Il tg1 di stasera chiede a varie "personalità" di votare il loro libro preferito del 2008.
Paolo Mieli: "L'università truccata" di Roberto Perotti.
Alberto Arbasino: "La folie Baudelaire" di Roberto Calasso.
Alessandro Baricco: "2666" di Roberto Bolaño.
Ferruccio De Bortoli: "Un cappello pieno di ciliege" di Oriana Fallaci.
Vittorio Feltri: "I sinistrati" di Edmondo Berselli.
Roberto Saviano: "Il paese delle spose infelici" di Mario Desiati.
Baricco sarà pure uno scrittore mediocre. Ma ha buon gusto (sempre pensato). Hai detto niente.
P.S.: Pregasi evitare, negli eventuali commenti, considerazioni demenzial-chic tipo "Saviano deve ringraziare la camorra perché sennò col piffero che il suo libro diventava un best seller" o "Non mi piace Saviano perché ha detto che vive per la boxe". Non per altro. È solo che non mi piacciono, ecco.
La camorra deve ringraziare Saviano sennò col cazzo che lo Stato si accorgeva della sua esistenza (sua della camorra, ma anche dello Stato).
RispondiEliminaMerita una riflessione la scelta di Paolo Mieli.
RispondiEliminaNon che prima lo stimassi, a Paolo Mieli: dopo che l'ho visto da S. Toro che blaterava di una fantomatica complessità che avrebbe in qualche modo giustificato i rapporti tra Andreotti e la Mafia.
Ma il libro di Perotti (una r sola, cazzeggi la borra). Il libro di Perotti è un esempio di quello che uno scienziato non dovrebbe mai fare.
Ossia: procedere per esempi che riguardano un sottosistema (le facoltà di economia) ed estenderne le conclusioni a tutto il sistema (l'Università).
Stesso discorso per le sparate di Giavazzi.
Ora fatevi avanti: lo so che voi GOD, cervelli di terza o quarta classe, siete tutti degli economisti e non sapete nulla né di Thomas né di Bernhard.
Borretto (grazie asswolf: sui post almeno we can). Ma il titolo nun l'ho mica capito: "Rubrica", e va bé. Maddeché?
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