Servite ben caldo,
dopo aver cotto per un quarto d'ora i sottaceti, i capperi e le olive
che avrete acquistato al supermercato
e che prima sono stati lavorati da un portafoglio di azende alimentari
che li avranno acquistati da coltivatori
che li avevano come da contratto coltivati
prima di coglierli o raccoglierli o comunque deviarne il naturale processo di nascita, sviluppo e decadimento.
Intanto però non eravate rimasti con le mani in mano:
avevate girato di tanto in tanto
ciò che per mezz'ora è stato lì a cuocere a fuoco basso
previa bagnatura in vino bianco
e che, ancora prima, faceste rosolare nell'olio insieme ad erbe aromatiche ed aglio, ingredienti il cui passato è affine a quello dei succitati capperi ecc..
Ciò che avete cotto sono i pezzi
(che lavaste, non scordiamolo)
di un coniglio,
la cui fine naturale - ci auguriamo precedente all'indesiderato strip tease - è stata anticipata forse da un impersonale carnefice in un allevamento, forse da un singolo contadino con un ben assestato colpo di taglio.
E, andando indietro, risalendo per progressione inversa tra le legioni dei suoi predecessori, dovrete ad un certo punto decidere.
Se fotografarne una coppia saltellare dentro l'Arca
e ancora prima, agli inizi del tempo, immaginare il Primo Coniglio materializzarsi nel cilindro del Mago Supremo, là nel giardino dell'Eden.
Oppure, respingendo teo/rizzazioni paliniane, aguzzare lo scettico sguardo
fino a scorgere le lunghe, fradice orecchie emergere, segno gastrologico di un destino,
dal brodo primordiale.
scusate, santità... ve vorei rammenta' Elil-Hrair-Ra (elarairà, per i più piccini fra i vecchi)
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