Il Gaffeur : Dust...
Dust : sìiiiii..
Il Gaffeur : stai dormendo?
Dust : sì
Il Gaffeur : va bene, così parliamo un po', poi quando ti svegli ti faccio la sintesi
Dust : ok, di che parliamo?
Il Gaffeur : beh, siamo appena all' inizio del primo discorso,...ancora non so, dobbiamo aspettare il 90° più il recupero
Dust : ti lancio una frase?
Il Gaffeur : sì, ma cross bassi,..ho mangiato pesante,...uno schema semplice, indicativo
Dust : niente congiuntivo
Il Gaffeur : niente condizionale
Dust : no ai domiciliari
Il Gaffeur : scontare tutto
Dust : cominciamo dai meloni
Il Gaffeur : costano un casino
Dust : per quello l' accordo si può trovare
Il Gaffeur : gli altri?... Batman, Jo, Scortichini?
Dust : lavorano
Il Gaffeur : cazzo!...non dovevamo permetterlo....bisogna fare qualcosa
Dust : una missione
Il Gaffeur : sì, una "no-work keeping"
Dust : e le regole di disingaggio?
Il Gaffeur : ci pensa Frattini,...deve avere già qualcosa dietro la testa
Dust : mi sembra ok,...si può fare
Il Gaffeur : ma anche
Dust : ok, d' accordo...
Il Gaffeur : va bene, quando ti svegli, ti racconto tutto
Dust : sì, ma i punti essenziali,...una sintesi velocissima
Il Gaffeur : sarò la tua tav,...tranquillo
Dust : bene,..tra un po' dovrei svegliarmi
Il Gaffeur : quando sei alla fine del Rem, svolta a destra
Dust : così fan tutti
Per la prima parte del dialogo:
RispondiElimina— Wake up, Tom.
— I am awake.
— Your eyes are shut.
— Who you gonna believe?
Tad (Olek Krupa) e Tom Reagan (Gabriel Byrne) in Crocevia della morte (Miller’s Crossing, 1990) di Joel e Ethan Coen.
Per la parte centrale:
Juste une image, anzi: une image juste.
http://passurlalune.net/wp-content/uploads/2006/11/ne_travaillez_jamais490p.jpg
E il commento dell'autore (Guy Debord):
“Nel 1953, a Parigi, su un muro annerito dagli anni in rue de Seine, avevo scritto, di mio pugno e col gessetto, il temibile slogan Non lavorate — mai. Sulle prime, credevano fosse uno scherzo (infatti, quel passante che ha salvato il documento a beneficio della storia aveva pensato di fotografare la scritta per destinarla a una serie di cartoline di carattere umoristico)”.
Per le ultime due battute e per i vostri dialoghi tra facce da poker:
La storia di due fratelli: avrebbero potuto chiamarsi abat-jour, ma si chiamavano Lumière, e avevano quasi lo stessa faccia. Da allora ci sono sempre due bobine per fare cinema: una che si riempie, e una che si svuota. Guarda caso, in video, la bobina di sinistra è stata chiamata il servo, e quella di destra il padrone.
Jean-Luc Godard, Histoire(s) du cinéma, 1b — Une histoire seule (1989). In francese, “bobine” indica la bobina cinematografica, ma è anche termine argotico per “volto”: “faccia”, appunto.
Sten, sei fantastico! Scusa, hai una sigaretta? Non mi va di uscire e devo riscrivere la scena dell' addio. Quale addio?
RispondiEliminate le compro io, tanto devo uscire a comperare il cibo per il gatto
RispondiEliminaesco. aaaaadddddiiiiiooooo
Ah, ti sei svegliato.
RispondiEliminano, parlo nel sonno
RispondiEliminaA che minuto del secondo tempo? A fine sonno magari facciamo lo scambio di maglia.
RispondiEliminacome ! quando fuori piove ?
RispondiEliminami tocca di svegliarmi da solo, ché se sto a aspettare il bacio della Principessa Azzurra mi mummizzo alla Padre Pio
ma che, state tutti magnando ?
e che magnate ?
Spaghetti all'amatriciana. Te va bene?
RispondiEliminaAlt
P.S.: Gaff, non sono Sten, sono Chic Sciccolini IV (almeno così mi chiama in questi giorni il professor Canosa, esperto di cinema delle origini e di supereroi Marvel, piacerebbe a Batman). E se vuoi ti passo un'ms rossa.
P.P.S.S.: Oh, Dust! Hai vist'er gabbiano? Caro gabbiano... Caro gabbiano...
Chic, tardi per la cicca : "ho smesso di fumare. Vivrò una settimana in più e in quella settimana pioverà a dirotto"
RispondiEliminaGaff, mi è toccato cercare su google, questa non la sapevo. Forse perché non l'ha detta in nessun film. Ti potresti scaricare "A notre santé" di Bénabar.
RispondiEliminaAlt
Alt, il professor Canosa fa legna in un altro bosco: Batman è della D.C. e non certo quella di pizza e fichi rotondi
RispondiEliminaSi intende di D.C. e anche di B.C. (Johnny Hart). Curls è il nostro mito. Cito a memoria: "Ti presento Curls, maestro del sarcasmo. Curls, di' qualcosa di sarcastico." "Piacere di conoscerti."
RispondiEliminaAlt
P.S.: Domani, tempo ed energia permettendo, ti chiedo qualcosa sul Ragno (non Spiderman).
Ok, spero che il chiarimento non riguardi l'indegna battuta sull'uranio, altrimenti più che un chiarimento sarebbe una resa dei conti
RispondiEliminaAlt: lo vedo, il gabbiano, non sono mica cechov
RispondiEliminaDust, sì, ho capito, ma non urlare: non sono mica Sordi in Robin Oil contro lo sceicco bianco.
RispondiEliminaBruce Wayne: quando salì a Roma per studiare filosofia, mio padre calabrese voleva a tutti i costi visitare U Pim, che veniva descritto come un vero e proprio Bengodi. E per non mostrarsi terrone, chiedeva a tutti: "Scusi, dov'è il Pim?".
Tornando a u stagn' (o a u piomb', come ti pare), la domanda riguardava una pagina del Petit bleu de la côte Ouest di Jean-Patrick Manchette (se non l'avete letto, beati voi: è uno dei migliori romanzi francesi del secondo Novecento), dove si legge che non bisogna confondere Spiderman, l'homme-araignée, con l'Araignée, "dont les aventures paraissent dans Strange". Ma dopo wikiverifica, pare che sbagli Manchette: stessa tela, stesso ragno.
Alt
Quella di U Pim-Pim è notevole. (A)Igor : lupululà-ululà
RispondiEliminaLetto in italiano ("Piccolo blues" - Einaudi). Come praticamente tutto quello che ho letto di Manchette andrebbe insegnato nelle scuole e fatto leggere obbligatoriamente a decine di bloggers. In qualche caso inciso con una specie di erpice sulla schiena
RispondiEliminaGaff, come al solito sei out of time. Lo Zeitgeist si è già incaricato di ridoppiare la battuta di Aigor in "Eja Eja ululì".
RispondiEliminaDust, non batti un colpo, sai anche che Fatale lo ha tradotto Gughi, ma quello che forse non sai è che John Patrick Headline fu anche (per meno di due anni) il più grande critico cinematografico francese. Tenne una rubrica su "Charlie Hebdo", dove parlava dell'attualità cinematografica con gusto infallibile, precisione nei dettagli, stile sublime. Nell'ultimo intervento sfanculò l'intera categoria dei critici cinematigrafici (sì, proprio i CC): non aveva visto nessuno dei film recensiti. Per anni pensai fosse una battuta. Era vero. Il nostro in quegli anni era affetto da una forma radicale di agorafobia (un giorno, dopo molti anni, riuscì a uscire di casa per andare a comprare il giornale all'edicola, dall'altra parte della strada: i suoi amici si ricordano ancora dell'evento), e non avendo gachet a disposizione i film glieli raccontava quel pischelletto di suo figlio:
Disney ha capito che la rappresentazione della realtà consiste nel far subire all’apparenza deformazioni spaventose. È esilarante vedere con che cura l’impresa Disney ricostituisce iperrealisticamente forma e movimento di una goccia d’acqua, in una storia il cui eroe è un topo in mutande che possiede un cane. Che lo scopo di Disney sia sempre stato traumatizzare i marmocchi per far loro accettare la realtà non ha importanza. La realtà, ad ogni modo, i marmocchi la conoscono: essa li schiaccia. Ma diventare un topo che possiede un cane e gira in mutande, ecco quel che Disney ci proponeva come valido obiettivo, e che ora vogliamo realizzare, e che nessun film miserabilista ci farà più dimenticare.
Jean-Patrick Manchette a proposito di Buon compleanno Topolino, in Les yeux de la momie.
Errata scorrige: "Dust, non batti un colpo" è divertente; ma in realtà volevo scrivere "Dust, non sbagli un colpo".
RispondiEliminaAlt (oggi un po' Nivasio Dolcemare)
Sten, mi hai preso per Denzel Washington? Sono più pallidino.
RispondiEliminaandava bene uguale
RispondiEliminaÈ per quello che Eva Mendes non ti si fila.
RispondiEliminaE comunque no, ti ho preso per Napoleon Wilson:
— The very least of our problems is that we're out of time.
— It's an old story with me. I was born out of time.
Leigh (Laurie Zimmer) e Napoleon Wilson (Darwin Joston). Lei è un agente di polizia, lui un pluricriminale condannato a morte. Asserragliati in un commissariato abbandonato, senza luce né telefono. Fuori, nascosta nella notte, un’orda di dementi assetati di sangue. Amore fuori tempo massimo in Distretto 13 — Le brigate della morte (Assault on Precinct 13, 1976) di John Carpenter.
ATTENTI, D.E.I.: Il primo di voi che si permette di parlar male di Distretto 13, esco il mitra e tolgo il silenziatore.
Alt