martedì 11 novembre 2008

Caccia al fannullone, ovvero la fine della civiltà

Clochard arso vivo a Rimini

Gli hanno versato addosso una tanica di benzina mentre dormiva su una panchina. L'uomo, la cui identità non è stata accertata, è gravissimo. Caccia agli ignoti aggressori.

(fonte: lastampa.it)












L'alcool è onnipresente nella sua opera. Il suo primo film, La caduta delle foglie, si svolge addirittura in un'industria vinicola. Il vino e l'alcool accomunano i personaggi dei suoi film. È per questo che sembra così affezionato ai personaggi di barboni?



In quel caso l'alcool diventa il segno di una certa libertà, di una certa indipendenza, di un certo tipo, se preferisce, di delinquenza. Colui che beve è assai difficile da dirigere. Vede, noi georgiani siamo assolutamente sicuri che il vino sia una nostra invenzione. È il segreto che è venuto a cercare in Colchide Giasone con gli Argonauti. Siccome coltiviamo più di quattrocento tipi diversi d'uva, abbiamo una profondissima tradizione di rispetto nei confronti di chi beve. Lo scopo essenziale della nostra esistenza è sempre quello del piacere dell'ospitalità intorno alla tavola. Il mio pro-prozio era un personaggio famoso perché aspettava al varco un viandante, un cavaliere solitario, o addirittura un gruppo di cavalieri e, armato fino ai denti, li fermava per obbligarli a mettersi a tavola. Oggi l'atto di bere è considerato malissimo, perché ciò significa che la persona non svolge le proprie funzioni. Ma non svolgere le proprie funzioni significa appunto vivere. Dividere con qualcuno il vino, l'amicizia, i pensieri, le parole, scambiarsi ricordi, tenerezze, curare la persona che si sente male perché ha bevuto troppo, occuparsi di lui, capirlo, aiutarlo a fargli passare la sbornia mattutina… c'è tutto un rituale che accompagna questo processo apparentemente futile. È un atto, quello del bere, che non ha nulla a che vedere con la golosità, con la degustazione, ecc. Si tratta di bere seriamente, e molto. Quando il vino diventa l'accompagnamento di un piatto, per arricchire il palato, allora non me ne importa niente. Così, per mostrare che i miei personaggi sono buoni, li faccio bere. È il segno incontestabile della loro bontà. Tranne quando, come in Briganti, i personaggi che si odiano bevono insieme. In tal caso le cose finiranno male. Se la gente è maleducata, non potrà che bere male. Ma quando c'è fiducia tra le persone che si dividono una bottiglia, tutto andrà bene.



Il regista Otar Ioseliani, in un'intervista concessa a un godardo più di dieci anni fa.

3 commenti:

  1. Un godardo corrisponde a mille godioni?

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  2. o godoni?

    o gondoni?



    (comunque l'intervista deve essere molto bella)



    pex

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  3. Contro il nulla. Perché esiste ancora una umanità in cui riconoscersi. Ad esempio quella che davanti a un uomo arso vivo vuole ancora raccontare e ascoltare di viandanti e case che si aprono, di pensieri, ricordi condivisi con chi non ce la fa più a stare dentro il margine, del bisogno di vivere nella mitezza a costodi farlo accanto ai cassonetti della nostra monnezza.



    mentina

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