono tutti altrettante macchine celibi, che come in una greve notte d’estate del 1924, ballano al suono di Valencia o di Tea for Two, passeggiano, fanno il bagno nella piscina, "come villeggianti sistemati da molti giorni a Los Teques o a
MONSIEUR DUCON: Che peccato. Nutrivo molte speranze, in quel ragazzo.
Un po' alla volta potrebbero aggiungersi altri elementi del paesaggio che sta attorno. Anzi, sarebbe un intero paese, immaginario solo nel senso indicato sopra. Un paese cementificato, sporco, criminale, razzista, ignorante, in marcia verso il passato, molto religioso. Un panorama spigoloso per i maestosi cartelli di divieto e sinuoso per le infinite dolci scorciatoie. Figurine di operai che bruciano negli altoforni e di muratori che cadono dai tetti, di veline al top e di ricercatori barboni, di baroni e tromboni che regolano la distribuzione del sapere da piccoli bunker che si sparano tra loro. Per la gioia del collezionista: intrecci di tubature, deliziosi merletti di valvole, ghiere, filtri, chiuse, canali. 






Ricordo, mi dissi che era giunta il giorno in cui "la Repubblica" scelse di pubblicare in prima pagina a caratteri cubitali e in non so quante colonne la lettera che Veronica Lario scrisse al direttore della testata per chiedere le scuse al marito, l'allora e tuttora Presidente del Consiglio della Repubblica italiana Silvio Berlusconi.