giovedì 11 settembre 2008

Lezioni di cinema vissuto

Lezione n° 2: Come dimostrare qualcosa senza fare un film a tesi.



The best things in life are free

But you can keep 'em for the birds and bees

Now give me money, (that's what I want) that's what I want.







Scene come questa in Gomorra di Garrone non ci sono. È per questo che preferisco Casinò.

P.S.: (E a volte anche Dean Martin risolve.)

12 commenti:

  1. Scorsese è un maestro, indubbiamente. E questa scena è un capolavoro. Ma le materie sono totalmente diverse.

    La Camorra è il deserto. Di tutto. Non a caso il colore predominante nel film è il giallo sabbia: la sabbia della cava, quella grigia della spiaggia, quella rugginosa del cemento smangiucchiato delle "Vele". Non si era mai vista una "Napoli" meno "naturalistica" di così, e dunque più vera. Qui non c'è più posto per Scorsese perché non c'è rimasto niente: nel libro questo si capisce bene: i boss sono già una parodia della parodia dei loro doppi cinematografici: è l'aufhebung del boss che esce da sé, s'incarna nella sua proiezione filmica (Scarface) e ritorna in sé come sintesi nella sua parodia (Soprano). Si è esaurito il livello rappresentativo; non c'è più il Casinò, non c'è più il sogno, il banco ha già vinto mille volte: il Game è Over da un pezzo.

    L'unica cosa che puoi fare è prenderti una camera a mano e appiccicarti sul groppone dei tuoi personaggi. Non è detto che tu ci riesca, ovviamente.

    Ma il "distributore di pensioni", Don Ciro, vale un trattato di economia politica e uno di sociologia dello sviluppo messi insieme. E che faccia che c'ha. A me mi sono piaciute molto quelle scene: niente tesi ma tanta ciccia visiva dove si lasciano parlare le immagini. E secondo me sono molto eloquenti.

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  2. Garrone prende la camera a mano e si appiccica sul groppone dei suoi personaggi. Un'accademia vale l'altra, certo. E a lui riesce pure. Ma per farne che, poi?

    Comunque tutti quegli spazi di cui parli sono la cosa migliore del film: che a scanso d'equivoci non è malaccio, solo un po' troppo inconcludente. Ci aggiungo la scena col vecchio agonizzante che rantola: "euro… euro…".

    P.S.: Insomma, mi piaceva di più "L'imbalsamatore".

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  3. Minchia, Arku, scrivi una sceneggiatura sul tema "Hegel vs i Casalesi - Aufhebungen casertane"



    Godrei.



    kk

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  4. "Tre camion = 2000 litri di benzina. Ci durerà per un bel po', giusto il tempo di annichilire i Giovani Hegeliani. Sebbene un Hegel non valga manco un quarto di litro di super."

    Jean-Bernand Pouy, Spinoza encule Hegel

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  5. Ci aggiungo questo, molto zombi chic (e me lo fossi ricordato in tempo, sarebbe stato filed under "obituaries").



    In mezzo alla strada, un grande divano rosso mi fece pensare a Cyd Charisse; è bastato ricordarmi del suo nome per farmi dubitare della perennità delle cose e degli esseri, l’antica star essendo, ora, ridotta allo stato di scheletro purulento, mentre i suoi stinchi leggendari vengono rosicchiati da vermiciattoli mitofagi. In una piazza, un albero in fiamme, solitario, desolante Magritte.

    Jean-Bernard Pouy, Spinoza encule Hegel (“Folio” Gallimard), p. 78.



    E ci risiamo coll'off topic, Bogenschué.

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  6. e chi è 'sto Pouy ?

    uno che guardando la Charisse dei bei tempi pensa a un divano è quasi banale, uno che guardando un divano pensa alla Charisse in decomposizione non può che essere l'ennesimo intellettuale francese segaiolo

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  7. Senti Dust, dato che Bogenschué non risponde lo faccio io per lui. Pouy è un tipo che comincia i suoi romanzi con frasi così:



    Mia madre è morta e l’aragosta è eccellente.

    Jean-Bernard Pouy, Le Cinéma de papa (“Folio” Gallimard 1989, p. 11).



    Te va bene, Portnoy bolognese?

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  8. Bramo Spinoza encule Hegel. L'ho sempre sostenuto, al punto da chiamare Spino il mio gatto rosa. Che peraltro si rivelo' una gatta. E' gia' stato tradotto in italiano? In caso negativo, mi candido.

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  9. ah sono sempre kk, quello kon il nome del kazzo

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  10. e la mia candidatura a traduttore e' faute de mieux (ca va sans ecrire)



    kk

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  11. Peccato (o per fortuna) è già tradotto:



    http://www.libreriauniversitaria.it/spinoza-incula-hegel-romanzo-nero/libro/9788876150784



    Con un sottotitolo demente (che in genere è farina del sacco degli editor brava gente...)

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  12. Sì, ma le traduzioni qui proposte sono nostre, Bogenschué, e che gli editor si fottano.



    Poi Stakhanov For Ever soccombette in un istante al nostro attacco degno della presa della roccaforte nei Vichinghi, con Kirk Douglas, un vecchio triacetato 35 mm. Il cinema, quella vecchia bestiaccia, solo il gran merdaio è riuscito a farlo secco.

    Jean-Bernard Pouy, Spinoza encule Hegel (“Folio” Gallimard), p. 75.

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