sabato 16 maggio 2009

8 secondi, ovvero Stella, stellina

Ora preferisco raccontar delle storielle.

Ne racconterò di tali che quelli torneranno apposta, per accopparmi, dai quattro venti.

Allora la sarà finita e ne sarò arcicontento.


Louis-Ferdinand Céline, Morte a credito, 1936.




I
n tutta Italia c'era un'unica persona convinta che il Governo Prodi avrebbe tenuto un'intera legislatura: Prodi.

Io che il Governo sarebbe caduto l'ho capito l'indomani delle elezioni, quando qualcuno mi svegliò con una telefonata, per comunicarmi che "avevamo vinto": grazie agli elettori residenti all'estero. Un ennesimo, inutile risveglio. Per avere notizie di
quelli che vivono altrove, e che vogliono dirci che c'è qualcosa di nuovo oggi nell'AIRE.

E glielo dissero subito, e glielo ripetevano, almeno due volte alla settimana. Lui non ascoltava mai. Voltava le spalle e tornava a "lavorare", perché Prodi è un vero lavoratore, e ha il senso del dovere e dello Stato, non può perder tempo a sentire stupide battute.

Dimenticò di segnarsi su un pizzino "ricordati che devi morire", e allora non ci restò che piangere, altro che battute da bagaglino o da God. Prodi aveva un solo compito da svolgere, durante la sua seconda, inutile presenza a Palazzo Chigi: cadere bene. Saper celebrare il seppuku al momento giusto, essere il Mishima della politica italiana. Oggi, ne sono quasi sicuro, ci troveremmo in un'altra realtà. Bastava poco: impuntarsi su un punto del programma elettorale, un punto magari minore ma popolare, sapendo di avere probabilmente con sé la maggioranza del Paese, ma certamente la minoranza nelle Camere. I Dico, per dirne uno.

Ma Prodi non è Mishima, è uno che passa il tempo a lavorare: davanti alle finestre aperte, come Pinelli. E il Governo fu defenestrato perché Prodi si era dimenticato di fare una telefonata, no, meglio, una telefonatina (o magari addirittura il messaggino predefinito "doveseicosafai?") a un tappetto di Ceppalonia. (Ricordo ancora, quel giorno madrileno in cui lessi la composizione del Governo, ed ero furioso. Tra le altre cose che urlai, lasciando i churros a poltrire nella cioccolata: pur ammettendo che purtroppo, considerati i numeri della maggioranza, con la sua pugnetta di voti quel "giornalista" è determinante, sì, insomma, capisco tutto, ma addirittura il Ministero della Giustizia?!)

Poi un giorno Clemente Mastella decise di ritirare l'appoggio esterno al Governo. E disse che il suo gesto non lo avrebbe spiegato alle Camere, ma in sede più appropriata. Ossia alla televisione.

E così il Governo cadde a "Porta a Porta". Cinque milioni di italiani e i destini del Paese appesi alle sue labbra. E lui parla, parla. Della moglie. Del figlio. Della suocera. Del cognato. Delle zie. Della mamma. Dei
cugini di secondo grado.



Quella sera, prima di andare a dormire, spedii una ninnananna a un cugino di primo grado:



Mastella mastellina

la notte si avvicina:

la fiamma tricolore balla,

La Russa è nella stalla.

La Russa e Schifani,

Calderoli e Tajani,

Berlusconi cogl'italiani,

la mamma coi bambini.

Ognuno ha la sua mamma

e tutti fan la nanna.



E appena prima avevo scritto a un piccolo giornale locale, con il quale collaboravo sporadicamente. Tanto poco importa la maggiore o minore notorietà delle testate, ormai piccoli e grandi giornali sono tutti altrettante macchine celibi, che come in una
greve notte d’estate del 1924, ballano al suono di Valencia o di Tea for Two, passeggiano, fanno il bagno nella piscina, "come villeggianti sistemati da molti giorni a Los Teques o a Marienbad". A giocare con qualche fiammifero, in un'autorappresentazione rotatoria, in una recita senza spettatori, a parte qualche naufrago casuale.



E siccome non sapevo quale battuta improvvisare, scelsi di fare come l’attore brechtiano, che "dovrebbe mostrare piuttosto cosa è la verità: citare".



Nella vecchia Inghilterra la punizione per un traditore era la decapitazione. Dopo l’esecuzione tiravano su la testa tagliata per i capelli: non, come molti pensano, per farla vedere alla gente, ma affinché la testa vedesse la gente, perché la coscienza dura altri 8 secondi.

L’agente speciale dell’FBI Alexander Mahone (William Fichtner) al collega e traditore Wheeler (Jason Davis) nella serie televisiva creata da Paul Scheuring Prison Break (stagione II, episodio 20: “Panama”, 2007).



Lo pubblicarono. Ma in una pagina che parlava della Borsa. I mezzi di comunicazione tutti, blog compresi, e la classe politica tutta, almeno quella che siede ora sulle poltrone delle Camere e di "Porta a Porta", avevano deciso che il Governo non lo aveva fatto cadere Mastella. Lo avevano fatto cadere "le sinistre". Il problema dell'Italia era la sinistra. E ora la nostra gloriosa democrazia era pronta, finalmente, a compiere il grande passo, il salto in avanti verso la maturità definitiva: liberarsi in saecula saeculorum della sinistra, cancellarla forever and ever and ever dal panorama della politica italiana. Come nelle fotografie della dittatura sovietica.

E ora che ci siamo riusciti, ci sentiamo tutti molto meglio, e guardiamo al futuro con fiducia e speranza, sorridenti viaggiatori nella lunga, interminabile notte del grande e strano spazioazzurro.



MONSIEUR DUCON: Che peccato. Nutrivo molte speranze, in quel ragazzo.

MADAME LABEUVE: Non potevamo mica sapere che era pazzo.

MONSIEUR DUCON: Ha vissuto in un ambiente marcio. Il suo talento non lo ha salvato. La buona sorte è venuta troppo tardi, per lui.

MADAME LABEUVE: Fortuna che ha potuto invocare la follia, al processo.

MONSIEUR DUCON: Fortuna soprattutto che possiamo continuare lo spettacolo senza di lui.

Jean-Patrick Manchette, brano della sceneggiatura Mésaventures et décomposition de la compagnie de la danse de mort, scritta nel 1968 e mai girata.





Titoli di coda del film "Too Late Crocodile" con credits, ringraziamenti e buonanotte ai suonatori in una singola playlist youtube.






7 commenti:

  1. questa volta si caèisce tutto. (Co

    mento scritto con il portatile nel caffé=

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  2. Io non ho capito granché, ad esempio non vedo cosa c'entri la prima canzone in vecchio argot parigino della playlist. Ho verificato e si chiama "A nœud coulant", "A nodo scorsoio". Il cantautore ubriaco pare sia Céline, ma non è quella di "Titanic" e comunque e appunto, non vedo che cazzo c'entra.

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  3. «Mangiate i ricordi a digiuno/ insegna un illustre dottore», ché dopo sono indigesti. Col senno di Prodi. Mi vien quasi da piangere. Anzi piango e la colpa è della ninnananna coscine di pollo.

    Luke

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  4. "Fate la nanna coscine di pollo / la vostra mamma v'ha fatto l'occhiello." E sono anni che vorrei conoscerla tutta. E non sono neppure sicuro del secondo verso. Dici: "E vai su google!". No. Tuo padre Annakin secondo te può oscurarci?

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  5. Mio padre Anna chi? Il regista di Pippi Calzelunghe (http://it.wikipedia.org/wiki/Ken_Annakin)? [si vede ch'io vo subito su google]



    Luche.

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  6. No, hai googlato male, perché sei ancora un padawan e non conosci tuo padre, you son of Frankenstein. (Oh, rega', tutto 'sto ciclo gran cavolata è, ma 'mbazzì la scena della trasformazione me fa.)

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  7. Che poi a esse' onesti in quella saga anche la famosa sequenza del granchio cameriere è indimenticabile.

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