venerdì 28 novembre 2008

La festa dei cretini

Per la rubrica "Gente più brava di noi", oggi un grande classico del Natale



Rincasando, un giorno del dicembre scorso, la portinaia si sporse dall'uscio della portineria e mi disse sarcastica: "E' Natale, è Natale, è la festa dei bambini, è un emporio generale di trastulli e zuccherini!"

"Ecco" mi dissi " Margherita deve aver cominciato a insegnare la poesia di Natale ai bambini".

Arrivato davanti alla porta di casa mia, sentii appunto la voce di Margherita: "E' Natale, è Natale, è la festa dei bambini"...

"E' la festa dei cretini" rispose calma la Pasionaria. Poi sentii urla miste e mi spicciai a suonare il campanello.

Sei giorni dopo, il salumaio mi disse: "Strano, una bambina così sveglia che non riesce ad imparare una poesia così semplice. La sanno tutti, ormai, nella casa, meno che lei".

"In fondo non ha torto se non la vuole imparare" osservò gravemente il lattaio sopravvenendo "E' una poesia piuttosto leggerina. E' di gran lunga migliore quella del maschietto: O angeli del cielo, che in questa notte santa stendete d'oro un velo, sulla natura in festa...".

"Non è così" lo interruppe il garzone del fruttivendolo "O angeli del cielo, che in questa notte santa, stendete d'oro un velo sul popolo che canta...".

Nacque una discussione nella quale si intromise anche il carbonaio, e io mi allontanai. Arrivato alla prima rampa di scale, sentii l'urlo di Margherita: " ...che nelle notti sante stendete d'oro un velo sul popolo festante...".



Due giorni prima della vigilia, venne alla nostra porta un uomo di età media molto dignitoso: "Abito nell'appartamento accanto" spiegò "Ho un sistema nervoso molto sensibile, mi comprenda. Sono tre settimane che sento urlare dalla mattina alla sera: E' Natale è Natale, è la festa dei bambini, è un emporio generale, di trastulli e zuccherini. Si vede che è un tipo di poesia non adatto alla bambina, e per questo non riesce ad impararla. Ma ciò è secondario: il fatto è che io non resisto più. Ho bisogno che lei mi dica anche le altre strofe. Io mi trovo nella condizione di un assetato, che da quindici giorni, per cento volte al giorno, sente appressarsi alla bocca un bicchiere colmo d'acqua. Quando sta per tuffarvi le labbra, ecco che il bicchiere si allontana. Se c'è da pagare, prego. Ma mi aiuti."

Trovai il foglio sulla scrivania della Pasionaria. Il signore si gettò avidamente sul foglio: poi copiò le altre quattro quartine e se ne andò via.

"Lei mi salva la vita" disse sorridendo.

La sera della vigilia, passai dal fornaio e il brav’uomo sospirò: "E' un pasticcio. Siamo ancora all'emporio generale. La bambina non riesce a impararla quella benedetta poesia. Non so come se la caverà stasera."

La sera, Margherita era triste e sconsolata. Ci ponemmo a tavola. Poi venne il momento solenne.

"Credo che Albertino debba dirti qualcosa" comunicò.

Albertino non fece neanche in tempo a cominciare i convenevoli: la Pasionaria era già in piedi sulla sedia e aveva attaccato decisa: "O angeli del cielo, che in queste notti sante, stendete d'oro un velo, sul popolo festante...".

Attaccò decisa, proditoriamente, biecamente, vilmente e recitò tutta d'un fiato la poesia di Albertino.

"E' la mia poesia!!" singhiozzò l'infelice che corse a rifugiarsi in camera da letto.

Margherita si protese sulla tavola verso la Pasionaria e la guardò negli occhi: "Caina!" urlò.

Ma la Pasionaria non si scompose e sostenne quello sguardo. E aveva solo quattro anni, ma in lei c'erano Lucrezia Borgia, la madre dei Gracchi, Mata Hari, George Sand, la Dubarry, il ratto delle Sabine e le sorelle Karamaffon.

Rientrò Albertino, fece un inchino e declamò pieno di orgoglio tutta la poesia che avrebbe dovuto imparare la Pasionaria.

Margherita allora si mise a piangere e disse che quei due bambini erano la sua consolazione.

La mattina dopo, un sacco di gente venne a felicitarsi, e tutti assicurarono che colpi di scena così, non ne avevano mai visti neanche nei più celebri romanzi gialli.



Giovanni Guareschi - "Lo Zibaldino"

via ominodimagritte

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