mercoledì 19 novembre 2008

Aiuto, mi si è allargato il mutuo!

" Le cose cambiano", diceva Mamet. Se poi pensiamo al " coraggio, il meglio è passato" di Flaiano, abbiamo un quadro completo della direzione con cui vanno le cose della vita. Dal generale al particolare, cioè dalla vita al mutuo, che poi cosa tanto particolare non è, considerato che ogni proprietario di case ha il suo mutuo. Dunque, fino a poco tempo fa il mondo economico viveva nell' incubo della stagflazione, una brutta parola un po' brucellosa che significa stagnazione ed inflazione insieme. L' inflazione era provocata dai livelli siderali raggiunti dalle materie prime, in primis il petrolio a 150 dollari il barile. In questa situazione, malgrado la recessione alle porte, il costo del denaro in Europa era molto alto e ciò grazie ad una miope BCE che sembrava non capire che non di inflazione da domanda ma da costi delle materie prime si trattava. A sua volta la crisi dei subprime innescava la spirale della scarsa liquidità delle banche e ciò portava a livelli estremamente elevati gli euribor, i tassi che determinano l' importo delle rate dei mutui a tasso variabile. Di qui grosse sofferenze per i mutuatari che stipularono contratti per mutui di questo tipo. Coseguenti discussioni ed interventi del Governo con inviti alle banche, inviti più o meno cogenti, a favorire la trasformazione di un mutuo a tasso variabile in un mutuo a tasso fisso. Inviti anche a chi doveva ancora sottoscrivere un mutuo di considerare bene il fattore rischio, ed infatti c'è stato uno spostamento delle preferenze verso i mutui a tasso fisso. Una scelta oculata? Non è detto. Lo scenario economico che si sta profilando è quello della deflazione, e non più della stagflazione. La deflazione significa diminuzione dei prezzi, diminuzione del valore di ogni bene. Una diminuzione dei prezzi sembrerebbe una cosa positiva a prima vista. Non è proprio così ed uscire dalla deflazione è  più arduo che contenere l' inflazione. Il meccanismo che regola la deflazione è il seguente : i soldi, quei pochi che ci sono, non vengono spesi perché non conviene spendere oggi quello che domani costa meno. Le imprese non investono perché manca la domanda. Insomma, sulla deflazione ci sarebbe tanto, troppo da dire, ma fermiamoci ai mutui. Con la deflazione scende il costo del denaro, i tassi tendono verso livelli minimi ed anche l' euribor dovrà scendere. Quindi, se i tassi hanno la tendenza a scendere, ecco che converrebbe il tasso variabile per i mutui. Il concetto, infatti, è che nella deflazione chi ha un debito di importo monetario fisso paga di più in termini reali col passare del tempo. Ma, obietterà giustamente qualcuno, posso scegliere un mutuo a tasso variabile oggi se la durata del mutuo è ventennale? Se il vento cambia, se c'è la ripresa ed i tassi risalgono? L' obiezione è giusta, ma ricordo che è da venti anni che in Giappone i tassi sono prossimi allo zero per il prolugarsi del fenomeno deflazionistico. Tutto ciò non è un invito a contrarre mutui a tasso variabile, ma solo un invito a diffidare di semplicistiche soluzioni dei problemi offerte come fossero Vangelo. Le cose cambiano, ed anche i mutui. 


4 commenti:

  1. la domanda che mi farei io è: posso sostenere un mutuo a tasso variabile con un reddito fisso?

    (me pare che sei grandicello anche tu... ti ricordi i mutui in ecu?)

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  2. Con la deflazione un debito di importo nominale fisso diventa nel tempo un debito di importo reale maggiore. I mutui in ecu li ricordo benissimo, ma lì l' errore macroscopico fu di farsi allettare dai minori tassi in ecu e non considerare la possibile svalutazione della lira. Che fu catastrofica.

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  3. E a me cosa consigli? Lutti a cassa variabile? La situazione comunque mi sembra assai grave, nel senso inglese del termine.

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  4. "Grave" anche nel significato italiano. Può darsi che questa crisi stimoli ad un modello di sviluppo che non si basi unicamente sui "consumi", soprattutto quelli attuali. Ci credo poco.

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